La chiesa dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio diventa Santuario diocesano "Maria Madre della Provvidenza"

Domenica 22 dicembre 2024, l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio (OPSA) ha vissuto un momento storico: la chiesa al centro del complesso è stata elevata a Santuario diocesano con il titolo «Maria Madre della Provvidenza». La solenne celebrazione, presieduta dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha visto la partecipazione di ospiti, volontari, operatori e numerosi fedeli. Questo gesto rappresenta «un segno di attenzione verso le persone fragili e vulnerabili» e un’apertura concreta al territorio, come sottolineato nel decreto vescovile.

La chiesa dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio diventa Santuario diocesano "Maria Madre della Provvidenza"

Nell’omelia, mons. Claudio Cipolla ha spiegato perché questa chiesa sia ora un santuario. «Il motivo principale è che qui sono custoditi, onorati, celebrati e vissuti i sacramenti», ha affermato il vescovo. Tra questi sacramenti ha voluto evidenziare tre dimensioni fondamentali: quello dei fragili, quello dell’umanità e quello della storia.

«Innanzitutto il sacramento dei fragili, dei deboli, degli Anawin», ha detto il vescovo, ricordando come la Scrittura e il magistero della Chiesa attestino che i poveri e i piccoli sono sacramento dell’incontro con il Signore. Citando Papa Francesco, mons. Cipolla ha aggiunto: «I credenti, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi: i poveri sono sacramento di Cristo, rappresentano la sua persona e rinviano a Lui». Questo santuario, ha continuato, si caratterizza proprio per la presenza di coloro che sono fragili: «Forse non si tratta di povertà economica, ma di condizione fisica, psichica, relazionale, intellettuale».

Il secondo sacramento che il vescovo ha voluto sottolineare è quello dell’umanità. «Quell’umanità che è impasto di sentimenti, sguardi, parole e gesti. Il sacramento ha una materia composta di tempo, spazio e corpo, ha un volto: quello della persona umana». Mons. Cipolla ha collegato questa riflessione al mistero del Natale: «Gesù si è rivestito di questa nostra umanità, il Figlio di Dio ha assunto questa forma umana. La nostra carne e la nostra storia sono abitate da Dio, parlano di Dio; più siamo umani, più ci avviciniamo al divino».

Infine, il vescovo ha parlato del sacramento della storia, ricordando i 70 anni di vita dell’Opera. «Sono stati anni di fedeltà, di carità, di amore: quanto amore e fiducia gli ospiti hanno donato agli operatori, ai volontari, alle tante suore, alle famiglie. Sì, soprattutto gli ospiti hanno dispensato amore con i loro sorrisi, con le loro domande, con le loro reazioni istintive. Ci siamo sentiti amati, noi che volevamo essere generosi!».

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Un luogo di fede e di grazia

La celebrazione ha messo in luce il ruolo centrale di questa chiesa come spazio di preghiera e di Eucaristia. «Qui in questa chiesa si celebra l’Eucaristia, come in altre cappelle, visto che qui risiedono oltre trenta presbiteri della nostra diocesi, di altre diocesi sorelle, di alcune Congregazioni religiose», ha spiegato il vescovo. Ha inoltre sottolineato l’importanza di tempi dedicati alla preghiera e alla celebrazione, che permettono di riconoscere nella fragilità e nella vulnerabilità «non la privazione di un bene, ma la diversità e ricchezza umana dell’amore e la preziosità della vita».

L’elevazione a santuario è stata descritta come un riconoscimento della grazia che questo luogo custodisce e offre a tutta la diocesi: «In questo luogo viene custodita la fede con opere visibili, con azioni e soprattutto con fatti: è un santuario! Qui i nostri cuori possono rinvigorirsi e trovare motivazioni per vivere e per vivere nella gioia».

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Una testimonianza di misericordia e speranza

Riflettendo sul significato del titolo «Maria Madre della Provvidenza», mons. Cipolla ha evidenziato come Maria rappresenti la cura e l’amore di Dio per ogni persona. «In particolare questo santuario ci rimanda al “provvedere” del Signore, come fa per gli uccelli del cielo e i pesci del mare, per la vita di tutti i suoi figli e di tutte le sue creature», ha detto il vescovo. Questo provvedere divino si manifesta, in modo speciale, nei confronti dei più fragili: «Il Padre di Gesù e di tutti noi, dove vede il dolore, convoglia il suo amore».

In conclusione, mons. Cipolla ha dedicato il santuario a Maria, affidando a lei tutte le persone che lo frequentano: «A Maria, Madre della Provvidenza, dedichiamo per sempre questo spazio di Grazia e per sempre la invocheremo riconoscendola Madre a cui rivolgere la nostra fiduciosa e filiale supplica».

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Una storia di grazia e dedizione

Don Roberto Ravazzolo, direttore generale dell’OPSA, ha espresso gratitudine per questa elevazione a Santuario, sottolineando come essa confermi «la vocazione dell’OPSA al servizio del benessere integrale e della dignità della persona». Ha ricordato la visione profetica di mons. Bortignon, che nel 1955 diede avvio a questa straordinaria opera, ispirato dalla fiducia che «nulla è impossibile a Dio».

Don Ravazzolo ha anche ricordato il valore del Santuario come luogo di speranza e ricarica interiore, un’oasi per chi cerca conforto e forza per affrontare la vita.

Don Ravazzolo ha invocato la benedizione di Maria, affinché continui a vegliare su questa casa e su tutti coloro che ne fanno parte: «Che Maria Madre della Provvidenza possa continuare a benedire questa Casa, la nostra Diocesi e tutta la Chiesa».

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