Giovani e azzardo: il problema c’è da anni. Numeri spaventosi, ma se ne parla solo perché ora tocca il calcio
Quelli di cui sono pieni giornali, telegiornali e social sono anzitutto drammi umani e familiari. Che ragazzi di venti, ventidue anni ammettano la loro dipendenza d’azzardo, si autodenuncino alla Federazione in quanto calciatori, è un fenomeno che interessa l’intero sistema Paese.
Spazziamo subito il campo: chi dice che per scommettere 800 mila euro (questa sarebbe la cifra che si è “giocato” Nicolò Fagioli della Juve) bisogna averli e che nel calcio girano troppi soldi, centra solo una parte del problema. Il calcio spettacolo è oramai da troppo tempo un business fuori controllo pronto a tutto pur di mantenere l’enorme giro d’affari di cui tutti sono ostaggi: calciatori, allenatori, addetti ai lavori di varia foggia e soprattutto i tifosi che si sottopongono alla tirannia dei “diritti tv” pronti a sborsare decine di euro ogni mese, abbonandosi non a uno, ma a due o tre piattaforme per seguire la propria squadra, e poi magari anche le concorrenti, in campionato, in Europa, sei giorni su sette… Fagioli, Tonali, Zaniolo, Zalewski sono i primi nomi usciti di un filone di inchiesta che o si allargherà a dismisura o verrà insabbiato (in nome dei denari di cui sopra). Online girano elenchi con decine di nomi, si fa riferimento chiaro alle mafie, la stessa Gazzetta dello sport rilegge oggi certi episodi di pedinamento e minacce nei confronti dell’ex romanista Zaniolo non più come conseguenze di fatti di campo, ma come regolamenti di conti legati alle scommesse. L’eco mediatica deflagra per la notorietà dei soggetti coinvolti, ma in questi anni molti hanno taciuto sul fenomeno “azzardo” tra i giovani in Italia. A gennaio 2023 è stato pubblicato il rapporto dell’Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), uno studio condotto nel 2021 sulla popolazione studentesca italiana. Che cosa emerge? Che circa la metà degli studenti ha affermato di aver “giocato” almeno una volta in vita e il 42 per cento nel corso dell’anno. I giochi più diffusi sono Gratta&Vinci e scommesse sportive (guarda caso...). Poco meno del 10 per cento ha giocato online nell’ultimo anno e il 17 per cento e il 12 per cento degli studenti ha speso soldi per giocare rispettivamente presso luoghi fisici e online nel corso dell’ultimo mese. Quasi l’11 per cento ha un profilo di gioco a rischio e il 6 per cento problematico. Un mese fa è stato presentato alla Camera anche “Il libro nero dell’azzardo” redatto da Federconsumatori e Cgil: il “gioco” online nel 2022 ha superato quota 73 miliardi di euro, il triplo della manovra che il Governo Meloni ha licenziato lunedì scorso. La crescita dell’azzardo è vorticosa e in più – si legge – «comincia a essere evidente che una serie di videogiochi, considerati innocui, predispongono all’azzardo fin dall’infanzia. È il caso di quei giochi che simulano vincite o che richiedono acquisti in app per continuare a giocare». Delle squalifiche in arrivo per i calciatori non ci interessa molto, sottolineiamo invece un fatto importante: almeno due di loro hanno ammesso il problema e ora si stanno facendo aiutare. Abbiamo bisogno di percorsi virtuosi per tutti i ragazzi finiti nelle spire dell’azzardo, non solo per le star del pallone. È una distorsione culturale, che purtroppo lo Stato italiano cavalca da decenni, leccandosi i baffi per i lauti introiti dalla tassazione a cui le vincite sono sottoposte, ignorando lo spettro dei drammi umani e familiari che si agita dietro a questi denari. Infine una nota sul sistema mediatico italiano: illustri colleghi si scagliano contro la Federazione Italiana Gioco Calcio perché pende dalle labbra di Corona, il quale coltiva il suo ego centellinando i nomi dei calciatori coinvolti avuti chissà come (la Rai lo pagherà 8-10 mila euro per un’ospitata sul tema). Ma davvero giornalisti specializzati che frequentano ogni giorno giocatori e società non sapevano nulla di un tale terremoto su cui la procura di Torino lavora da mesi? Peggio di non aver afferrato tale notizia, ci sarebbe solo il collateralismo con un sistema che, in fondo, dà da vivere a molti. Speriamo di sbagliarci.