Fatti

Le sanzioni economiche sono l'ultimo tentativo di fermare uno scontro militare. Devono essere efficaci per ridurre alla ragione Paesi che non rispettano confini o diritti. Devono essere più che mirate per non indebolire le popolazioni dei paesi colpiti, spesso già in difficoltà in regimi non democratici e con una spesa squilibrata verso le armi o a vantaggio delle oligarchie

“Ora siamo in guerra, si ragiona su altri tavoli rispetto a quelli della diplomazia. C’è la polvere da sparo che aleggia; bisogna che si depositi per vedere poi eventualmente da dove ricominciare. Ma sarà dura”. Così Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, commenta l’attacco militare che nella notte le forze russe hanno indirizzato su diverse città ucraine

Sono le 22 di mercoledì, a New York, quando al Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunito in seduta straordinaria per negoziare la pace in Ucraina, arriva la notizia dell’invasione. Il segretario generale, Antonio Guterres ha appena chiesto di “dare alla pace una chance”, quando in contemporanea il presidente russo Vladimir Putin annuncia “un’operazione militare in Donbass”, e questo mentre il suo ambasciatore, Vasily Nebenzya presiede la seduta e consulta freneticamente il cellulare a cercare conferma di quella che tutti gli altri stati membri al tavolo cominciano a chiamare “guerra”, “aggressione ingiustificata”, “attacco”

La preghiera a cui siamo chiamati all’inizio di questa Quaresima vuole essere un esorcismo, che almeno per un istante liberi i nostri politici dall’influsso di colui che “seduce tutta la terra” (Ap 12, 9) e li rimetta in contatto con la propria umanità, con quello che li rende fratelli l’uno dell’altro, e di tutti gli altri uomini. Preghiamo per questo risveglio, affinché un altro dei tre flagelli non si abbatta su un’umanità già stremata

Catherine Russel (Unicef): “Colpi di armi pesanti lungo la linea di contatto hanno già danneggiato infrastrutture idriche di base e scolastiche. Se i combattimenti non si fermeranno, decine di migliaia di famiglie potrebbero essere costrette a sfollare”. Save the Children: “Negli ultimi giorni almeno 100 mila persone, tra cui circa 40 mila bambini, sono state costrette ad abbandonare le proprie case nell'Ucraina orientale”