Chi parte e chi resta. Le vite sospese al confine tra Ucraina e Romania
A Siret un gruppo di volontari partiti da Bergamo due giorni fa aiuta i profughi. Secondo i dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati dal 24 febbraio, inizio dell’offensiva russa in Ucraina, sono 84.670 i profughi che hanno attraversato il confine con la Romania
C’è chi attraversa la frontiera in macchina, fermandosi, una volta al sicuro, per prendere la chorba, la zuppa calda offerta dai volontari. Chi arriva a piedi, come Alina, stringendo in una mano quella del fratellino, nell’altra quella del suo orsacchiotto giallo. Chi accetta un passaggio dai volontari che arrivano da tutta Europa per offrire accoglienza. Ilona, sua sorella di pochi mesi e la mamma, stanotte saranno finalmente in Italia. A portarle nel nostro paese sono un gruppo di volontari partiti da Bergamo due giorni fa per portare aiuti in Ucraina. Qui, a Siret, ultima città di frontiera tra Ucraina e Romania, hanno deciso di offrire una casa a chi vuole venire in Italia.
“Abbiamo tre appartamenti sfitti, così mi è venuta l’idea di accogliere i profughi in fuga. Prima di partire ho fatto qualche telefonata ai miei dipendenti e loro si sono subito prestati a venire con me. Siamo partiti con due pulmini - spiega Marco Sala, imprenditore che nel bergamasco gestisce un albergo -. Abbiamo già fatto salire in macchina otto persone, tra cui una famiglia che arriva da Kiev con tre bambini piccoli, ma in totale abbiamo disponibilità per 11 persone. Il nostro aiuto non si fermerà al passaggio per l’Italia, vogliamo offrire accoglienza per i prossimi mesi”. Mentre le temperature scendono sotto lo zero, Marco chiede agli operatori della Croce Rossa se i documenti delle persone che viaggeranno con lui sono a posto: si controllano i passaporti, il visto di uscita dall’Ucraina, poi ci si consulta sul tragitto più breve per arrivare a Bergamo.
Secondo i dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati dal 24 febbraio, inizio dell’offensiva russa in Ucraina, sono 84,670 i profughi che hanno attraversato il confine con la Romania. Quasi cinquemila ogni giorno. “Qui passa tanta gente, il flusso è costante, qualche giorno vediamo meno persone, altri di più. Ogni tanto c’è anche chi torna indietro, gli uomini per andare a combattere, le donne per non lasciare la casa, specialmente chi abita a qualche chilometro da questo confine, dove ancora non sono arrivati i bombardamenti - racconta Gregori Pacu, operatore della Croce Rossa con un passato in Italia -. Qui diamo tutto, l’accoglienza è totale, dal cibo al vitto e l’alloggio. Offriamo anche trasporti gratis, spesso sono cittadini volontari che lo fanno. Vengono qui spontaneamente e si offrono di portare le persone al sicuro”.
Poco dopo le barre rosse e bianche che segnano il confine sono allineate le tende per la prima accoglienza. Dentro ci sono brandine ,coperte, qualche stufetta. Fuori i cartelli in cui sono indicati i nomi dei paesi dove i rifugiati vorrebbe andare. Germania, Francia, Spagna, Turchia. La tenda arancione è riservata alle mamme con bambini, la numero 4 a chi aspetta un passaggio per l’Italia. Inna e suo figlio Ila sono arrivati stamattina da Ivano Frankivsk, dove si erano rifugiati per scappare da Kiev. Ma dopo gli ultimi bombardamenti hanno deciso di passare la frontiera con la Romania. Ora vorrebbero arrivare a Napoli, dove un amico di famiglia li può ospitare. Qualcuno, invece, resterà nelle tende aspettando di capire se può tornare a casa o in attesa di altri familiari in fuga.
Il via vai è continuo, arrivano tante donne con bambini anche neonati, anziani, pochissimi uomini. “Ci sono persone che arrivano anche con gravi problemi medici- aggiunge Grigore -. oggi ho mandato sette persone all’ospedale per fare la dialisi, una persona ha bisogno di un trapianto. I bambini sono tanti e quando arrivano sono tutti raffreddati e vanno curati perché non peggiorino col freddo che c’è”. Mentre parliamo una macchina accosta davanti alla tenda in cui Gregori presta servizio. Scende una donna con un bambino piccolo, chiede un po’ d’acqua e dei pannolini. Ripartirà subito, dice, per andare in Germania. Lontano dal suo paese, lontano dalle bombe che le hanno tormentato il sonno negli ultimi giorni.