Siria, 11 anni di conflitto. L’appello alle autorità internazionali per porre fine alla violenza
L’Unicef: “Sono 13 mila i bambini feriti o uccisi dall’inizio della guerra”. Save the Children: “6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria, 2,5 milioni non vanno a scuola”. Oxfam: “il 60% della popolazione soffre la fame e la crisi ucraina peggiora la situazione”
Come l’Ucraina, quella della Siria è una delle tante guerre che vede coinvolti oltre450 milioni di bambini in tutto il mondo. A ricordarlo sono le organizzazioni umanitarie che da ben 11 anni sono impegnate sul campo per cercare di proteggere i bambini e per aiutarli ad affrontare l'impatto del conflitto. Organizzazioni che oggi lanciano un appello alle autorità internazionali per porre fine alla violenza.
Unicef: “13 mila bambini feriti o uccisi dall’inizio della guerra”
Afferma l’Unicef: “Secondo le notizie che abbiamo ricevuto, solo ieri sarebbero stati uccisi 3 bambini a causa di un ordigno inesploso nella città di Aleppo. A 11 anni dall’inizio della crisi in Siria, violenze, sfollamento e mancanza di accesso a servizi essenziali continuano a ostacolare le vite dei bambini. Lo scorso anno, circa 900 bambini in Siria hanno perso la vita o sono stati feriti. Questo porta il numero totale di bambini uccisi o feriti, dall’inizio della crisi, a circa 13 mila. Mine antiuomo, residuati bellici esplosivi e ordigni inesplosi sono stati la causa principale di questi incidenti nel 2021, rappresentando circa un terzo di tutti i ferimenti e le morti registrati e lasciando molti bambini convivere con una disabilità”.“Circa 5 milioni di bambini sono nati in Siria dal 2011. Non conoscono altro che guerra e conflitto. In molte parti della Siria, continuano a vivere con la paura di violenze, mine e residuati bellici esplosivi”, dichiara Bo Viktor Nylund, rappresentante dell’Unicef in Siria. Secondo l’organizzazione, “la crisi continua a lasciare sui bambini siriani ferite psicologiche. Lo scorso anno, un terzo dei bambini in Siria ha mostrato segnali di stress psicologico, compresi ansia, tristezza, stanchezza e difficoltà ad addormentarsi”. Sebbene l'Unicef non disponga di cifre precise sui bambini che convivono con disabilità, è evidente che questi bambini portano un doppio fardello quando si tratta di violenza, minacce alla loro salute e sicurezza, fame, rischio di abusi e perdita dell'istruzione. “La mancanza di mobilità e difficoltà a fuggire da pericoli incrementano ulteriormente gli ostacoli che incontrano. Per le loro famiglie, come per la maggior parte delle famiglie, opportunità di lavoro limitate, prezzi alle stelle, livelli di povertà senza precedenti, gravi carenze di beni e servizi di base, rendono difficile per i bambini con disabilità ottenere le cure di cui hanno bisogno”. "Come tutti i bambini, anche quelli con disabilità hanno il diritto di essere seguiti e sostenuti. L'Unicef rimane impegnato a sostenere questi bambini, senza stigmatizzazione e ovunque si trovino nel paese", ha dichiarato il Rappresentante Nylund.
Save the Children: “6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria, 2,5 milioni non vanno a scuola”
In Siria, dopo 11 anni di conflitto, 6,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria, 2,5 milioni di bambine e bambini non vanno a scuola e quasi 800 mila sono malnutriti. E’ Save the Children che lancia l’allarme per le sorti dei bambini siriani, “intrappolati in un conflitto voluto dagli adulti che non sembra avere fine”. “I bambini nel Paese vivono ancora in condizioni drammatiche, abitano in campi sporchi e non sicuri, esposti a bombardamenti e ad attacchi aerei, e devono affrontare quotidianamente fame, malattie e malnutrizione – sottolinea Save the Children -. Nel nord della Siria, il conflitto sta ancora causando molte vittime tra i civili e costringe ogni giorno le famiglie a lasciare le proprie case”. Nel 2021, Save the Children e Hurras Network, il suo partner sul territorio, hanno registrato almeno 15 attacchi ad istituti scolastici in tutta la Siria nord-occidentale. Ad ottobre, tre bambini e un insegnante sono stati uccisi in un attacco mentre andavano a scuola. Continua l’organizzazione: “Una combinazione letale di Covid-19, svalutazione delle principali valute e carenza di beni di prima necessità, ha gettato il paese in una profonda crisi economica, soprattutto nel nord del Paese, dove le famiglie sono costrette a lottare quotidianamente per la sopravvivenza. Circa 12 milioni di persone, il 55% della popolazione, vivono in uno stato di insicurezza alimentare. Da dicembre 2020 a dicembre 2021, il prezzo del paniere alimentare medio in Siria è aumentato del 97%. Questo significa che, in un anno, una famiglia media spende il 41% del proprio reddito solo per il cibo che garantisce la sopravvivenza della propria famiglia”. Secondo Save the Children, “i nuclei familiari stanno limitando significativamente le quantità di cibo e la maggior parte di loro dipende interamente dall'assistenza umanitaria. Alcune, nel frattempo sono state costrette a mandare i propri figli a lavorare, con il lavoro minorile, che secondo le Nazioni Unite è prevalente nel 22% delle comunità in tutta la Siria. Si stima che la crisi ucraina stia causando la più rapida crescita del numero di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale. È fondamentale che quello che sta accadendo non distolga l’attenzione da coloro che sono fuggiti dal conflitto siriano e che protezione e uguali diritti siano garantiti a tutti i rifugiati”. Save the Children sottolinea come, nel nord-est della Siria la crisi idrica si stia trasformando in siccità, il livello dei fiumi si sia abbassato e la popolazione non riesca ad accedere alle infrastrutture idriche perché danneggiate. A causa della mancanza di acqua corrente pulita, molte madri restano senza cibo per dare la priorità alla spesa per l'acqua potabile. “Undici anni dopo l'inizio del conflitto, la Siria non è ancora un luogo sicuro per i bambini. Continuano a vivere nella violenza della guerra, a sperimentare il dolore e perdita di tutto, ad essere sradicati dalla propria casa, in alcuni casi costretti a spostarsi più volte. Non riescono a vedere nessuna opportunità per il proprio futuro. Tutto questo ha avuto un profondo impatto sulla loro salute mentale e sul benessere. I bambini hanno bisogno di vivere in pace e quelli che si trovano in Siria meritano un futuro - ha detto Sonia Khush, direttrice per l’emergenza in Siria di Save the Children -. L'attenzione del mondo si rivolge adesso alla guerra in Ucraina, ma non possiamo lasciare che i bambini siriani vengano dimenticati”.
Oxfam: “In Siria si muore di fame!”
A 11 anni esatti dallo scoppio della guerra in Siria, il 60% della popolazione soffre la fame, con i prezzi dei beni alimentari che sono raddoppiati nell’ultimo anno. Il paese fino ad oggi ha fatto affidamento sulle importazioni di cibo dalla Russia, ma ora, con la crisi ucraina, i prezzi alimentari potranno diventare ancor più proibitivi. È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, che ha realizzato un’indagine tra 300 siriani nelle zone del Paese controllate dal Governo: il 90% degli intervistati ha dichiarato di potersi permettere al momento solo un po' di pane e riso, solo occasionalmente verdura. In un sistema economico già ridotto ai minimi termini da oltre un decennio di guerra, due anni di pandemia e dalla crisi bancaria libanese, in questo momento le sanzioni sulla Russia hanno un effetto dirompente, provocando l’interruzione delle importazioni di cibo e carburante, con la sterlina siriana che si sta svalutando ad una velocità vertiginosa. “Sei siriani su 10 non sanno letteralmente come procurarsi il cibo – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia –. Nell’area intorno a Damasco le persone fanno ore e ore di fila per il pane, mentre i bambini cercano qualcosa da mangiare tra i rifiuti. Per sopravvivere molte famiglie si stanno indebitando, o decidono di mandare i figli a lavorare, razionano il numero di pasti. Per avere una bocca in meno da sfamare, fanno sposare le figlie, anche minorenni. Sono questi gli indicibili effetti di un conflitto dimenticato, in un Paese dove il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il tasso di disoccupazione è arrivato al 60% e il salario minimo mensile nel settore pubblico è di 26 dollari”.L’appello alla comunità internazionale. “Per quanto scioccante sia, i siriani dicono che vivere sotto le bombe era terribile, ma non aver da mangiare per i figli lo è ancor di più. – conclude Pezzati - A 11 anni dall'inizio della crisi siriana, il dolore e la sofferenza sembrano non avere fine. Per questo lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale e ai paesi donatori perché concentrino gli aiuti sul finanziamento di programmi urgenti di risposta alla fame e di protezione sociale per salvare vite e ridare speranza ad un intero popolo”.