“Come l’identità di popolo di Dio sinodale in missione può prendere forma concreta nelle relazioni, percorsi e luoghi nel cui intreccio si svolge la vita della Chiesa?”.
Chiesa nel mondo
“Ci siamo incontrati in questi giorni in occasione della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia per riflettere sulle sfide attuali della democrazia. Siamo una realtà plurale, accomunata dall’appartenenza ecclesiale, e riconosciamo tale condizione come una ricchezza che ci anima ancora di più nella ricerca quotidiana di ascolto attento, confronto leale, dialogo paziente e collaborazione costruttiva. Siamo altresì consapevoli che in questo tempo, attraversato dalla violenza della guerra e dalla crescita delle disuguaglianze, la democrazia è un bene sempre più fragile che esige una cura che non può escludere nessuno”.
Una riflessione, quella del Papa, che domanda un rinnovato impegno dei cattolici nel sociale e nel politico, dunque, perché Dio “si nasconde negli angoli scuri della nostra vita e della nostra città”
Di fronte alla grandezza e alla maestosità, ma anche ai potenziali pericoli che la natura porta con sé l’uomo è chiamato ad assumere un atteggiamento che gli fa sperimentare il senso del suo limite
Il segretario generale della Cei traccia per il Sir un primo bilancio della Settimana sociale di Trieste, a partire dal discorso del Papa ai 1.200 delegati. "La partecipazione, per noi credenti, non è solo un dovere civico, ma un'esperienza d'amore radicata nelle virtù teologali"
“La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”.
“Siamo vivi. Qui a Trieste, nei rispettivi territori. Abbiamo avvertito la brezza dello Spirito, abbiamo compreso, insieme, che occorre partecipare”. Elena Granata, componente del Comitato scientifico, interviene all’assemblea dei delegati della Settimana sociale, per individuare alcune “prospettive”.
“Far conoscere tanta vita vera, tanta gente vera”. Il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha ha sintetizzato il compito dei giornalisti, ringraziandoli in una dichiarazione rilasciata al Centro congressi di Trieste, nella penultima giornata della Settimana sociale, durante la quale si sono ascoltate “tante esperienze concrete in cui la dottrina sociale della Chiesa è esperienza di tanti ragazzi, uomini e donne, tante donne come abbiamo visto”.
Contribuire, ascoltare, tessere insieme, proporre per decidere, accompagnare. Sono gli “elementi chiave” indicati da padre Giacomo Costa sul versante del “metodo”, affinché i lavori della Settimana sociale non si fermino all’esperienza di Triste. “Contribuire nel senso che tutti sono chiamati a prendere parte alla vita democratica”.
Conclusioni che… non sono conclusioni. Mons. Luigi Renna, presidente del Comitato scientifico e organizzatore, interviene all’assemblea che riunisce i delegati alla Settimana sociale per provare a definire alcuni punti fermi e individuare dei rilanci al termine dei lavori di Trieste.
“Il mercato del lavoro è polarizzato, ci sono tantissimi lavoratori poveri, la concorrenza è verso il basso”. Ma già si sta lavorando ad “un nuovo paradigma”, nel quale – spiega il professore – conterà anche il “voto con il portafoglio” dei cittadini. Una prossima Settimana sociale – suggerisce – “potrebbe essere dedicata al lavoro nella transizione ecologica e digitale”
“Implementare un modello di Welfare Culturale di accoglienza, fruizione ed inclusione, che incida sul benessere individuale e sociale misurato con strumenti di valutazione validati, utili al miglioramento della qualità di vita delle persone tutte, nessuna esclusa”.
Il Piccolo Cottolengo di Don Orione si trova in via Ippolito 9 a Santa Maria La Longa (Udine), sulla strada che collega Udine a Palmanova. Ma in questi giorni si è “trasferito” a Trieste, nei Villaggi delle buone pratiche a disposizione di cittadini e convegnisti della Settimana sociale, nella parte degli stand dedicati alla disabilità intorno a piazza Ponterosso.
“I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. […] Risiedono in città sia greche che barbare… Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri… Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati… I cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo”.
“Da Trieste, città affacciata sul Mar Mediterraneo, crogiuolo di culture, di religioni e di popoli diversi, metafora di quella fratellanza umana cui aspiriamo in questi tempi oscurati dalla guerra, possa scaturire un impegno più convinto per una vita democratica pienamente partecipata e finalizzata al vero bene comune”.