Questa volta i pellegrini non si potranno contare a milioni: oggi nel duomo di Torino ci saranno poche decine di persone. Le autorità della città e della Regione, e i ragazzi che preparano il cammino di Taizé. Ma i milioni di persone ci saranno, come nel 2020, di fronte ai televisori e agli schermi dei computer di tutto il mondo. La preghiera del Sabato Santo guidata dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, Custode pontificio della Sindone, andrà infatti in diretta su Tv2000 alle 17. La preghiera di fronte alla Sindone è un modo per “sentirsi uniti”, riscoprire insieme quel valore di solidarietà, di “fratellanza” che da quell’immagine
Chiesa nel mondo
“Andare in Galilea significa percorrere vie nuove”.
Per il secondo anno consecutivo, la cerimonia si svolgerà in piazza San Pietro, intorno all'obelisco. Accanto al papa, non medici e detenuti, ma bambini del catechismo, di un gruppo scout e di due case famiglia. “La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo 'abbandonati' da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo”
Anche per quest’anno a causa della pandemia di coronavirus Covid-19, la Via Crucis con Papa Francesco si svolgerà in piazza San Pietro, e solo un ristretto numero di persone potrà parteciparvi.
Mentre ero in terapia intensiva mi è venuto nel cuore un desiderio: realizzare il disegno di un Cristo compagno dei malati di Covid in terapia intensiva. La testimonianza di Adriano, ammalatosi di Covid-19 e guarito con l'idea nel cuore di fare, per se e per la sua famiglia, memoria grata della vicinanza della Chiesa in questo momento
"La Croce è presente nella vita del Signore dall'inizio del suo ministero e perfino prima della sua nascita". Lo ha spiegato Papa Francesco, che nella Messa del Crisma, inizio del suo secondo triduo pasquale in tempo di pandemia, ha affermato che "la grande croce dell'umanità e le nostre piccole croci non dipendono dalle circostanze". "La Croce non si negozia": in essa, oltre alle nostre fragilità, c'è il morso del serpente, il veleno del "salva te stesso". "Noi però non siamo quelli che cedono, noi non ci scandalizziamo".
Dall’1 marzo 2020 all’1 marzo 2021, il clero diocesano ha pagato con il sangue la vicinanza al popolo, la presenza negli ambienti più esposti al virus e la fragilità di un’età avanzata. Le Regioni più colpite sono quelle del Nord (78%), mentre il Centro (11%) e il Sud (11%) registrano la medesima percentuale. Si muore in 86 diocesi su 225
“Un periodo molto coinvolgente”. Così definisce la Settimana Santa don Marco Fibbi, cappellano coordinatore dei cappellani del carcere di Rebibbia a Roma, che, dopo aver appena vissuto la Domenica delle Palme con i detenuti che per l’occasione hanno voluto confezionare dei ramoscelli d’ulivo da donare ai familiari ma anche a tutto il personale carcerario, adesso si prepara vivere nella passione di Cristo la vicinanza con le persone ristrette, “perché loro vivono con motivo e qualche volta con meno motivo, un periodo di penitenza, visto che sono chiamati a sopportare quotidianamente quella che è la privazione della libertà”.
Il Tavolo sull’Autismo dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute rilancia “il grido inascoltato delle famiglie che denuncia la carenza, in molte aree del nostro Paese, di professionalità e di opportunità per la diagnosi e l’intervento precoce e la costante violazione del diritto ad avere pari opportunità educativa e di sviluppo professionale”.
“Non girare lo sguardo e non passare oltre” ma comportarsi come il “Buon Samaritano” che si chinò sul viandante ferito e bisognoso e se ne prese cura. Alla vigilia della Colletta per la Terra Santa, che si celebra tradizionalmente il Venerdì Santo, a lanciare un appello alla generosità è il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, card. Leonardo Sandri.
Papa Francesco ha dedicato l'udienza di oggi al triduo pasquale, che comincia domani. "Quando andiamo a Messa è come se andassimo al Calvario", il commento al Giovedì Santo. "Non dimenticare i tanti, troppi crocifissi di oggi", l'invito per il Venerdì Santo. A braccio, il Papa si è soffermato sull'episodio delle guardie davanti al sepolcro che, pur avendo visto il Risorto, hanno taciuto, perché sono stati pagati. "Chi serve il denaro è contro Dio"
Un’altra Pasqua senza messe in presenza di fedeli, o con una partecipazione assai ridotta, in molte zone dell’America Latina. Ma anche con originali iniziative per ricordare le vittime del Covid-19 e per valorizzare la preghiera in famiglia. Se dodici mesi fa l’impossibilità di assistere all’eucaristia era generalizzata, praticamente in tutto il continente, ora la situazione è a macchia di leopardo, ma quasi ovunque, nella migliore delle ipotesi, la partecipazione è fortemente ridotta. È il caso, per esempio, di Guadalupe, a Città del Messico. Nel maggior santuario del mondo le celebrazioni potranno tenersi in presenza ma con molte limitazioni e senza grossi numeri, dato che la capitale messicana si trova in questo momento in “zona arancione”. Anche in Cile i vescovi hanno chiesto e ottenuto di non chiudere le chiese. Ma alle Messe possono assistere pochissime persone. Apertura con molte restrizioni in Venezuela, in Colombia, in gran parte dell’Argentina. Pasqua viene vissuta “in presenza” a Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana, tra gennaio e febbraio emblema mondiale della pandemia fuori controllo. Ma senza fedeli in gran parte del Brasile, a cominciare dal santuario nazionale di Aparecida. In Perù le Messe in presenza ci sono state fino alla Domenica delle Palme. Ma non ci saranno fedeli durante le celebrazioni del Triduo e della domenica di Risurrezione.
C’è la sofferenza di nonna Luisa e il conforto della nipote Chiara. C’è la morte in un incidente stradale del ventenne Patrizio e il dolore della madre Giovanna. Poi c’è il matrimonio di due infermieri, Gabriele e Annarita, e la nascita del piccolo Alessandro, quale segnale di resurrezione. È una Via Crucis che dà voce a tante storie quella che sarà trasmessa on line stasera alle 21, sul canale Youtube della Pastorale giovanile. Le meditazioni che accompagnano le quattordici stazioni sono a cura di monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma, delegato per la Pastorale della salute. Il vescovo ha attinto alla sua esperienza nei vari ospedali della Capitale, testimoniando le tante passioni vissute. Per la seconda Pasqua in tempo di pandemia, il messaggio non può che essere di speranza: “Se crediamo che Cristo è risorto non dobbiamo dire che tutto andrà bene ma che è già andato tutto bene”.
“Noi diamo una valutazione positiva, però siamo preoccupati perché anche in questa faccenda sta entrando la burocrazia per la famiglia. Dovranno essere prese posizioni più radicali, come il Family act”.
La Pasqua in Nigeria e in Siria, nelle comunità cristiane sotto scacco dei terroristi di Boko Haram e dei jihadisti di Tahrir al-Sham. Accomunate dalla paura di attentati, rapimenti, discriminazioni e abusi di vario genere, costrette a vivere la fede all’interno delle loro chiese e delle loro case, alla paura rispondono con il coraggio della fede. La certezza è che “non esiste vittoria senza sofferenza e non c’è Sepolcro vuoto senza Calvario”. Vivranno la Pasqua “come pecore in mezzo ai lupi, prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”