“Il Signore ci conceda maggior rispetto della vita e della sua dignità”.
Chiesa nel mondo
Trent’anni alla scuola de I Dieci Comandamenti. Prima come uditori. Poi come testimoni della vera bellezza. “Spettatori grati di una meraviglia” che non potevano tenere per sé ma dovevano condividere “con la stessa abbondanza”. Con queste parole Cesare De Grandis e Flaminia Ercolani descrivono quella che per loro è “un’esperienza di grazia”. Sposati da 23 anni hanno due figli, Benedetta Maria di 22 anni e Michele di 19, Cesare e Flaminia sono due dei tanti collaboratori di don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma, ideatore delle Dieci Parole e dei Sette segni, due cammini di fede avviati esattamente 30 anni fa
La scuola di Nazareth dove si costruisce la pace facendo vivere assieme ragazzi di diverse religioni
È iniziato ieri da Nazareth il viaggio in Terra Santa organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei e dalla Fisc-Federazione italiana settimanali cattolici, per premiare i vincitori delle edizioni 2019 e 2020 del concorso giornalistico “Selezione nazionale ‘8xmille senza frontiere’”. La visita alla scuola finanziata con i soldi dell'8xmille alla Chiesa cattolica, dove si costruisce la pace e si è attenti all'inclusione
Nel 1993 un giovane parroco si chiede come fare ad aiutare i ragazzi ad incontrare Cristo nel loro quotidiano. Da quella ricerca sono nati i percorsi "I dieci comandamenti" prima, e "Dieci Parole" poi. E il sacerdote che non smette di accompagnare i giovani è don Fabio Rosini, attuale direttore del Servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma. Rileggendo la genesi di un viaggio che dal Monte Sinai continua fino ai nostri giorni, don Fabio ricorda che inizialmente tentò di rifiutare l’incarico di seguire quei giovani che gli erano stati assegnati. Poi iniziò a conoscerli: “I giovani sono bellissimi. Se dai loro fiducia sono meravigliosi, creativi, sorprendenti. Bisogna guardarli con amore”
Il racconto al Sir di padre Oscar Arturo Garçia Padilla, direttore della Caritas di Rabat che ieri ha raggiunto le zone più colpite dal terremoto, anche se – dice il religioso - ci sono villaggi che non sono ancora raggiungibili in macchina. Case distrutte, caos, bambini feriti. La lista delle necessità è lunga: cibo, acqua, carburante, gruppi elettrogeni. “Ma quello che più mi preoccupa – confida - è recuperare più tende possibili, perché sta arrivando il freddo e i villaggi più colpiti si trovano in montagna”. “Questa situazione di emergenza purtroppo durerà ancora per lungo tempo e le case sono totalmente distrutte”.
La correzione fraterna, afferma il vescovo di Roma, “è una delle espressioni più alte dell’amore, e anche delle più impegnative, perché non è facile correggere gli altri”
Il debito che abbiamo nei confronti della famiglia Ulma e degli altri giusti tra le nazioni è infinito. È un debito universale poiché il loro atto è servito da faro durante i periodi in cui la maggior parte dell’umanità era nell’oscurità e ci serve ancora oggi come faro e bussola. In quanto israeliano e figlio e nipote di ebrei tedeschi, ritengo che questo debito sia anche personale. La luce ha questa qualità, una piccola quantità può disperdere una grande oscurità, ma mentre rendiamo omaggio ai Giusti tra le Nazioni non dobbiamo evitare di ricordare quella grande oscurità
Papa Francesco, ieri, al termine della preghiera dell’Angelus ha invitato i fedeli ad acclamare “i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 figli” appena dichiarati beati in Polonia dal card. Marcello Semeraro. L’applauso del Pontefice è stato prontamente ripreso da fedeli in Piazza s. Pietro, così come dagli oltre 30 mila di coloro che su una vasta spianata del villaggio di Markowa, nel sud est della Polonia, si sono radunati per assistere alla beatificazione di “un’intera famiglia sterminata dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver dato rifugio ad alcuni ebrei che erano perseguitati”, come ha sottolineato il Pontefice
Si è aperto ieri pomeriggio nella Verti Music Hall di Berlino l’Incontro internazionale dal titolo quest’anno centrato su “L'audacia della pace”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica. “Audacia della pace - spiega Riccardi - è perseguire visioni alternative senza rassegnarsi ai binari obbligati della realtà. Audacia della pace, per noi credenti, è invocazione della pace e fiducia in Dio che ha disegni di pace che guidano la storia”. Nel prendere la parola, il grande imam di Al-Azhar, sceicco Ahmad Al-Tayyeb, massima autorità teologica dell'Islam sunnita, ha rivolto un pensiero al popolo del Marocco
Fra le intenzioni del salmista vi è quella di trasferire un’esperienza contingente, in una dimensione più universale che divenga dialogo con Dio nelle diverse situazioni di dolore a cui gli uomini sono chiamati.
“Appreso con dolore del sisma che ha violentemente colpito il Marocco”, il Papa – in un telegramma di cordoglio inviato a suo nome dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin – esprime la sua “comunione orante di fronte a questa catastrofe naturale”.
La Conferenza episcopale italiana esprime “Solidarietà alla popolazione del Marocco, colpita nella notte da un violento terremoto”.
“Non ho ancora informazioni precise di tutto il paese. Siamo però costernati per quello che è successo ed esprimiamo la nostra compassione per le famiglie che hanno perso qualche caro e per tutti coloro che sono feriti o hanno subito danni alle abitazioni”.
Il Marocco è stato devastato nella notte da una forte scossa di terremoto (magnitudo 7 della scala Richter).
“Dobbiamo lavorare per affrontare la questione umanitaria, in particolare per i più fragili e per tutti quei bambini che devono poter tornare in Ucraina”.