“La cattedrale di Iskenderun è andata del tutto distrutta, crollata. L’episcopio è totalmente inagibile ma grazie a Dio non ci sono morti. Purtroppo si registrano centinaia di vittime a Gaziantep, Kahramanmaras e nella zona di Antiochia”.
Chiesa nel mondo
Un terremoto, di magnitudo 7,8 sulla scala Richter, ha colpito questa mattina alle 4.17 ora locale (le 2.17 in Italia) la Turchia meridionale e il centro e nord-ovest della Siria. Si registrano enormi danni ovunque nelle zone colpite il bilancio provvisorio parla di centinaia di morti e feriti nei due Paesi. Le prime testimonianze dalla Siria
L’uomo del salmo è molto consapevole del suo essere creatura, dei suoi limiti, della sua fragilità.
Per sapere qual è il destino dopo la morte bisogna innanzitutto considerare correttamente come sia fatto l'uomo.
Se mettiamo in pratica le Beatitudini, se incarniamo la sapienza di Cristo, non diamo un buon sapore solo alla nostra vita, ma anche alla società, al Paese dove viviamo.
La fatica c’è e si sente, anche tra i più giovani. Le gambe sono doloranti, ma questo non scalfisce l’entusiasmo del gruppo.
Il rischio di perdere rischio la libertà di pregare negli spazi pubblici e anche di esprimere la propria opinione; il grande lavoro svolto dalla Chiesa per evitare alle donne di subire il dramma dell'aborto consentito, nel Regno Unito, fino a ventiquattro settimane di vita del feto; il sostegno alla coalizione che, seppur composta in maggioranza da laici, intende modificare la legislazione attuale per impedire l’interruzione della gravidanza di feti disabili fino al momento della nascita; la battaglia condotta per scongiurare l’introduzione nell'ordinamento del suicidio assistito. Temi “prolife”, di grande attualità in Gran Bretagna ed estremamente a cuore dei vescovi inglesi, di cui cui abbiamo parlato con il vescovo John Sherrington, ausiliario di Westminster, e responsabile del settore vita per la conferenza episcopale di Inghilterra e Galles
Decenni di storia e di impegno intellettuale, civile ed ecclesiale a difesa della vita nascente. Si intitola “Per ritrovare speranza” la raccolta degli scritti di Carlo Casini (1935 - 2020), fondatore e a lungo presidente del Mpv, composti dal 1981 al 2019 in occasione delle Giornate per la vita. Per lui, “il diritto a nascere è certamente la prima pietra di una nuova società più umana e più giusta”
Domenica 5 febbraio ricorre la 45ª Giornata nazionale per la vita sul tema “La morte non è mai una soluzione". Per l’antropologo Mario Pollo non siamo più capaci di ascoltare la nostra anima, mentre il rifiuto della propria creaturalità, il nichilismo e la riduzione dell’esistenza “ai meccanismi biologici che la producono” hanno oscurato “la presenza del mistero sacro della vita” e “il senso del nostro essere nel mondo”
“Noi cristiani, pur essendo fragili e piccoli, anche quando le nostre forze ci paiono poca cosa di fronte alla grandezza dei problemi e alla furia cieca della violenza, possiamo offrire un contributo decisivo per cambiare la storia. Gesù desidera che lo facciamo come il sale: ne basta un pizzico che si scioglie per dare un sapore diverso all’insieme”.
“Chi si dice cristiano deve scegliere da che parte stare”. Ne è convinto il Papa, che durante la preghiera ecumenica al mausoleo “John Garang” ha ricordato che “Gesù ci vuole operatori di pace, vuole che la sua Chiesa non sia solo segno e strumento dell’intima unione con Dio, ma anche dell’unità di tutto il genere umano”.
“Colpiti perché siamo cristiani e non per altra ragione. Non esiste alcun diritto all’uso della violenza a motivo religioso e nemmeno civile, se non per impedire a qualcuno di commettere il male”: lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, celebrando questa mattina, a Gerusalemme, la Messa di riparazione per l’atto vandalico avvenuto (2 febbraio scorso) presso il Convento della Flagellazione.
Dopo l'incontro di stamattina con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e i seminaristi presso la cattedrale di Santa Teresa, Papa Francesco saluterà anche i giovani pellegrini giunti a piedi a Juba dalla diocesi di Rumbek insieme al loro vescovo, monsignor Christian Carlassare. Il missionario comboniano racconta al Sir questi 9 giorni di cammino e descrive le sue speranze per il Sud Sudan
“Sostenere con la preghiera davanti a Dio le lotte del popolo, attirare il perdono, amministrare la riconciliazione come canali della misericordia di Dio che rimette i peccati: è il nostro compito di intercessori!”.
“Va arginato l’arrivo di armi che, nonostante i divieti, continuano a giungere in tanti Paesi della zona e anche in Sud Sudan: qui c’è bisogno di molte cose, ma non certo di ulteriori strumenti di morte”.