Diocesi

Non è facile esprimere in poche parole il caleidoscopio di emozioni, riflessioni interiori, incontri, condivisione di esperienze, squarci che si sono aperti sul viaggio-studio in Terra Santa. Il pellegrinaggio ha risvegliato in me echi lontani della mia fede, i luoghi santi hanno come arato le zolle indurite dalla quotidianità e come acqua limpida hanno irrigato i terreni a tratti disseccati dall’abitudine.

Si è concluso a febbraio il corso di 3° livello per accompagnatori degli adulti – dal titolo “Quale evangelizzatore per le nostre comunità” – che aveva come obiettivo il prendere consapevolezza che l’esperienza vissuta nell’accompagnamento dei genitori dell’iniziazione cristiana può contribuire a generare comunità evangelizzanti.

In questo momento difficile per l'Italia, la Caritas invita a non dimenticarsi della Siria. «Dobbiamo tenere viva l’attenzione verso la sofferenza di questo popolo – sottolinea don Luca Facco, direttore di Caritas Padova – almeno informandosi sui fatti che stanno accadendo a Lesbo, in Turchia e in Grecia. Non venga a mancare la consapevolezza, nei singoli e nelle comunità, della gravità di quanto accede non tanto lontano da noi». 

Sono circa 200 i volontari dell'Opsa che si tornano ogni settimana, ai quali si aggiungono una ventina di medici e una cinquantina di parrucchieri e hanno fra i 16 e gli 80 anni. Nel 2019 ci sono stati 180 ragazzi in campo servizio. Arrivano tramite l’alternanza scuola lavoro, il passaparola, l’esperienza di una settimana di campo o dopo la visita con il proprio gruppo parrocchiale o la scuola. Viene chiesto loro  un impegno di una volta alla settimana e di mantenere una certa continuità. L'aspetto fondamentale è però la relazione: nelle passeggiate con gli ospiti, nell'accompagnarli alle attività programmate, in palestra, ai laboratori, nel partecipare insieme alla celebrazione della messa i volontari devono essere in grado di interagire, instaurare una relazione che qui può assumere mille sfumature diverse: dal semplice scambio di sguardi alla chiacchiera confidenziale, dal tendere la mano al sorriso, dal condividere una preghiera, un momento di silenzio, al saper ascoltare, ma anche aver voglia di raccontarsi.

Quattordici stazioni, quattordici storie intrecciate con la vita delle persone lì detenute, gli agenti di Polizia Penitenziaria, gli educatori carcerari, i volontari, coloro che amministrano la giustizia. Con chi, soprattutto, il carcere lo subisce, come le famiglie delle persone ristrette, le vittima di reato, chi è stato per anni accusato ingiustamente. A raccogliere e scrivere le meditazioni sono stati don Marco Pozza, teologo e cappellano della Casa di Reclusione Due Palazzi, e Tatiana Mario, giornalista della Difesa e volontaria della parrocchia.