Chiesa nel mondo

Papa Francesco prega per Christian Carlassare. È stato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ad informare della sollecitudine di Francesco per il 43 enne missionario comboniano ferito in un attentato in Sud Sudan, che il Papa stesso aveva scelto lo scorso 8 marzo come vescovo per la diocesi di Rumbek, città a maggioranza dinka, una delle etnie più numerose del Paese, dove padre Carlassare era stato accolto con gioia lo scorso 16 aprile. 

Sarebbe bello che pastori e laici, insieme, senza delegarsi reciprocamente le responsabilità, sappiano “vedere” le persone sole, renderle protagoniste, metterle al centro virtuoso della vita comunitaria.

A coloro che non hanno una famiglia naturale bisogna aprire ancor più le porte della grande famiglia che è la Chiesa, la quale si concretizza a sua volta nella famiglia diocesana e parrocchiale, nelle comunità ecclesiali di base o nei movimenti apostolici. Nessuno è privo della famiglia in questo mondo: la Chiesa è casa e famiglia per tutti, specialmente per quanti sono «affaticati e oppressi» (cfr. Mt 11,28).

Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n.85, 22 novembre 1981

“Considerate che esercitando il ministero della sacra dottrina sarete partecipi della missione di Cristo, l’unico maestro. Sarete come lui pastori, questo è quello che vuole di voi. Pastori. Pastori del santo popolo fedele di Dio. Pastori che vanno con il popolo di Dio: a volte davanti al gregge, a volte in mezzo o dietro, ma sempre lì, con il popolo di Dio”. 

“Rivolgo un caloroso saluto a tutti i partecipanti alla XVII Assemblea nazionale dell’Azione cattolica italiana, dal titolo ‘Ho un popolo numeroso in questa città’, quale significativo momento di incontro dei componenti della vostra realtà associativa che, accanto alla propria finalità religiosa, è costantemente protesa alla affermazione di principi di solidarietà e di dignità della persona”.

Il lupo sa bene che il bel Pastore ha il potere di dare la sua vita e di riprenderla di nuovo, nessuno può toglierla e questo vale anche per tutte quelle pecore che lo riconoscono come guida e si affidano a lui. Alle pecore è chiesto solo di riconoscere la sua voce; di corrispondere alle sue cure; di seguire le sue indicazioni. Anche noi, se sapremo metterci dietro a lui, ascoltando la sua voce e seguendo le sue orme, saremo condotti un giorno ai pascoli sereni della vita che non ha fine