Chiesa nel mondo

Il 6 agosto 1978 moriva Papa Paolo VI. Una figura che, ormai canonizzata, continua a sorprenderci e dunque ad interrogarci e ad accompagnarci. È il Papa della Chiesa nel mondo contemporaneo, che è il tema del Concilio che ha accompagnato e concluso. E di cui ha iniziato l'attuazione, che è il compito di tutti i suoi successori. Tutti, nessuno escluso, a partire da Papa Luciani, che volle assumere un duplice nome proprio quasi a richiedere un supplemento di energia

Interrogarsi oggi sulla fraternità è urgente, perché la riflessione personale e comune può liberare dalla visione ristretta dei piccoli orticelli garantiti, per aprire lo sguardo all’oggi di Dio e di tutta l’umanità, al di là della nazionalità di appartenenza, della lingua, della religione. Così è stata un'esperienza di arricchimento quando alcuni sacerdoti, consacrati/e e laici hanno chiesto di partecipare all'incontro virtuale, promosso da alcune fraternità di Clarisse d’Italia, con la biblista Rosanna Virgili, per riflettere sulla “Fraternità nella Sacra Scrittura”. Tre giorni insieme attraverso una piattaforma digitale, ascoltando gli interventi biblici, hanno permesso, pur rimanendo nel proprio ambiente, di fare esperienza di Chiesa

Nel 75° anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki, risuonano ancora le parole sulla necessità della messa al bando delle armi nucleari, pronunciate da Papa Francesco in quello che finora è il suo ultimo viaggio internazionale. Parole storiche, che richiamano molti suoi pronunciamenti a favore del disarmo e della cultura della pace

Dal 6 al 15 agosto i cattolici di tutto il Giappone saranno uniti nella preghiera per la pace, in memoria del 75° anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che ricorre rispettivamente il 6 e il 9 agosto. Ancora oggi – racconta l’arcivescovo di Nagasaki, mons. Joseph Mitsuaki Takami, presidente della Conferenza episcopale giapponese - il Giappone fa i conti con gli effetti delle radiazioni ma “il danno più grave di quella tragedia non sono né la distruzione di due intere città, né le malattie e le disabilità. È la perdita di fiducia nell'umanità dopo aver sperimentato la cattiveria dell’animo umano”  

Il Papa ha concluso l'udienza di oggi con la preghiera e l'appello per il Libano, dopo la tragica esplosione di ieri a Beirut. Riprendendo le udienze dopo la consueta pausa estiva, Francesco ha fatto riferimento alla pandemia ancora in corso e ha trattato il tema della guarigione

Oggi, 4 agosto, si fa memoria di uno dei pochissimi parroci canonizzati dalla Chiesa cattolica: san Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars. "C’è un aspetto della sua vita che in particolare mi colpisce, mi provoca e mi attrae: la sua perenne mancanza di riposo", scrive in una nota per il Sir don Alessandro Di Medio, che osserva: "Sicuramente il riposo, il sonno e la distensione sono importanti per un sacerdote, per focalizzarsi e adempiere bene ai propri impegni (altrimenti il diavolo non avrebbe provato a rubarglielo il sonno, al Curato d’Ars); se però un prete vuole essere incisivo e davvero fecondo, credo che debba archiviare definitivamente l’idea di difendere la propria routine, il proprio equilibrio, i propri riposini, o arriverà inevitabilmente il giorno in cui sarà tentato di difendere tutto questo anche dalla gente per la quale aveva accettato di dare la vita".

“Un autentico profeta-guardiano”, interessato solo a cercare la conversione e la salvezza dei peccatori, ingaggiando per questo una lotta senza sosta contro il Maligno e diventando così “la voce risonante di Dio”, in una vita vissuta “in totale fedeltà e coerenza” fino alla fine dei suoi giorni.

“Storico giorno, per Genova, per la Liguria e per l’Italia intera”, ieri, lunedì 3 agosto, “per l’inaugurazione del Ponte ‘Genova- San Giorgio’ al termine di soli 15 mesi di lavoro”. Lo sottolinea una nota dell’arcidiocesi di Genova, che evidenzia come “la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’evento abbia significato il plauso dell’intero Paese per quanto è stato compiuto”.

È bello vedere come ancora dopo cinquecento anni le scoperte spirituali di un basco testa calda innamorato di Cristo, di uno “spagnoletto piccolo e con gli occhi allegri”, come lo definirà un coevo, possano turbare e sconvolgere giovani vite portandole al bene, anzi, al “di più”, con l’impeto sovversivo e inaspettato di una palla di cannone