Dagli scout alle case famiglia: la via Crucis del papa con i bambini
Per il secondo anno consecutivo, la cerimonia si svolgerà in piazza San Pietro, intorno all'obelisco. Accanto al papa, non medici e detenuti, ma bambini del catechismo, di un gruppo scout e di due case famiglia. “La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo 'abbandonati' da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo”
L'anno scorso erano gli ospedali e il carcere, quest'anno saranno le parrocchie, lo scoutismo e le case famiglia, ad accompagnare la via Crucis di papa Francesco, di nuovo in una piazza San Pietro che sarà semi deserta. A percorrere le 14 tappe intorno all'obelisco, insieme al pontefice ci saranno venti bambini e ragazzi di Roma e Foligno: sono i ragazzi del catechismo di don Luigi, alcuni scout umbri e i bambini e ragazzi di due case famiglia, una romana e una milanese. Molti di più sono stati coinvolti nella preparazione delle meditazioni, che quattro di loro leggeranno, e dei disegni che le accompagneranno. Altri 40 assisteranno alla celebrazione nella zona del sagrato della Basilica Vaticana. Rappresenteranno i ragazzi del catechismo della Prima comunione e della Cresima della parrocchia romana dei Santi Martiri dell’Uganda, gli scout del gruppo Agesci “Foligno I”, i bambini delle case famiglia di Roma “Il Tetto Casal Fattoria” e “Mater Divini Amoris”. Tutti protagonisti della preparazione dei testi e dei disegni che ci faranno rivivere, con il Papa, la Passione e morte di Gesù.
Al centro, dunque, bambini e giovanissimi, di cui tanto si parla in questi mesi, dopo un anno ormai di restrizioni che hanno sacrificato e procurato sofferenza e disagio a tanti ragazzi, come da più parti e con forza sempre maggiore viene evidenziato. Da una parte quindi ci saranno i ragazzi del catechismo e dello scoutismo, a rappresentare il desiderio e il bisogno di aggregazione e d'impegno; dall'altro gli ospiti di due realtà che, nella capitale, accolgono minori in difficoltà.
La prima è la casa famiglia “Mater Divini Amoris”, che offre ospitalità a bambini e bambine tra i 2 e gli 11 anni (fino ad un massimo di sei, con due posti riservati alle emergenze), che si trovano nell’impossibilità temporanea di sperimentare, nella loro famiglia di origine, condizioni di vita adeguate ad un sano sviluppo psico-affettivo e che si trovano quindi in situazioni di disagio socio-ambientale.
La seconda struttura è “Il Tetto Casal fattoria” di Roma, che accoglie, in diverse case, bambini e ragazzi, italiani e stranieri, che per diverse ragioni hanno bisogno di essere sostenuti o accompagnati verso un affidamento, un adozione o – i più grandi – verso un percorso di autonomia. “Fervono i preparativi per la partecipazione di stasera alla Via Crucis con Papa Francesco- raccontano oggi i responsabili della struttura - I nostri bambini cammineranno portando la luce e la croce, leggeranno e assisteranno alla celebrazione accanto al Papa. Sarà il momento conclusivo di un percorso emozionante che siamo certi sarà un ricordo importante per tutti noi, grandi e piccoli”. E riferiscono: “La partecipazione dei nostri bambini alla Via Crucis di Papa Francesco è iniziata con un racconto. Un racconto in 14 tappe. Un racconto di un percorso fatto di sofferenza viva, di cadute e solitudine, di ingiustizia e abbandono, ma anche di amicizia, amore e speranza. I bambini, grandi e piccoli, italiani e stranieri, cattolici e non, hanno ascoltato, capito, interpretato e, tra matite colorate e fogli bianchi, hanno scelto di rappresentare quello che li aveva colpiti di più. I loro disegni raccontano la storia della Passione di Gesù, ma tra quei fogli colorati possiamo ritrovare anche le loro storie. Storie di chi ha camminato su una strada in salita sopportando pesi e sofferenze difficili da portare. Con entusiasmo e tanta emozione, grandi e piccoli si stanno preparando a vivere la celebrazione della Pasqua e ad affrontare questo percorso così importante a San Pietro, accanto a papa Francesco”.
I “segreti che fanno male”, la solitudine, la perdita
Tra le riflessioni dei ragazzi, ci sono le difficoltà in famiglia, i “segreti che fanno male”: “Solo Tu sai quanto è difficile non riuscire a parlare bene come gli altri, a pensare svelto e a fare i conti giusti. Solo Tu sai quanto è difficile vedere i miei genitori litigare e sbattere forte la porta e non parlarsi per giorni. Solo Tu sai quanto è difficile essere preso in giro dagli altri e accorgersi di venire escluso dalle feste. Solo Tu sai che significa essere povero e dover rinunciare a quello che hanno i miei amici. Solo Tu sai quanto è difficile liberarsi da un segreto che mi fa tanto male e non sapere a chi dirlo per paura di essere tradito, accusato o non creduto”.
I bambini e i ragazzi riflettono e pregano anche per le fatiche e le fragilità degli altri: “In classe, leggevamo a turno il libro La gabbianella e il gatto. Quando fu il turno di Martina, lei iniziò a confondere le lettere una con l’altra e così le frasi persero di significato. Parola dopo parola iniziai a ridere e con me tutti gli altri. Ricordo ancora Martina tutta rossa in volto, la voce rotta e gli occhi pieni di lacrime. Forse non era nostra intenzione deriderla, eppure quanto dolore le abbiamo provocato con quelle nostre risate! La persecuzione non è un lontano ricordo di duemila anni fa: a volte certe nostre azioni possono giudicare, ferire e calpestare un fratello o una sorella. A volte far soffrire qualcuno ci può aver causato un po’ di piacere, perché dietro quelle sofferenze abbiamo mascherato i nostri stessi disagi”.
E non può mancare, nelle riflessioni dei ragazzi, la fatica e il dolore per ciò che la pandemia ha portato nella loro vita. La solitudine, innanzitutto: “Nell’ultimo anno con la famiglia non abbiamo più fatto visita ai nonni; i miei genitori dicono che è pericoloso, potremmo farli ammalare di covid. Mi mancano! Così come mi mancano le amiche della pallavolo e gli scout. Spesso mi sento sola. Anche la scuola è chiusa, prima a volte ci andavo mal volentieri, ma ora vorrei solo tornare in classe per rivedere i compagni e le maestre. La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo 'abbandonati' da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo”.
E il dolore della perdita: “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l’ultima volta che ho visto il nonno, è morto pochi giorni dopo in ospedale, immagino soffrendo anche per la solitudine. Non ho potuto stargli vicino fisicamente, dirgli addio ed essergli di conforto. Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”.
Qui tutti i testi delle meditazioni
Chiara Ludovisi