Operazione Colomba a Kherson. “Si fanno accordi ma le persone non contano niente”

Alberto Capannini, responsabile di Operazione Colomba, Corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, racconta l’effetto che fanno da Kherson, a pochi chilometri dal fronte, le notizie che arrivano dalle diplomazie internazionali. Dalle trattative sulle terre rare alle telefonate tra i “grandi” leader della terra. “L’idea che passa -  dice - è che le persone non contano niente. Contano solamente i potenti. Tanto meno sei potente, tanto meno conti”.  “La risposta che vogliamo dare noi a questa violenza – aggiunge - è una gestione comunitaria della vita vissuta sotto il peso della guerra, rimanendo il più possibile a fianco delle persone”.

Operazione Colomba a Kherson. “Si fanno accordi ma le persone non contano niente”

La guerra e la pace stabilita a tavolino e via telefono tra il presidente Usa Trump e il presidente russo Putin vista con gli occhi di chi ha “scelto” di vivere a Kherson, città dell’Ucraina meridionale, tagliata in due dal fiume Dnipro e da tre anni sotto il fuoco russo. E’ Alberto Capannini, responsabile di Operazione Colomba, Corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, a raccontarci questa storia da questo punto di vista. “C’è la percezione di una pressione forte e continua che è un po’ la tattica russa che va avanti non per grandi avanzate ma per sfinimento”, dice. “L’anno scorso c’è stata la richiesta da parte del governo ucraino a tutte le famiglie di Kherson con bambini sotto i 15 anni di andare via perché era troppo pericoloso. E la città si è progressivamente svuotata. A Kherson non ci sono bambini. Nella comunità in cui siamo ospiti, è venuta una nonna con un nipotino di qualche mese. E’ stata una cosa eccezionale. Non ero più abituato a vedere bambini”.

Da tre anni, la Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme a tanti giovani di Operazione Colomba che credono nella nonviolenza, ha scelto di vivere in prima persona il conflitto in Ucraina. “Siamo partiti tre giorni dopo lo scoppio della guerra, e da allora, ogni giorno, condividiamo con la popolazione rischi e difficoltà, paure e speranze”, dicono gli operatori. “Ogni settimana i russi provano a entrare, a sfondare la linea”, racconta Capannini. “La città è sotto bombardamento, si può dire continuamente. La notte a Kherson è impressionante. La città è totalmente avvolta nel buio. A parte le luci e i rumori delle esplosioni. In queste condizioni, le persone continuano a scappare. Non si sa quante siano rimaste, credo dalle 20 alle 30.000 persone”.

Insomma, la strategia dei russi – spiega il responsabile di Operazione Colomba – è “quella di svuotare la città, togliendole il sangue un po’ alla volta”.

Da oltre un anno, l’impegno della Comunità Papa Giovanni XXIII, si svolge tra le mura della “Dom Kultury” (Casa della Cultura) di Kherson, un edificio storico segnato dai bombardamenti, ma tenacemente ricostruito grazie all’instancabile lavoro dei volontari. “È attaccata praticamente ogni mese”, dice Capannini. “L’ultima volta a dicembre, c’era il custode dentro che si è salvato per fortuna. Ma una parete nella stanza vicina a quella in cui dormiva, è venuta giù per un’esplosione che ha fatto saltare i pochi vetri che erano rimasti e dato fuoco alla macchina”.  Il centro è diventato oggi un punto di riferimento per la popolazione locale, un centro anche di distribuzione di viveri, resa possibile soprattutto dalla generosità dei donatori. “La risposta che vogliamo dare noi a questa violenza è una gestione comunitaria della vita vissuta sotto il peso della guerra, rimanendo il più possibile a fianco delle persone”, racconta Capannini. “Quando chiediamo perché sono rimasti lì, loro ci rispondono: perché è casa nostra e perché viviamo qua da tre anni e siamo ancora vivi.  Molti di loro sono stati profughi di guerra per il primo/secondo anno. Sanno benissimo che la condizione di profugo può essere solo temporanea, poi ad un certo punto si vuole tornare a casa”.

Capannini racconta l’effetto che fanno qui, a pochi chilometri dal fronte, le notizie che arrivano dalle diplomazie internazionali. Dalle trattative sulle terre rare alle telefonate tra i “grandi” leader della terra.

“L’idea che passa è che le persone non contano niente. Contano solamente i potenti. Tanto meno sei potente, tanto meno conti.

“E’ la stessa cosa che sta accadendo per Gaza. Così in Ucraina, per le terre rare. Si fanno accordi ma le persone non contano”. Capannini cita a questo proposito una celebre frase di Carl von Clausewitz: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”. “Che cosa verrà fuori? Tutti speriamo che si smetta di sparare. Poi sul fatto che questi accordi possano guarire la malattia dell’odio, è tutto ancora da stabilire. Questa guerra, in particolare, non è nata solamente per motivi economici. Ci sono delle ferite che hanno centinaia di anni. Occorre che qualcuno ci metta mano. Altrimenti le armi torneranno a fare di nuovo male”. Capannini non azzarda previsioni. “C’è questa moda – dice – di trattare la guerra come l’oroscopo. Non abbiamo ancora capito di non essere in grado di gestire la guerra e dove c’è la guerra non c’è spazio per l’umanità. Quindi più che prevedere, dobbiamo impegnarci piuttosto dire che qualsiasi cosa succeda, non vogliamo tagliare questo legame di solidarietà e di umanità che in questi anni abbiamo costruito giorno per giorno e provare a guarire le ferite.

Per ammazzare un uomo, non c’è bisogno di conoscerlo. Ma per guarire le ferite della violenza, bisogna conoscere un sacco di cose: le persone, la loro lingua, la loro storia, la loro quotidianità. Per questo, lavorare nella parte ricostruttiva richiede pazienza e impegno”.

Gli operatori nonviolenti di Operazione Colomba dicono: “Abbiamo fatto una promessa: fare il possibile per far arrivare camion di aiuti alimentari dall’Italia. L’ultima volta che sono stati distribuiti sacchetti con conserve e farina è stata più di due mesi fa. Non possiamo più aspettare. Aiutaci a mantenere questa promessa e a raccogliere i 15.000 euro necessari a far arrivare i camion che trasporteranno cibo e beni di prima necessità”. Per info sul progetto e come aiutare, clicca QUI.

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Fonte: Sir