Scuola del legame sociale: portatori sani di etica e valori
A settembre riprendono gli appuntamenti con l'iniziativa promossa dal Csv di Padova. Fino a dicembre, otto incontri, una cena-dialogo e due convegni di alta formazione per volontari che intendano essere sempre più protagonisti consapevoli nella vita delle proprie comunità.
Per guardare al futuro è bene non dimenticare il percorso che in questi sette anni ha fatto la Scuola del volontariato e legame sociale intitolata dall’anno scorso a Luciano Tavazza, uno dei padri fondatori del volontariato italiano.
«Quando sette anni fa abbiamo mosso i primi passi con la scuola – spiega il direttore del Csv di Padova Alessandrio Lion – eravamo spinti dalla necessità di trovare parole nuove per esprimere un mondo sommerso e silenzioso che cercava di operare per mantenere saldi valori positivi in una società in cambiamento, con forti derive xenofobe ed egoistiche. Partimmo, quindi, mossi dalla necessità di avviare un percorso diverso con un’unica esigenza: intervenire umanamente e presto».
Si pensò, quindi, con l’aiuto di alcuni intellettuali padovani come Michele Visentin, Giovanni Realdi, Paola Mariani, Francesca Succu, Francesco Jori, Luigi e Benedetto Gui, don Marco Sanavio e Gianni Belloni, che fosse necessario partire da una “scuola” dove l’apprendere non fosse legato alla moderna forma laboratoriale, ma necessariamente al classico apprendere in maniera frontale.
Da questi confronti nacque il nome “Scuola del legame sociale” partendo dal valore del volontariato, ma cercando una parola dove potessero sentirsi inclusi anche i cittadini non volontari.
«Il primo biennio passò veloce – continua Lion – generando studenti attenti alle difficoltà del mondo moderno, mentre il secondo biennio fu dettato da un’altra crisi, quella economica, dove milioni di persone avevano perso tutto. L’azione della Scuola si era spostata dalla sola analisi alla ricerca e cioé alla possibilità di creare situazioni dove fosse possibile pensare e creare “storie nuove di cambiamento sociale” e, nello specifico economico, pensando a nuove sperimentazioni di economie sociali».
Interpretare un mondo in veloce cambiamento
Alla fine del secondo biennio, in un panorama di forte cambiamento sociale e per niente facile, si cercarono alleanze e collaborazioni con vari interlocutori padovani che stavano lavorando sullo stesso terreno a volte con modalità molto simili, incontrando la fondazione Zancan, la fondazione Cariparo, la scuola di formazione all’impegno sociale e politico della diocesi di Padova e la fondazione Lanza, l’unica con la quale ci fu da quel momento capacità di condivisione.
«Intanto nuovi scenari sociali catastrofici si erano avvicinati e altri si stavano avvicinando. Incombente su tutti la mancanza del lavoro e la crisi di valori. I suicidi di diversi imprenditori ponevano nuovi interrogativi: la scelta di dedicare la propria vita unicamente al lavoro aveva portato al punto di interrompere i legami sociali e isolarsi da tutto e da tutti? Era possibile pensare a modalità diverse di concepire il lavoro e l’azienda? Con queste domande iniziammo così anche il terzo biennio confrontandoci con realtà lavorative che andavano dall’innovazione tecnologica alla salvaguardia delle biodiversità. Ma tutto ci portava ancora una volta al punto di partenza: la società attuale sembrava non essere in grado di creare legami stabili a causa dei suoi ritmi e regole e solo nel verificarsi di eventi destabilizzanti vi è il riconoscimento dell’io e dell’altro e il ristabilirsi del legame».
«Questo percorso sull’etica del quotidiano, ci ha messo comunque in discussione, soprattutto per un ruolo, forse non del tutto nostro, di approfondire questi temi. E comunque sentivamo l’esigenza di cambiare, di tornare sul nostro alveo: il volontariato. È probabile che il volontariato sia portatore di etica, ma non è scontato. Certo è che il volontariato ha la capacità di riavviare dei legami, se non altro in quanto azione solidale, e a volte, per riavviare dei legami, bisogna anche saper fare un passo indietro».
Da dove ripartire? Da una scuola per "Essere volontari"
Riconoscendo quindi un nostro ambito e il lavoro enorme e necessario per ricostruire anche un’appartenenza oltre a una capacità di essere volontari, è con Emanuele Alecci, direttore della Scuola nel periodo da novembre 2015 ad aprile 2016 (ruolo assegnato a Giovanni Realdi fino a giugno 2015 e ora assunto da Flavio Zelco), che abbiamo pensato di ripartire da una “scuola per essere volontari” che insegni la bellezza, ma anche l’importanza del volontariato, affinché non sia solo azione liberatoria o di autoriscatto; ma si trasformi in quello che la carta dei valori del volontario definisce “necessità di cambiamento” che cammina non sulle gambe del singolo, ma attraverso un movimento di solidarietà, transitando dal cittadino responsabile eticamente e socialmente impegnato, al cittadino-volontario (cfr carta dei valori del volontariato). Ma questa sarà la storia dei prossimi anni».