Csv, crollano le risorse disponibili: "Volontariato a rischio"
Col via libera alla riforma del terzo settore si rafforza il ruolo dei Centri di servizio per il volontariato. Ma nel 2017 le stime prevedono un crollo del 30% dei fondi provenienti dalle Fondazioni di origine bancaria. Tabò: "A rischio la tenuta complessiva del sistema".
Un crollo verticale, oltre il 30% in meno rispetto all’anno scorso.
È tempo di buone e di cattive notizie per il sistema dei CSV, i Centri di servizio per il volontariato: da un lato, il loro rafforzamento previsto dalla legge delega di riforma del terzo settore che a giorni sarà approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati; dall’altro, però, la riduzione drastica delle risorse provenienti dalle fondazioni di origine bancaria, già in calo da qualche anno e destinate per il 2017 a un ulteriore decremento.
Un taglio netto di circa un terzo che rischia di avere ricadute pesanti sull’intero sistema dei Csv, che vedrebbe a rischio la sua caratteristica di infrastruttura sociale nazionale.
"I contorni del problema - spiega Stefano Tabò, presidente di CSVnet - li avremo quando i bilanci delle fondazioni saranno stati approvati: nelle prossime settimane il dato sarà dunque più preciso ma le prime stime ci parlano di un calo del 35%. Vedremo i dati definitivi ma certamente non potranno esserci variazioni tali da variare l’impatto complessivo. Un salto di questo genere significa mettere a rischio la tenuta complessiva del nostro sistema: una caratteristica dei CSV è quella di garantire in ogni caso servizi su tutto il territorio nazionale, e non solo nelle regioni in cui hanno sede le fondazioni. Questo abbassamento renderà l’infrastruttura di fatto non piu nazionale, perché avremo intere regioni che avranno risorse insufficienti".
Finora le risorse giunte dalle fondazioni bancarie erano nell'ordine dei 45 milioni annui: in pratica, il calo di un terzo porterebbe tale somma al di sotto di quota 30 milioni.
"Siamo molto preoccupati, ci aspettiamo atti di responsabilità sia da parte delle fondazioni bancarie (su questo tema abbiamo gia visto in passato che c’è sensibilità) sia dal governo nazionale, che dovrà scrivere i decreti attuativi della riforma del terzo settore nelle prossime settimane e mesi".
I CSV ribadiscono l’importanza di vedere garantita un’equa distribuzione delle risorse (art. 15 della Legge 266/91) che permetta di assicurare i medesimi livelli essenziali di sostegno ai volontari, indipendentemente dalla loro collocazione territoriale. CSVnet ribadisce anche l’importanza che in tutto il territorio nazionale siano affermati gli stessi principi gestionali così come uniformi procedure di controllo e, più in generale, una funzione di controllo svolta garantendo i doverosi livelli di indipendenza e qualità.
Cosa cambierà con la riforma del Terzo settore
La legge delega di riforma del terzo settore riconosce e rafforza il ruolo dei CSV, allargando i loro compiti affinché promuovano “la presenza ed il ruolo dei volontari nei diversi enti del terzo settore”.
Si tratta di un passaggio da 50 mila a 300 mila organizzazioni interessate dall’azione dei CSV, che di fatto sancisce la nascita di un vero e proprio “sistema” dei Centri di servizio: una rete radicata nei territori e capace di fornire al tempo stesso supporto di base e servizi ad alta complessità, il tutto con il coordinamento nazionale di CSVnet.
L’obiettivo strategico primario non cambia, e continua ad essere quello che ogni CSV, nel perseguimento delle proprie funzioni, sia a pieno titolo un’agenzia di sviluppo locale del volontariato e, in genere, della cittadinanza attiva (e per questo rimanga uno dei soggetti che concorrono all’attuazione dell’articolo 118 della Costituzione).