Commercio equo, la legge in dirittura d'arrivo
La legge approvata alla Camera e in attesa dell'ultimo passaggio al Senato è un riconoscimento importante per questa pratica di giustizia sociale nata dal basso a sostegno dei paesi in via di sviluppo, ma che dopo l’inizio della crisi sta prendendo piede anche nel nostro paese contro le distorsioni della grande distribuzione.
L’economia deve modificare i rapporti che intercorrono tra i consumatori e i produttori partendo dal principio che il vero capitale sono le persone.
Ne sono convinte le organizzazioni del commercio equo Associazione botteghe del mondo, Equo garantito e Fairtrade Italia che, insieme a Banca Etica, il 6 maggio a Padova hanno presentato il disegno di legge sul commercio equo e solidale approvato a marzo dalla camera dei deputati.
La nuova norma, frutto di un confronto iniziato già nel corso della scorsa legislatura e ripreso in questa dalla deputata Pd Simonetta Rubinato, definisce, per la prima volta a livello nazionale, un quadro normativo utile ai bisogni di un sistema economico nato dal basso per garantire al produttore e ai suoi dipendenti un prezzo giusto e predeterminato fuori dalle logiche speculative della grande distribuzione.
Questa pratica commerciale virtuosa, germogliata nei paesi del Sud del mondo e negli ultimi anni approdata anche in Italia, è ormai diventata una solida realtà impegnata a cambiare le regole del commercio basato sulla massimizzazione del profitto.
«Nel 2013 il valore del venduto dei prodotti certificati Fairtrade, a livello mondiale, ha raggiunto i 5,5 miliardi di euro segnando un più 15 per cento sull’anno precedente – spiega Giuseppe Di Francesco, presidente di Fairtrade Italia – Nel nostro paese i prodotti certificati Fairtrade sono in commercio in più di 5 mila punti vendita e il valore del venduto è di circa 76 milioni di euro. Il commercio equo con questo disegno di legge, che fotografa e definisce quello che il settore è diventato in questi anni, ha raggiunto l’obiettivo di vedere riconosciuti i propri meccanismi di certificazione volontaria in una legge dello stato».
I 17 articoli del testo unico raccontano non solo una pratica commerciale, ma anche una nuova idea di economia di sviluppo basata su una produzione più equa, giusta e sostenibile, che può essere strumento per migliorare la crescita economica anche dell’Occidente.
Il testo definisce cosa è il commercio equo e chi sono i soggetti abilitati a gestirlo, con l’istituzione dell’elenco nazionale del commercio equo e solidale, la giornata nazionale dedicata alla sensibilizzazione dell’equo e solidale e, a decorrere dal 2016, stanzia un fondo di un milione di euro per finanziare iniziative culturali e formative nelle scuole, per coprire in parte gli oneri per il personale delle botteghe e per sostenere mense scolastiche o enti pubblici che utilizzeranno prodotti dell’equo solidale.
«È importante che il soggetto del primo articolo di questa proposta di legge sia la Repubblica – conclude Simonetta Rubinato – È la res publica, che riconosce “al commercio equo e solidale una funzione rilevante nella crescita economica e sociale nelle aree economicamente marginali del pianeta, nella pratica di un modello di economia partecipata fondata sulla giustizia sociale, sui diritti umani e sulla cooperazione internazionale”. Questo incipit impegna tutti noi ad accogliere la sfida di un mercato giusto non solo nei paesi in via di sviluppo. In questo momento di crisi anche le nostre nazioni hanno bisogno di mobilitare le risorse della società civile perché diventino protagoniste sulla base della solidarietà e della responsabilità».