Expo, il commercio equo detta i temi contro povertà e sfruttamento
Stop ai sussidi per le grandi produzioni agricolo-industriali, stop alla privatizzazione dell'acqua e delle terre. I rappresentanti del commercio equo scrivono a Expo e organizzano la settimana mondiale del commercio equo e solidale (Milano, 22-31 maggio).
Stop ai sussidi per le grandi produzioni agricolo-industriali, stop alla privatizzazione dell'acqua e delle terre. Per i contadini dei paesi poveri, invece, salari e prezzi più equi.
I rappresentanti nazionali ed europei del commercio equo solidale scrivono a Expo e indicano le tre questioni principali da affrontare durante l'esposizione universale. Solo così si eviterà che il tema di Expo, "Nutrire il pianeta, energia per la vita", sia solo uno slogan.
A maggio una settimana di iniziative
Proprio per richiamare la comunità internazionale su questi aspetti si terrà a Milano, dal 22 al 31 maggio, la Settimana mondiale del commercio equo e solidale (World Fair trade week).
«La presenza di tante persone da tutto il mondo contribuirà a far conoscere un movimento che da decenni concretizza nelle sue azioni l’utopia di un modo più giusto, in cui tutti hanno diritto non solo al cibo, ma a una vita dignitosa» si legge nel documento inviato a Expo e firmato da Agices (che raggruppa 84 realtà equosolidali), Wfto Europe, Altra Qualità, Ctm Altromercato, Equomercato e Libero Mondo.
Il rischio, durante Expo, è che non sia considerato "il punto di vista dei piccoli produttori e dell’economia solidale".
Più giustizia per sconfiggere la fame
«Sappiamo che tra le principali cause della fame che tuttora coinvolge quasi un abitante su 7 del pianeta ci sono povertà, sfruttamento ed esclusione sociale, tutti fattori che non sono frutto del destino, ma che sono spesso conseguenze di precise scelte politiche ed economiche – si legge nel documento – Riteniamo che questa constatazione sia il punto di partenza necessario per elaborare qualunque strategia efficace sul tema che caratterizza Expo, e che dovrebbe affrontare».
I sussidi Usa e europei ai grandi produttori
Mentre il Fondo mondiale internazionale e la Banca Mondiale chiedono ai paesi poveri di eliminare ogni tipo di aiuto alle proprie produzioni, Stati Uniti e Unione europea stanziano milioni di euro per i grandi produttori del settore agricolo.
«L’effetto di queste asimmetrie è la distruzione di capacità produttive locali e di sovranità alimentare che produce povertà e dipendenza dalle forniture alimentari di provenienza industriale». Per questo, le organizzazioni del commercio equo e solidale chiedono un «riequilibrio nei processi di liberalizzazione che devono vedere concreti vantaggi anche per i produttori del Sud del mondo».
Acqua e terre
«Un altro aspetto fondamentale è la garanzia del diritto di tutti ad accedere ai beni indispensabili per una vita dignitosa. In questo quadro rientrano i diritti all’istruzione alla salute, ma anche il diritto di gestire democraticamente beni collettivi, spesso aggrediti da logiche di mercato che ne vorrebbero la privatizzazione. L’esempio più eclatante è quello dell’acqua, la cui privatizzazione metterebbe nelle mani di pochi soggetti il diritto di accesso al bene più essenziale per la vita umana. Ma riguarda anche la privatizzazione delle terre, che sottrae risorse agricole alle comunità e le priva di un essenziale potere di partecipazione collettiva alla gestione di questa risorsa».
Salari e prezzi equi
«Un reale riequilibrio dei rapporti di potere deve riflettersi in remunerazioni e salari dignitosi per i produttori e i lavoratori dei Paesi poveri. I contadini che producono cibo devono, da una parte, affrontare costi fissi e spesso crescenti, dall’altra non hanno alcuna certezza del valore del proprio prodotto sul mercato al momento di venderlo; il Fair Trade dimostra che applicare prezzi minimi fissi ai prodotti agricoli va d’accordo col commercio e con la produzione di qualità e offre i produttori delle certezze che migliorano fortemente la qualità della loro vita».