«La vera sfida? Formare cittadini solidali»
A prendere il timone del Csv di Padova dopo le dimissioni dello storico presidente Giorgio Ortolani è Emanuele Alecci, 56 anni, quattro figli, funzionario di Poste italiane con responsabilità commerciali nei rapporti con la pubblica amministrazione. Da sempre attivo e impegnato in prima persona nel volontariato sociale, è stato presidente nazionale del Movimento di volontariato italiano (MoVi) dal 1998 al 2005 e oggi è consigliere in rappresentanza del non profit al Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) e membro dell’Osservatorio nazionale del volontariato.
Dopo tanti incarichi nazionali, adesso un impegno locale.
«In realtà, anche negli anni in cui sono stato impegnato a livello nazionale, non ho mai trascurato il mio territorio. Ho, inoltre, continuato il mio impegno professionale nella nostra regione, il Veneto, anche perché ho sempre ritenuto che sarebbe stata una contraddizione rappresentare il volontariato non mantenendo una propria autonomia professionale ed economica».
Prende il posto di Giorgio Ortolani, una grande responsabilità.
«Veramente una grande responsabilità. Giorgio è un amico. Un uomo assolutamente di grande ispirazione. Mi piacerebbe poter continuare nel sentiero che ha tracciato nei suoi anni di presidenza del Csv. Il volontariato è cambiato negli ultimi dieci anni: il nostro paese sta ancora patendo serie difficoltà economiche e anche il volontariato, in questo contesto, fa più fatica. Inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, anche i rapporti tra pubblica amministrazione e volontariato sono in forte difficoltà. In questo panorama complicato i Centri di servizio del volontariato, e quello di Padova in particolare, hanno sostenuto, indirizzato e guidato questa complessità. Questo grazie a Giorgio Ortolani, ma anche al nostro direttore Alessandro Lion, senza dimenticare tutti i consiglieri che si sono succeduti e infine tutti i nostri dipendenti e collaboratori».
Ha già qualche progetto che le sta particolarmente a cuore e a cui intende lavorare fin da subito?
«I gruppi di volontariato, i loro progetti e le loro difficoltà devono ispirare il nostro lavoro. I Csv saranno utili solo se le organizzazioni di volontariato e i loro collegamenti continueranno a indirizzarci. Voglio spingere affinché ci si impegni ancora di più sui temi educativi e formativi. Il futuro del volontariato è formare cittadini solidali: questo deve diventare il nostro grande impegno. Infine, tornando alla collaborazione tra volontariato e istituzioni, mi piacerebbe promuovere magari proprio per il 5 dicembre, giornata internazionale del volontariato, un momento di incontro “Volontariato e istituzioni”, un grande tavolo di “contaminazione” che diventi momento di programmazione per i prossimi anni».
In vista dei prossimi mesi ha qualche preoccupazione?
«Sì, perché circolano alcune anticipazioni in merito alla diminuzione della consistenza del quindicesimo che nei prossimi anni le fondazioni di origine bancaria metteranno a disposizione dei Csv. Questa è una preoccupazione che però ci deve spronare nella ricerca di nuovi modi per sostenere le organizzazioni, continuando lungo la strada della sobrietà e dell’efficienza».
In quasi tutte le organizzazioni di volontariato, si respira una preoccupazione in merito al tema giovani. Molti gruppi lamentano che le nuove generazioni fanno fatica a interessarsi di volontariato. Cosa ne pensa?
«La promozione del volontariato giovanile è un impegno che il Csv di Padova ha sempre messo al primo posto. Penso alle continue iniziative con le scuole, alle 10 mila ore di volontariato. Dobbiamo però impegnarci ancora di più con le organizzazioni di volontariato perché comprendano che ingaggiare e accogliere un giovane impone stili, prassi e linguaggi diversi da quelli a cui siamo abituati. Dobbiamo far sì che la disponibilità di un giorno diventi un impegno continuativo e un vero stile di vita».