La nostra è una nascita continua. L’esistere è eccedenza
In un tempo in cui la misura e la quantità sembrano dettare la regola per ciò che ha un significato o meno, sembra alquanto controcorrente ogni discorso che si pronunci in favore di un riconoscimento di una dimensione incommensurabile.

Che sia traccia del dolore dell’esistere o di un’estasi che travalica la semplice gioia di un soggetto, che si tratti del pensiero di un’origine irrappresentabile o l’anticipazione della propria fine, o ancora che esprima l’apparire del volto altrui, la venuta della persona amata, il levarsi di un nuovo giorno, o l’intuizione del divino, il “non integrabile” sfida il concetto. La ragione non domina ciò verso cui la parola “eccedenza” fa segno, come accade all’aggettivo “aorgico” usato dal poeta tedesco...