“Scelte per l’eternità”: la vita religiosa delle suore con sindrome di Down

Nel centro della Francia, una comunità di vita contemplativa accoglie donne con sindrome di Down nella vita religiosa. Preghiera, lavoro e fraternità si intrecciano in una vocazione condivisa che diventa segno profetico per la Chiesa e risposta silenziosa alla cultura dello scarto

“Scelte per l’eternità”: la vita religiosa delle suore con sindrome di Down

“Ci dicevano che avremmo abbassato il livello della vita consacrata. Che la vocazione delle nostre sorelle era solo un’idea dei genitori, non una vera chiamata”. Madre Line, superiora delle Piccole Suore Discepole dell’Agnello, racconta senza fronzoli l’inizio di un cammino inatteso, e per molti inaccettabile. Da quasi quarant’anni, nel cuore della Francia, questa comunità accoglie donne con sindrome di Down nella vita contemplativa: “In pochi credevano che una persona con disabilità intellettiva potesse ricevere una vera vocazione. È stata una sofferenza lunga, a volte silenziosa. Ma il Signore ci ha aiutato a tenere lo sguardo fisso su di Lui. Non tutti sono chiamati a scoprire i Suoi tesori, e questo ci ha dato pace”.

Il sostegno è arrivato da alcuni pastori capaci di ascolto. “Mons. Jean Honoré, che poi divenne cardinale, comprese profondamente il nostro cammino e avviò le prime pratiche a Roma. Nel 1995 ci trasferimmo nella diocesi di Bourges, dove mons. Pierre Plateau ci accolse con grande benevolenza. Dopo aver consultato Roma, ci riconobbe nel 1999 come istituto di vita contemplativa”. Oggi la comunità vive accanto all’abbazia benedettina di Fontgombault:

“Il padre abate ci ha accolte con grande discrezione e ci ha accompagnate con attenzione. Per noi, la stabilità spirituale è fondamentale, e l’alternanza dei parroci rende questo equilibrio più fragile. La vicinanza con l’abbazia ci sostiene”.

Le Piccole Suore sono riconoscenti anche alla figura del p. Henri Bissonnier, pioniere nella catechesi per persone con disabilità, che intuì per primo la possibilità di una vera vocazione religiosa per giovani con sindrome di Down: “I suoi insegnamenti hanno influenzato molti in Francia e all’estero. Anche il mio cammino è stato segnato dalla sua visione”.

Nel 2017, l’incontro con Papa Francesco ha dato un sigillo definitivo alla loro vocazione. “Essere accolte, ascoltate e benedette dal Santo Padre è stata una gioia profonda. Per noi è stato un riconoscimento pieno della nostra scelta di seguire Cristo nella fragilità.

Il Papa ci ha confermate con gesti semplici, ma profondi. La sua attenzione verso ogni vita, la sua insistenza sul valore della persona, ci hanno incoraggiate a perseverare, nonostante le sfide quotidiane”.

Le giornate scorrono con un ritmo regolare, in cui preghiera, lavoro e vita comune si intrecciano. Alle 7 si alzano, poi fanno colazione, seguono le lodi e le attività comunitarie come la cucina, il giardinaggio o la cura della casa. La messa viene celebrata almeno due volte a settimana, o più spesso se ci sono sacerdoti ospiti. Dopo il pranzo, si dedicano alla lettura spirituale, alla Bibbia e alle vite dei santi. Alle 15 recitano il rosario, poi fanno merenda e, nel pomeriggio, si svolgono i laboratori: tessitura, coltivazione di piante aromatiche, raccolta della rosa di Damasco, essiccazione, distillazione e produzione artigianale di cosmetici e tisane. La loro linea si chiama “Still’Amoris – La goccia d’Amore”. La sera pregano i vespri, cenano e concludono con la compieta: “Ogni momento è condiviso: la nostra vita è fraternità concreta”.

Convivere ogni giorno con sorelle con sindrome di Down è un dono che interpella. “La loro spiritualità è intensa. Sono come specchi limpidi del volto di Gesù, il volto del cuore. Sorella Marie-Ange, salita al cielo, ripeteva sempre: ‘Sono stata scelta per l’eternità’. Quelle parole sono diventate anche il titolo di un libro.

Le nostre sorelle vivono l’essenziale: umiltà, gioia, accoglienza, fiducia. Insegnano a guardare l’altro senza paura, senza difese. E ci ricordano che non si ama per ciò che si sa o si fa, ma per ciò che si è”.

La loro testimonianza è diventata anche segno per la società: “Viviamo in un tempo in cui tanti bambini con sindrome di Down non vengono nemmeno accolti alla nascita. Noi vogliamo dire che ogni vita è preziosa. Come ci disse mons. Plateau, consegnandoci le nostre Costituzioni: ‘Non so cosa diventerete, piccolo gregge, ma sono certo che avete scritto una delle pagine più belle del Vangelo della Vita’. I visitatori spesso arrivano con inquietudine, ma se ne vanno con occhi nuovi, pieni di meraviglia. Le paure che accompagnano l’attesa di un bambino con disabilità, qui si trasformano in serenità, grazie all’incontro con le nostre sorelle”. In vista del Giubileo delle persone con disabilità, madre Line guarda avanti con speranza: “È bello sapere che oggi nella Chiesa c’è posto per tutti. Non come concessione, ma come verità. La fragilità può diventare una via. È già una via”. A confermarlo sono proprio le sorelle con sindrome di Down: “Sono felice per la mia fedeltà a Gesù, da 40 anni”. “Mi piace servire in cucina”. “La cosa più bella è essere insieme”. “Amo pregare per i malati, recitare il rosario, confidare a Gesù le intenzioni che ci affidano”. “La compieta è la mia preghiera preferita. Mi piace cantare il Cantico di Simeone”. La vita religiosa, qui, ha il volto limpido di chi ha trovato casa.

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Fonte: Sir