Giubileo persone con disabilità. Borgo Guanella: “Alla conquista della Porta Santa per essere abbracciati da Gesù”
Il 28 e 29 aprile il Giubileo dedicato alle persone con disabilità. Don Fabio Lorenzetti, direttore del Centro di riabilitazione del Don Guanella di Roma, racconta al Sir il cammino giubilare degli ospiti della struttura fatto di mini-pellegrinaggi alla Porta Santa di san Pietro, gesti, catechesi, incontri. Parole d’ordine tenerezza, misericordia, speranza e bellezza

Il 28 e 29 aprile si svolgerà il Giubileo delle persone con disabilità. Per l’occasione, il 28 aprile si terrà a Roma il convegno nazionale “’Noi’ pellegrini di speranza”, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei (Centro Congressi Augustinianum, ore 8-15). Tutti portano nel cuore una speranza. Tutti hanno il desiderio e il diritto di vivere l’Anno Santo. Don Fabio Lorenzetti, superiore e direttore del Centro di riabilitazione Casa San Giuseppe dell’Opera Don Guanella di Roma, che accoglie da oltre un secolo persone affette da disabilità mentali e psicosensoriali attraverso tre tipologie di servizi: residenziale, semiresidenziale e non residenziale, racconta al Sir come a Borgo Guanella – così gli piace chiamare la struttura – si stia vivendo questo tempo di grazia.
“Per evitare le due giornate di fine aprile, sicuramente super affollate, abbiamo già da tempo iniziato a celebrare l’anno giubilare organizzando mini-pellegrinaggi alla Porta Santa della basilica di San Pietro, sia per gli ospiti del diurno sia per quelli del residenziale, coinvolgendo operatori, famiglie e i volontari che ci danno una mano”, esordisce il sacerdote. Giorno prescelto il giovedì, preparato il sabato precedente con “un momento di catechesi e riflessione con i ragazzi, e, per chi se l’è sentita, anche di accostamento al sacramento della riconciliazione”. Quattro i pellegrinaggi già compiuti, altri due sono in programma dopo il periodo pasquale. Perché i ragazzi sono tanti: oltre alla grande Casa San Giuseppe, a Borgo Guanella, “che è un grande pase”, dice don Fabio, ci sono “i tre gruppo appartamento” che hanno un nome biblico: Nazareth, Betania ed Emmaus.
Il grande giorno. Quando arriva il grande giorno ci si alza presto, si anticipa la colazione e si parte.
L’atmosfera è effervescente come se si andasse ad una festa.
“Bisogna vestirsi bene perché andiamo alla Porta Santa”. “Incontreremo il Papa?”. “Non credo, in questo periodo non sta bene, ma noi andiamo lo stesso”. “Chissà che magari non lo possiamo incontrare…”: questo il desiderio dei pellegrini prima della morte del Pontefice. Finalmente si va con i quattro pulmini del Don Guanella, più altri due messi a disposizione dalla Croce Rossa e dall’Associazione volontari carabinieri, per arrivare a Piazza Pia. “Lì tentiamo di capire il senso di quanto andremo a fare: Che cos’è la Porta Santa? A che cosa serve? E’ bella?. Spieghiamo che la porta si lascia attraversare ma non trattiene, ognuno dice la sua e i pellegrini arrivano piano piano a comprendere che questa Porta Santa è Gesù, quel Gesù che ha detto ‘Io sono la porta delle pecore’, e che ama i bambini, guarisce i malati, abbraccia i lebbrosi”. E poi si parte, a turno con la Croce in spalla, lungo via della Conciliazione.
Un popolo coloratissimo: chi a piedi, chi in carrozzina, ma tutti vanno con il medesimo entusiasmo alla conquista della Porta Santa, e non importa se con il sole o sotto la pioggia.
La mano, la carezza, l’abbraccio. Tre le tappe e i gesti che scandiscono il pellegrinaggio. Il primo gesto è quello di darsi la mano: “significa offrire aiuto e amicizia, perché non siamo soli”. Arrivati alla chiesa della Traspontina la seconda sosta per fare e ricevere una carezza. “Abbiamo bisogno di carezze – spiega don Fabio -; la strada può essere difficile, la carezza ci richiama qualcosa di bello, di familiare, il papà, la mamma, gli amici, gli operatori”. L’ultimo gesto, prima di salire lo scivolo davanti alla basilica, è “un intenso abbraccio, rimando alla tenerezza, alla misericordia e all’abbraccio di Dio”.
La Porta Santa. E finalmente si attraversa la Porta Santa “sotto lo sguardo di Gesù che si offre, si lascia attraversare, si lascia direi quasi calpestare rendendo le nostre sofferenze, povertà e fragilità quasi più belle e venate di speranza”. In basilica un addetto guida il gruppo ad una cappella dove pellegrini e accompagnatori si raccolgono per un momento di silenzio, un canto, una preghiera, un saluto a Gesù. E un piccolo dono: a tutti viene consegnata una medaglietta ricordo da mettere al collo. Dopo il passaggio della Porta, spiega don Fabio,
“pur continuando a muoverci in carrozzina o a camminare sulle nostre fragili gambe, acquisiamo una maggiore consapevolezza della nostra dignità di figli amati”.
Uscendo, questi pellegrini speciali risalgono su loro pulmini parcheggiati “sotto la casa del Papa” e rientrano alla base “felici e contenti”, racconta il sacerdote precisando che l’organizzazione, comprensibilmente complessa, è stata facilitata dalla disponibilità degli organizzatori del Giubileo che hanno messo a disposizione dei pulmini “il parcheggio, proprio di fronte a Santa Marta, e una cappella all’interno della basilica”.
Chiediamo a don Fabio in quale modo parteciperanno al Giubileo di fine aprile. “Alcuni dei nostri responsabili interverranno al convegno del 28 aprile – risponde – e suor Veronica Amato (responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, ndr) ci ha ingaggiato per essere presenti alla manifestazione “Le vie della speranza” su via della Conciliazione, con uno stand di Borgo Guanella. Lì presenteremo le nostre attività; ci sarà uno dei nostri laboratori, probabilmente quello dedicato a estetica e bellezza e, naturalmente, Radio Borgo Guanella che andrà in giro a fare interviste. Ovviamente parteciperemo anche alla festa che ci sarà nell’ambito del Giubileo per i disabili.
Don Fabio, sembra strano parlare di bellezza in un contesto di disabilità, limite, sofferenza, aspetti che la nostra società aborrisce e da cui prende le distanze. “È vero – replica -, è proprio così.
Ma che cosa significa bellezza? Che cosa significa estetica?
Se ci fermiamo ad un canone esteriore siamo spacciati, ultimi in classifica. Ma se guardiamo ad altri canoni – bellezza interiore, trasparenza, coerenza, semplicità, lentezza – allora le cose possono cambiare. E, paradossalmente, sono proprio queste le cose che oggi la società fa fatica a realizzare, ma che cerca disperatamente”.