Giubileo persone con disabilità. Baroni: “Con il progetto Chicco di grano una presa in carico a 360 gradi”
Previste 6 azioni che vedono in rete enti del Terzo settore, con il coordinamento della diocesi di Foligno

Mettere al centro la persona con disabilità, prendendola in carico in un’ottica personalizzata e globale, costruendo un sistema di rete sociale. È l’obiettivo del progetto “Il Chicco di grano”, nato in sinergia con la diocesi di Foligno, in particolare con la Caritas diocesana e con la Fondazione Arca del Mediterraneo, che è il braccio operativo della Caritas diocesana. La diocesi è l’anello di coordinamento dell’iniziativa in cui è coinvolta tutta la cittadinanza. “Un ambito di azione come questo non ha muri, ci tiene tutti uniti. Abbiamo chiamato ‘Il Chicco di grano’ il progetto, perché i piccoli chicchi di grano fanno crescere la grande spiga”, spiega al Sir Emanuela Baroni, responsabile del coordinamento del progetto “Il Chicco di grano”.
Ideato inizialmente nel 2020-2021, durante la pandemia, mettendo in rete dalla diocesi di Foligno l’associazione Dopo di noi-Insieme a noi e la Fondazione Arca del Mediterraneo, il progetto è restato chiuso in un cassetto fino al 2022 quando è uscito, con scadenza settembre 2023, un Avviso pubblico della Regione Umbria finanziato dal Ministero del lavoro e delle Politiche sociali a favore degli enti di Terzo Settore secondo quanto predisposto dal decreto legislativo 117/2017. Il bando prevedeva la predisposizione di un progetto in rete, con minimo quattro enti del Terzo Settore. “Insieme ad altri enti che erano nella rete della diocesi, l’Associazione Teatro San Carlo e l’Associazione Dream More, abbiamo presentato il progetto e a dicembre 2023 abbiamo saputo di essere rientrati in graduatoria e che avremmo ricevuto un finanziamento”. Il progetto prevede la messa in campo di sei azioni; il territorio di attualizzazione è la zona sociale 8 con capofila il Comune di Foligno.
“Questo nostro progetto è in linea con il decreto legislativo 62 del 3 maggio 2024 in attuazione della legge 227 del 2021 che mette al centro la persona con disabilità con il suo progetto di vita individuale – precisa Baroni -.
Nel nostro progetto, infatti, compiamo delle azioni che mettono al centro la persona e la prendiamo in carico con un approccio personalizzato”.
Una delle sei azioni è stata l’apertura, il 1° aprile, dello sportello “Informa Disabilità”:
“È uno sportello di primo ascolto; le parole chiave sono: ascolto, accoglienza, orientamento e accompagnamento”.
Ha sede a piazza San Giacomo, presso la Caritas diocesana di Foligno; è gestito e realizzato dalla Fondazione Arca del Mediterraneo. “È presente un assistente sociale, affiancato da una psicologa. È aperto due volte a settimana, il martedì pomeriggio dalle 16 alle 19 e il sabato mattina dalle 9,30 alle 12,30 per l’accoglienza della persona con disabilità o della famiglia, con lo scopo di ascoltare i bisogni, orientare e, se necessario, accompagnare ai servizi sociali o ai servizi pubblici e privati già presenti nel territorio della zona sociale 8”. In questa realizzazione del progetto “ci affianca il Comune di Foligno, in quanto deputato al Segretariato sociale: la dirigente dei Servizi sociali sta lavorando per mettere a regime la collaborazione con un protocollo d’intesa per offrire al Comune aggiornamenti sugli interventi man mano predisposti. Infatti
dovremmo essere l’anello di congiungimento tra le famiglie e il servizio pubblico dando voce ai bisogni e co-progettando gli interventi necessari”.
Dopo aver ricevuto i finanziamenti “ha aderito al progetto l’Università di Perugia, con il corso di laurea in Scienze dell’educazione che ci ha assicurato un aiuto per l’attivazione dello sportello e la presenza di educatori. Tutto il progetto deve essere realizzato entro il 31 dicembre 2025, termine dei finanziamenti, ma noi vogliamo dare una continuità all’iniziativa”.
Un’altra azione, connessa allo sportello “Informa Disabilità”, è il “Cantiere progetto individuale”, fulcro del decreto 62:
“Lo sportello si propone come facilitatore e agevolatore per elaborare la proposta di un progetto di vita individuale da allegare alla richiesta che viene inviata al Comune di residenza.
Ogni persona con disabilità deve avere un progetto di vita individuale stilato dall’unità di valutazione multidimensionale su richiesta della famiglia o della stessa persona con disabilità. Riconoscendo lo stato di funzionamento della persona e il suo ambiente si arriva al budget di progetto necessario per mettere in atto l’autonomia e l’autosufficienza della persona. L’équipe costituita dall’associazione Dopo di noi-Insieme a noi, due psicologi, l’assistente sociale dello sportello può aiutare la famiglia a elaborare la proposta da sottoporre all’unità di valutazione multidimensionale. Infatti, conoscendo già la situazione familiare della persona con disabilità, possiamo agevolare Comune e Asl per inquadrare il caso. Qui stiamo lavorando con l’Istituto Serafico nel caso in cui alla nostra équipe dovesse servire qualche figura più specializzata”.
La presa in carico personalizzata riguarda tutto l’arco di vita. “Realizzeremo un doposcuola dalla metà di maggio per sostenere i ragazzi durante il periodo estivo – racconta la coordinatrice del progetto -.
Il doposcuola sarà aperto due pomeriggi a settimana, presso la sede della Caritas a piazza San Giacomo, per l’accoglienza di dieci ragazzi con disabilità.
Sempre in un’ottica di inclusione apriremo il doposcuola non solo ai ragazzi con disabilità ma anche a ragazzi senza difficoltà certificate ma che abbiano bisogno di sostegno”. In questa attività c’è la collaborazione dell’Istituto Orfini, che ha un percorso scolastico di assistente socio-sanitario. “Abbiamo chiesto che alcuni studenti vengano da noi per un percorso di alternanza scuola-lavoro per avere l’opportunità di capire se può essere la loro professione del futuro”.
Un’altra azione riguarda il lavoro.
“Il 12 maggio inizieremo il ‘Cantiere lavoro’, con l’inserimento in un laboratorio protetto, sempre gestito dalla Caritas a San Giacomo, di 5-7 ragazzi per arrivare fino al 31 dicembre ad aver inserito al lavoro 20 ragazzi con disabilità.
Quando parliamo di laboratorio protetto significa che i ragazzi saranno affiancati da figure di assistenti in attività sociali. In questa azione lavoriamo con la Fondazione Arca del Mediterraneo. A San Giacomo è aperta la mensa della Caritas diocesana per gli indigenti. Dall’inizio del Covid è stato distribuito solo il pasto da asporto, dopo la pandemia la mensa è stata riaperta solo per il pranzo.
Con il nostro progetto vogliamo riaprire la mensa anche di sera per la cena, com’era prima del Covid, i ragazzi saranno impegnati dalle 16,30 alle 19,30 nell’accoglienza e nel servizio per la cena agli indigenti, affiancati da assistenti e da un coordinatore.
In questa fase di sperimentazione è previsto che vengano individuate 5 persone con abilità residue di attività lavorativa, parliamo di persone che possono essere iscritte nella legge 68, per far seguire un tirocinio formativo e inserirli sul mercato del lavoro per aziende del territorio e non solo in laboratori protetti. Per questa azione stiamo lavorando anche con la Fondazione Casa del ragazzo del Cnos-Fap, per individuare quali possono essere i tirocini formativi con degli obiettivi minimi tali da garantire la certificazione da parte del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, in questo caso dall’Arpal, in modo che venga riconosciuto nel curriculum vitae”.
Un’altra azione riguarda il tempo libero: qui s’inserisce il teatro.
“Quindici ragazzi con disabilità hanno iniziato a frequentare i laboratori di teatro, coro e danza a ottobre scorso, insieme a tutti gli altri ragazzi, in una logica di inclusione sociale. I laboratori non sono stati fatti per loro ma insieme con loro”.
Questa azione è terminata con lo spettacolo “Francesco – Il Cantico”, “con i ragazzi che hanno partecipato e sono saliti sul palco. È stata un’iniziativa veramente bella: non abbiamo parlato più di inclusione, ma di partecipazione. Ogni ragazzo con disabilità ha partecipato allo spettacolo con il proprio ruolo”.
L’ultima azione messa in campo da un altro partner del progetto, Dream More, è il coinvolgimento, nella scrittura di un libro, di 6 ragazzi con la sindrome di Down.
“Nel libro si parla di un brutto anatroccolo. Hanno elaborato un libro per bambini in cui traspare la loro esperienza di inclusione, di ricchezza, di bellezza della vita.
Il libro pubblicato e stampato dalla Mondadori sarà pubblicizzato nelle scuole della zona sociale 8 e anche fuori. Dovremo anche pubblicizzarlo nella Settimana dell’inclusione a ottobre ad Assisi”.
La diocesi di Foligno ha un ruolo di coordinamento in tutto il progetto:
“Il nostro obiettivo è coinvolgere il maggior numero di famiglie possibile, sapendo che è un percorso gratuito e arrivando a chi ha meno servizi e meno solidità economica. La diocesi ci sta aiutando con questo compito conoscendo le famiglie sul territorio che hanno più necessità”.
C’è una collaborazione anche con la Fondazione San Domenico da Foligno (promossa dalla diocesi), che è titolare della Gazzetta di Foligno e di Radio Gente umbra, “per aiutarci nella comunicazione e pubblicizzazione del nostro progetto”.
Dopo la fine del finanziamento in qualche modo il progetto continuerà? “Per il libro decideremo se ripetere l’iniziativa dal riscontro che avrà. Nelle scuole dove lo presenteremo saranno dati ai ragazzi dei questionari su cosa pensano della diversità. Con le scuole potrebbero ipotizzarsi incontri anche in seguito con i nostri volontari proprio per un’opera di sensibilizzazione e per divulgare una nuova cultura dell’accoglienza”. Rispetto all’azione nel tempo libero, “abbiamo visto che il teatro è stato di grande aiuto: ragazzi e famiglie sono stati molto contenti, ma anche gli altri hanno trovato una ricchezza. Quindi a settembre cercheremo fondi per continuare l’attività teatrale. Per ogni laboratorio sono stati coinvolti tutor artistici e operatori, anche considerando che non tutti i ragazzi con disabilità impegnati erano ad alto funzionamento”. Infine,