25 aprile, una festa sobria e intensa

Le cerimonie della Liberazione, quest'anno, cadono nel periodo istituzionalmente di lutto per la morte di Papa Francesco. E si continua a cercare l'unanimità su quest'evento

25 aprile, una festa sobria e intensa

Ricorrenza particolare quest’anno, il 25 aprile. Per gli ottant’anni tondi e perché capita in un periodo anche istituzionalmente di lutto, la vigilia delle esequie di Papa Francesco.
Allora può essere l’occasione per porsi alcune domande e cercare di condividere una linea prospettica.
La domanda essenziale è: perché il 25 aprile, festa della Liberazione, rischia ancora di essere percepita come una festa divisiva?
Rispondere implica guardare alla storia di questi ottant’anni e alle sue diverse fasi. La guerra mondiale è stata in Italia dopo l’8 settembre 1943 anche guerra civile.

La Repubblica con la sua costituzione nasce anche come definitiva fine del fascismo, con una clausola di salvaguardia antifascista contenuta nella disposizione XII.

Istituita dal governo guidato da Alcide De Gasperi il 22 aprile 1946, nell’imminenza del primo anniversario, la scelta del 25 aprile come festa nazionale intendeva rappresentare proprio questa dinamica, la resistenza come iniziativa di un ampio fronte, in cui tra l’altro le forze cattoliche avevano un ruolo essenziale, anche di garanzia nei confronti degli Alleati e la necessità di una riconciliazione su questi valori.
Progressivamente questa data, al di là delle manifestazioni ufficiali, è stata gestita soprattutto dalle forze di sinistra, quasi a compensare la esclusione dal governo. Nel corso della cosiddetta “seconda repubblica” poi alla celebrazione della liberazione e della libertà si è sovrapposta quella dell’antifascismo cosiddetto militante, ovvero aggiornato nei confronti di tutti coloro che risultassero “non allineati”. Ma questa possibile appropriazione non può essere un alibi per le realtà culturali e politiche delle nuove destre per misconoscere il senso e l’importanza della festa della liberazione.
“Io continuo a sperare che, prima o poi, ci possa essere unanimità sulla Festa della Liberazione, perché l’ha voluta De Gasperi”, ha ben detto Maria Pia Garavaglia, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, in una bella intervista pubblicata sull’ultimo numero di Studium, una della più antiche riviste italiane di cultura come festa della libertà di tutti e per tutti. Cosa che presuppone la verità della memoria. E il coraggio di misurarsi senza remore con la storia.

Questo 25 aprile, più sobrio ed intenso, diventa allora occasione preziosa per una legittimazione reciproca fondata sui principi e valori fondamentali della nostra democrazia scritti nella costituzione repubblicana.

Francesco Bonini

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Fonte: Sir