Il Papa e l’Ucraina. Mons. Ryabukha (Donetsk), “quella telefonata del Papa arrivata sulla linea del fronte”

Mons. Maksym Ryabukha, vescovo dell'esarcato greco-cattolico di Donetsk: “Quando sono stato ordinato vescovo, nei primi giorni del mio servizio pastorale, ho cercato di visitare le parrocchie nei territori dell’esarcato di Donetsk che coprono Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Dnipro. In uno di questi viaggi, mentre ero sulla strada, mi squilla il cellulare e noto che la chiamata arrivava da un numero sconosciuto. Ho preso il telefono e sento: “Sono il Santo Padre”.

Il Papa e l’Ucraina. Mons. Ryabukha (Donetsk), “quella telefonata del Papa arrivata sulla linea del fronte”

“Quando sono stato ordinato vescovo, nei primi giorni del mio servizio pastorale, ho cercato di visitare le parrocchie nei territori dell’esarcato di Donetsk che coprono Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Dnipro. In uno di questi viaggi, mentre ero sulla strada, mi squilla il cellulare e noto che la chiamata arrivava da un numero sconosciuto. Ho preso il telefono e sento: “Sono il Santo Padre”. Di Papa Francesco, mons. Maksym Ryabukha, vescovo dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, racconta questo ricordo personale. “Un amico in Vaticano – spiega – mi aveva detto che aveva girato il mio contatto personale al Santo Padre ma mai mi sarei immaginato che il Papa trovasse il tempo per chiamarmi davvero. Al telefono il Papa mi ha chiesto come stavo, come era la situazione. Abbiamo condiviso e parlato delle esperienze che stavo facendo. Alla fine, mi ha dato la sua benedizione per il mio servizio pastorale da vescovo”.

“Con quella telefonata, arrivava tutto l’affetto di una famiglia in Cristo, della Chiesa universale, del Papa, e questo affetto ci raggiungeva nella situazione drammatica che il nostro popolo sta vivendo praticamente da quasi 11 anni”.

Chi è stato papa Francesco per il “martoriato” popolo dell’Ucraina?

E’ stato un amico fin dai tempi in cui era arcivescovo in Argentina. Ha sempre manifestato un affetto speciale per il nostro popolo. E quando è stato nominato Papa, da subito ha avuto un pensiero per l’Ucraina. Non c’è stato leader mondiale che abbia parlato così tanto di noi. Lo ha fatto sempre, in tutte le occasioni.

Come riusciva ad arrivare concretamente a voi?

Il suo affetto non era solo nelle parole, ma si manifestava anche nei fatti. Ha per esempio sensibilizzato alla questione ucraina tutte le parrocchie cattoliche in Europa, promuovendo una raccolta di fondi per il supporto del popolo ucraino.

Sommando tutti i fondi raccolti grazie al suo intervento personale, il totale si aggira attorno ai 16 milioni di euro.

Non credo che ci sia qualche altro Stato che ci abbia sostenuto per una tale quantità di aiuti, come ha fatto il Papa.

Ma in una situazione di guerra in cui state, siete riusciti in questi giorni ad organizzare messe in suffragio per il Papa?

La nostra liturgia bizantina è ricca di preghiere per il Santo Padre. Ogni giorno il ricordo del Santo Padre si fa più volte non solo nella divina liturgia, cioè durante la messa, ma anche nelle Lodi, nei vespri e in altre preghiere. L’abbiamo accompagnato sempre con la preghiera. Quando abbiamo accolto la notizia della sua morte, tutti i nostri sacerdoti, in tutte le parrocchie dell’Esarcato di Donetsk, hanno pregato in suo suffragio.

Papa Francesco non è riuscito a venire in Ucraina. Sperate che il futuro Papa possa fare questo viaggio?

Il dramma che stiamo vivendo è veramente molto forte. Certo, la visita del Santo Padre è sempre un incoraggiamento alla vita, a guardare avanti. Certo che speriamo che il futuro Papa possa venire. Ma quando ci chiedono qual è la nostra vera speranza, noi rispondiamo che il nostro sogno è la pace giusta, il rispetto della dignità della vita, la possibilità di tornare nelle nostre case. Se la visita del futuro Papa può aiutare ad avvicinare questo sogno, allora sì, speriamo.

Donald Trump si dice convinto di essere arrivato a un’intesa con Mosca sul cessate il fuoco. E i leader europei stanno cercando di tessere le fila di una trattativa sempre più complessa. Voi cosa pensate?  

Il popolo ucraino chiede la giustizia, la dignità della vita, il diritto alla vita, il diritto alla propria casa, alla propria terra. Ma soprattutto chiede di vivere nella libertà.

Non vogliamo una pace in cui diventiamo terrorizzati, massacrati e uccisi in un silenzio coperto e imposto da un regime, ma vogliamo una pace giusta che ci ridoni quella libertà della vita che abbiamo avuto prima dell’inizio della guerra del 2014. Aggiungerei poi un’altra cosa a cui teniamo tanto: non si facciano gli accordi su di noi, senza di noi, come anche non si derubi la terra degli ucraini giustificando questo furto con gli accordi di pace.

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Fonte: Sir