Intelligenza artificiale. Con passione e responsabilità

Papa Francesco e l'AI

Intelligenza artificiale. Con passione e responsabilità

Il Papa anziano che abbiamo affidato al Signore qualche giorno fa sarà ricordato anche per aver parlato diffusamente di un tema che difficilmente associamo ai nostri anziani: l’intelligenza artificiale. Sono infatti almeno una dozzina i discorsi e i documenti che ha dedicato a questo argomento. Fra essi i messaggi per la pace e la comunicazione del 2024 e il discorso al G7 sempre dello scorso anno.

Perché e come un papa 87enne, che ha la possibilità di parlare ai potenti della terra, decide di dedicare il suo discorso non a un tema squisitamente religioso o sociale, ma alla più grande innovazione tecnologica in atto in quel momento? Non era un suo tema né per l’età né per il ruolo, eppure…

Alla radice di questo interesse c’è quella che lui stesso ha definito una “passione e una responsabilità” per il destino dell’umanità. Se nuove tecnologie stanno profondamente mutando la condizione umana, non possiamo non riflettere su cosa tutto ciò comporta.

Con questa attenzione, il Papa è entrato nel tema senza risposte precostituite, men che meno senza fare la morale a qualcuno, ma piuttosto mettendo a disposizione dell’intera umanità il patrimonio e la saggezza di duemila anni di storia cristiana. Con questa apertura di fondo ha chiamato e coinvolto scienziati e filosofi, ingegneri e avvocati, informatici e teologi, e poi politici, economisti, manager, industriali e accademici. Anche i leader di tutte le religioni del mondo. Nessuno è stato escluso, nessuno può essere escluso – ci ha ricordato – da una riflessione su un fenomeno così importante; e non importa se le posizioni iniziali sono distanti o si propugnano visioni dell’uomo e della società anche molto diverse tra loro.

Ha inventato perfino un termine: algoretica, per dire che abbiamo bisogno di uno sguardo profondo (una “sapienza del cuore” scriverà nel suo messaggio sulla comunicazione) che ci faccia intuire dove andare e come farlo. In questo senso, se si rileggono i suoi testi sull’argomento, si scopre che il motivo per cui il Papa invoca un’etica dell’intelligenza artificiale non è riconducibile esclusivamente ai rischi che essa pone. A differenza di altri che chiedono un approccio etico solo per evitare deragliamenti, Papa Francesco pone a tutti la domanda su dove vogliamo andare grazie a queste tecnologie e su come vogliamo costruirle e utilizzarle.

In fondo, il Papa, con una posizione squisitamente cristiana, ha riposto a tutta la Chiesa e al mondo intero una domanda appassionata e realistica sul futuro che vogliamo e possiamo costruire. Ecco la saggezza di un anziano che evita la tentazione di chiudersi in una memoria ripetitiva e stanca del passato, ma con tutta la sua esperienza guarda avanti e porta tutta la Chiesa a fare altrettanto.

Così Francesco, citando spesso le sue due encicliche “Laudato sì” e “Fratelli tutti”, ha ripreso i grandi capitoli della dottrina sociale della Chiesa e ha iniziato a farli interagire con ciò che l’avvento dei sistemi di intelligenza artificiale sta producendo: come custodire e realizzare centralità e dignità della persona umana, del bene comune, della sussidiarietà, della giustizia nel tempo degli algoritmi? Nei suoi testi il Papa indica alcuni campi dove questa questione risulta particolarmente decisiva: il lavoro, l’educazione, la comunicazione, la difesa militare, la medicina, le migrazioni, il controllo sociale, l’esercizio della democrazia. Quasi un indice con cui, anche grazie a lui, si dovrà lavorare nei prossimi mesi.

Nell’ultimo testo dedicato al tema, il messaggio inviato al presidente francese Macron in occasione del summit di Parigi del febbraio scorso, Papa Francesco ha scritto: “la nostra sfida ultima è e resterà sempre l’uomo”. In questi anni abbiamo imparato da lui, vecchio signore argentino, cosa significhi affrontare nell’era digitale questa sfida con passione e responsabilità. Gliene siamo davvero grati.

Andrea Ciucci

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Fonte: Sir