La prima domenica senza Francesco. Due immagini per ritrovare alcune parole di Papa Bergoglio

In assenza del Regina coeli alcune riflessioni che Papa Francesco ha pronunciato negli anni passati proprio sulla pagina evangelica di questa domenica

La prima domenica senza Francesco. Due immagini per ritrovare alcune parole di Papa Bergoglio

Papa Francesco ha concluso il suo pellegrinaggio terreno nel giorno in cui la chiesa ricorda l’incontro dell’angelo con le donne giunte al sepolcro, la pesante pietra rotolata di lato: “Non abbiate paura. Gesù non è qui, è risorto come aveva detto”. Il funerale, solenne, si è svolto alla vigilia della domenica chiamata, per volere di san Giovanni Paolo II, della Divina misericordia, giorno in cui il Vangelo di Giovanni ci offre il racconto della duplice manifestazione del Risorto nel Cenacolo: la prima nella sera stessa della resurrezione, assente l’apostolo Tommaso; la seconda otto giorni dopo, a conferma della fedeltà del Signore alla sua comunità. Questa può essere segnata dalla ferita di una mancanza ma il Signore viene comunque è sta in mezzo ai suoi. Come leggiamo in Giovanni “venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: pace a voi”.

Due immagini in questa domenica, la prima senza Papa Francesco, sepolto accanto all’icona della Salus populi romani, nella basilica di Santa Maria Maggiore; la prima senza le sue parole nell’ora del Regina Coeli. Due immagini per ritrovare alcune parole di Francesco a commento di questo passo del quarto Vangelo.

Il testo di Giovanni ci parla dell’incontro, “la sera del primo giorno”, con i discepoli nel cenacolo, le porte chiuse per paura, assente l’apostolo Tommaso; questi sarà presente otto giorni dopo, quando il Signore lo inviterà a toccare le sue ferite. Pochi giorni dopo la sua elezione Francesco commenterà questo brano del Vangelo affermando che c’è una beatitudine della fede che riguarda tutti coloro che hanno creduto pur non avendo incontrato Gesù risorto: “in ogni tempo e in ogni luogo sono beati coloro che, attraverso la parola di Dio, proclamata nella chiesa e testimoniata dai cristiani, credono che Gesù Cristo è l’amore di Dio incarnato, la misericordia incarnata. E questo vale per ciascuno di noi”. È la domenica, 7 aprile 2013, il giorno della presa di possesso della cattedrale di Roma e nell’omelia proponeva tre parole – misericordia, pazienza, coraggio – per dire che “non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani”. La misericordia di Dio è un “amore così grande, così profondo”, un amore che ci tocca da vicino e che “non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida”. Ricordava Tommaso che fa esperienza della misericordia di Dio che non lo abbandona nella sua incredulità; ricordava Pietro che lo rinnega tre volte: “non avere paura della tua debolezza, confida in me”. E i due discepoli di Emmaus, un “camminare vuoto, senza speranza”, ma Gesù “è accanto a ognuno lungo la strada”. Ci aspetta sempre, e questa pazienza di Dio “deve trovare in noi il coraggio di tornare a lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella nostra vita”. È come un dialogo, aggiunge, “tra la nostra debolezza e la pazienza di Dio”.

Qualche anno più tardi tornerà sulle parole di saluto che Gesù pronuncia nel Cenacolo: “pace a voi”. Francesco, il 28 aprile 2019, ricordava che il Risorto “reca l’autentica pace” e le sue ferite “costituiscono la fonte della pace, perché sono il segno dell’amore immenso di Gesù, che ha sconfitto le forze ostili all’uomo, cioè il peccato, il male e la morte”.

Tre anni più tardi, con il conflitto iniziato in Ucraina, Papa Francesco aveva parole ancora più forti per condannare la guerra, parole che torneranno più volte nei giorni del suo Pontificato. Così quel 24 aprile 2022 parlava di tristezza perché nei giorni della Pasqua “che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani”, si sente più “il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la risurrezione; ed è triste che le armi stiano sempre più prendendo il posto della parola”. Chiedeva una tregua pasquale e il coraggio “di dire, di manifestare che la pace è possibile”. Erano passati due mesi dall’inizio dell’invasione russa. Ma anche nel giorno di Pasqua di quest’anno Papa Francesco è tornato a condannare il conflitto, e i tanti combattimenti di questa terza guerra mondiale a pezzi, un lungo elenco di dolori e ferite per dire che “nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”. Quella foto, i presidenti Volodymyr Zelensky e Donald Trump seduti uno di fronte all’altro all’interno della basilica vaticana di San Pietro, sia davvero, come è stato detto, il primo miracolo di Francesco, ovvero il dono della pace in Ucraina e non solo, finalmente.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir