Il filo sonoro del silenzio. L’altra comunicazione di papa Francesco

Il “silenzio” ha tessuto il magistero di Francesco che lo ha declinato in situazioni di sofferenza, di disorientamento, di incontro con i poveri

Il filo sonoro del silenzio. L’altra comunicazione di papa Francesco

“In un mondo pieno di rumore non siamo più abituati al silenzio, anzi a volte facciamo fatica a sopportarlo, perché ci mette di fronte a Dio e a noi stessi”. Così papa Francesco nell’omelia del 30 settembre 2023 alla veglia di preghiera “Together” promossa in piazza San Pietro dalla comunità ecumenica di Taizè alla vigilia della XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi.

Il “silenzio” ha tessuto il magistero di Francesco che lo ha declinato in situazioni di sofferenza, di disorientamento, di incontro con i poveri. Lo ha posto in sintonia con l’ascolto dell’Altro e degli altri.

Aggiungeva Francesco in quel pomeriggio d’autunno del 2023 alla presenza dei capi delle diverse confessioni cristiane: “La verità non ha bisogno, per giungere al cuore degli uomini, di grida violente. Dio non ama i proclami e gli schiamazzi, le chiacchiere e il fragore: Dio preferisce piuttosto, come ha fatto con Elia, parlare nel “sussurro di una brezza leggera”, in un “filo sonoro di silenzio”.

La brezza che muoveva dolcemente le pagine del libro del Vangelo posto sull’umile bara al centro di piazza san Pietro il 26 aprile richiamava la tenerezza di un padre che parlava ai figli, che educava i figli al silenzio.

Anche in quel momento si percepiva l’appello a respingere le parole vane, il “chiacchiericcio”, le affermazioni ideologiche, i giudizi sulle persone. Anche in quel momento il silenzio veniva proposto come luogo e scuola di preghiera, di ascolto della Parola, di dialogo con Dio.

Papa Francesco l’aveva vissuto e indicato in modo particolare al cammino sinodale. Nel silenzio vedeva la condizione irrinunciabile per fare della conversazione nello Spirito un tempo per la conversione del cuore e per l’avvio di processi innovativi nella fedeltà a Vangelo.

Aveva fatto comprendere come il silenzio non fosse un’assenza di parole ma una comunicazione altra, una comunicazione capace di creare unità e armonia delle diversità, capace di aprire percorsi di pace, di fraternità e di giustizia, capace di costruire ponti e di abbattere muri.

Quando invitava i giovani a fare rumore a fare chiasso, lasciava intendere che non si riferiva al rumore che disperde e stordisce ma alla forza della parola e dell’azione che veniva dall’ascolto del silenzio dove la coscienza dell’uomo avverte la voce della verità.

Lo indicava come esperienza dell’anima che nessuna macchina avrebbe mai potuto e mai potrà comprendere e imitare.

Tornano agli occhi le immagini di un Papa che in 12 anni ha parlato al cuore di credenti e di non credenti anche senza pronunciare parole. Possono essere riassunte nella memorabile sera del 27 marzo 2020 quando in piazza san Pietro, solo e sotto una pioggia sottile pregava per un mondo terrorizzato dalla pandemia. Anche in quel momento ricordava che “lasciarsi riempire dal silenzio” non è venire meno alle responsabilità ma è trasformarle in atti di amore e di speranza oltre che in denunce del male e delle ingiustizie. Guidati anche dal “filo sonoro del silenzio”.

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Fonte: Sir