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L'appello dell’esule Ali Ehsani, cristiano cattolico che da giorni vive con l’angoscia di chi ha già conosciuto lo stesso terrore che ora attanaglia gli uomini e le donne del suo Paese. Ali è cristiano e sa quanto sia difficile vivere oggi in Afghanistan per chi professa la fede cristiana: "In questi giorno sono in contatto con una delle tante famiglie cristiane presenti a Kabul. Vivono nascoste e nella paura Ieri sera ho parlato di nuovo con una dei cinque figli. Piangeva, da giorni non cibo”

Mentre i governatori del Maryland e della Virginia si offrono di accogliere più rifugiati, la Chiesa cattolica americana, fin dalla creazione di un programma di reinsediamento dei rifugiati nel 2006, ha lavorato con il governo per consentire che i 73.000 afgani, titolari di un permesso speciale SIV, assieme alle loro famiglie venissero correttamente accolti. Ed in queste ore frenetiche è quello che sta facendo Catholic Charities in Virginia, man mano che arrivano aerei carichi di profughi in una base militare a Fort Lee, che vengono trasferiti nell’area di Arlington, dove si trovano già altri rifugiati, da lungo tempo, provenienti dall’Afghanistan

L'iniziativa di Sant’Egidio:  50 ragazzi ad agosto accanto ai profughi che si trovano nei campi e nei rifugi di fortuna nei dintorni di Bihac, in Bosnia. "Critiche le condizioni igieniche dei migranti, in maggioranza afgani, a cui si aggiungeranno chissà quanti altri in fuga dalla catastrofe umanitaria"

"Save the Children Afghanistan non abbandonerà il suo lavoro, il personale o le comunità che supporta dal 1976". Al lavoro "per riprendere le attività appena possibile per proteggere il futuro dei bambini": sono  circa 75 mila i minori costretti nell’ultimo mese ad abbandonare le proprie case

Il team di esperti, composto da personale sanitario, ingegneri strutturali, tecnici e logisti provenienti da sei paesi dell'Ue, raggiungerà il Paese nelle prossime ore. In partenza anche un medico italiano, specialista in maxi emergenze

Caritas Haiti, supportata dalle Caritas nazionali presenti nel Paese e da Caritas internationalis, è in prima linea nei soccorsi alle persone colpite dal terremoto di magnitudo 7,2  che il 14 agosto ha colpito le zone del sud-ovest, con 1400 morti finora accertati, 6.900 feriti e 37.000 abitazioni distrutte. Caritas italiana è presente ad Haiti dal 2010 con operatori umanitari, a sostegno della Chiesa e popolazione locale.

“Ricoveriamo bambini, giovani, adulti, donne, anziani, molti civili. Sono tanti i danni collaterali della guerra”. La testimonianza dell'operatrice di Emergency, nel Paese asiatico dallo scorso febbraio. "Ho sempre pensato che questo ambiente potesse permettermi di vedere il mio lavoro da una prospettiva completamente diversa". La situazione è cambiata con la "fuga" degli occidentali, il ritiro delle forze governative e l'arrivo al potere dei talebani. Leila Borsa spiega: "qui c'è calma apparente. Ma la gente che ha perso tutto si ritrova in un clima di incertezza a dover ricominciare da zero"