Inquinamento. Cattiva depurazione e glifosate: le bestie nere dei fiumi veneti
Chiare, fresche, dolci acque scriveva il Poeta, un verso che oggi tocca sconfessare anche in Veneto. Lo scrive Legambiente Veneto nel dossier “Operazione Fiumi, esplorare per custodire” che presenta i risultati del lavoro di analisi compiuto l’estate scorsa sui 7 fiumi più importanti della regione: Adige, Bacchiglione, Brenta, Livenza, Piave, Po, Sile, con dei focus che hanno visto un monitoraggio puntuale anche di alcuni corsi d’acqua secondari: Fratta-Gorzone, Piovego, Retrone, Dese e il Canale Brentella. I dati parlano chiaro: mala depurazione e glifosate sono i principali nemici dei nostri fiumi.
La campagna itinerante si è svolta i sette tappe ed ha coinvolto centinaia di persone tra volontari e cittadini che si sono cimentati in attività di campionamento e analisi sulla qualità delle acque, nei rilevamenti morfologici e - per la prima volta in via sperimentale - nel monitoraggio della river litter, vale a dire dei rifiuti lungo le rive. Al centro della campagna, l' analisi di parametri chimici e microbiologici delle acque superficiali dei campioni prelevati, elementi utili per valutare la qualità ecologica del fiume.
Due i principali ricercati: batteri fecali e glifosate. «La cattiva depurazione è la malattia cronica rilevata: su 50 punti campionati il 54% è risultato superare i limiti previsti per un buono standard di qualità delle acque - spiega Anna Carozzani, ingegnera ambientale e tecnica scientifica del team operazioni Fiumi - e 29 punti monitorati in 12 fiumi e corsi d’acqua minori della regione, risultano inquinati o fortemente inquinati, con valori di escherichia coli superiori a 1000 mpn/100ml, il limite di qualità per le acque interne. Le situazioni più critiche sulla depurazione riguardano i fiumi Retrone e Bacchiglione. Problemi seri anche per il Fratta Gorzone a Cologna Veneta e risultati preoccupanti anche per l’Adige, con segnali di criticità che arrivano da Zevio, proseguono verso Legnago e arrivano fino alla foce. Non va meglio la rilevazione del glifosate. l’erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura e della cui famiglia fanno parte i purtroppo famosi PFAS, rilevato oltre i limiti nel 26% dei campioni analizzati, un dato che desta seria preoccupazione e richiede un maggior controllo sui limiti e sugli utilizzi di questa sostanza, vista la nota pericolosità per la salute umana».
Le situazioni più critiche sulla depurazione riguardano i fiumi Retrone e Bacchiglione con risultati a dir poco allarmanti: per il fiume Retrone a Vicenza (Ponte del quarelo) sono stati misurati dai laboratori di Arpav ben 241.960 unità di escherichia coli su 100 millilitri d’acqua. Nel Bacchiglione, sempre a Vicenza in località Debba, sono stati riscontrati 198.630 unità: «Una situazione di allarme rosso per i Comuni del vicentino che deve essere approfondita» dicono i legambientini. Problemi seri anche per il Fratta Gorzone a Cologna Veneta dove le unità rilevate superano le 24mila e per il Livenza dove tutti i campioni analizzati risultano al di sopra del limite con dei picchi di 12mila unità a Motta di Livenza e di 11mila a Gorgo al Monticano in provincia di Treviso. Altro fiume a destare preoccupazione è il Sile: nessuno dei campioni prelevati è risultato entro i limiti, con un picco di 3200 unità a Casale sul Sile e di quasi 5mila unità a Cavallino Treporti: «il segnale di una sofferenza estesa fino alla foce, dovuta in particolare alla scarsa depurazione della Marca». Risultati preoccupanti anche per l’Adige, con segnali di criticità che arrivano da Zevio nel veronese, dove è stato riscontrato un valore di oltre 4mila unità, e che proseguono verso Legnago ( 2,5mila unità) fino ad arrivare alla foce a Rosolina con 1200 unità di escherichia coli su 100 millilitri d’acqua. I punti campionati nei fiumi Brenta e Piave nel complesso destano meno allarme, anche se con puntuali valori elevati, da tenere sotto dovuta osservazione. Sembra funzionare la capacità depurativa del fiume Po.
Per quanto riguarda il glifosate, il fiume Dese, nei pressi di Ca’ Noghera nel veneziano fa registrare il valore più alto di 1,1 µ/l, e il fiume Retrone, sempre a Vicenza presso il Ponte del quarelo, il glifosate raggiunge 0,78 µ/l. Preoccupante anche il risultato dei campioni raccolti sul Fratta Gorzone, dove sono stati registrati valori superiori al limite in tutti e tre punti esaminati con un valore massimo di 0,58 µ/l a Vighizzolo D’Este: «un segnale di criticità ulteriore che si aggiunge alla pericolosa presenza di Pfas, per un corso d’acqua afflitto da troppi inquinanti».
I volontari, formati dal comitato scientifico di Legambiente, hanno effettuato i prelievi dei campioni e degli elementi di criticità ambientale, assistiti per gli aspetti scientifici e formativi dai tecnici e dai laboratori di ARPAV, partner di questa prima campagna regionale di attenzione verso i fiumi messa in campo da Legambiente Veneto. Chi ha partecipato alle attività ha così potuto rendersi conto dell’importanza e della fragilità del “sistema fiume” che è costantemente messo a rischio non solo dagli scarichi più diversi ma anche dai continui tagli radicali di vegetazione lungo gli argini che mettono a rischio l’ecosistema fluviale.
“Operazione Fiumi, esplorare per custodire” aveva anche l’obiettivo di coinvolgere famiglie e cittadini in azioni di citizen science e volontariato ambientale per la tutela dei corsi d’acqua: «È stata un’azione importante perché non solo ha analizzato in maniera scientifica lo stato dei nostri fiumi, ma anche perché ha coinvolto le persone - commenta Anna Carozzani - Quando si tratta di scienza è molto difficile coinvolgere la gente in generale perché i temi non sono immediatamente traducibili e imparare a capire se un determinato stato o valore è di derivazione antropica o naturale non è semplice, non è scontato. Divulgare un atteggiamento scientifico significa consegnare uno strumento di comprensione necessario per un cittadino critico e infatti i 40 volontari coinvolti hanno partecipato a un corso di formazione propedeutico con docenti universitari e tecnici Arpav».
Molti i giovani coinvolti: «Questa campagna è un punto di partenza che speriamo spinga i Circoli locali di Legambiente attivarsi per i monitoraggi in modo da costruire uno storico che oggi non esiste - sottolinea Carozzani - Inoltre attivare i cittadini nei monitoraggi crea consapevolezza di come usiamo l’acqua, del fatto che c’è una macchina enorme dietro un gesto quale aprire un rubinetto a casa». Tutti i risultati delle analisi e delle attività di monitoraggio e di citizens science, sono consultabili dal report conclusivo di Operazione Fiumi pubblicato oggi da Legambiente e scaricabile a questo link.