Aviaria, 24 focolai in Veneto. Bisogna intervenire subito

Veneto, regione più colpita Abbattimento dei capi infetti e sanificazione, le soluzioni immediate. Il settore convive con il virus da oltre vent’anni

Aviaria, 24 focolai in Veneto. Bisogna intervenire subito

«La diffusione dell’influenza aviaria in Veneto è grave, ma ancora sotto controllo» è il primo commento di Michele Barbetta, avicoltore di Carceri e presidente della sezione aviaria di Confagricoltura Veneto. Il tono è amareggiato ma al tempo stesso rassicurante, perché l’epidemia che colpisce polli, galline e tacchini è purtroppo un fenomeno sempre più frequente con il quale si è costretti a convivere: in alte parole, dopo vent’anni di circolazione del virus, si sa come affrontarlo e le carni che arrivano sui nostri piatti sono controllate e sane, anche se a caro prezzo. Del problema si è parlato sabato 20 gennaio in un incontro con le aziende avicole regionali convocato da Confagricoltura Veneto nella sede di Albignasego, al quale hanno preso parte oltre 250 allevatori da tutta la regione. Durante il meeting è stato diffuso l’ultimo aggiornamento che registra un nuovo focolaio che ha coinvolto 800 mila galline ovaiole in provincia di Verona, portando a 24 i casi in Veneto che supera così la Lombardia (23). La soluzione, drastica, consiste nell’abbattimento dei capi infetti, nella sanificazione degli allevamenti e nel fermo per alcune settimane; di conseguenza la produzione ne risente: «Ricordiamo che il 30 per cento della carne avicola nazionale arriva dal Veneto, che conta 6.300 aziende produttrici per un fatturato pari a 700 milioni di euro annui – ricorda Barbetta – Questo settore è strategico per la Nazione: la carne avicola copre il 40 per cento di quella che finisce sulle nostre tavole e ogni cittadino ne consuma annualmente circa 22 chili, oltre a 118 uova. Inoltre la produzione di questo tipo di carni è molto meno impattante sull’ambiente rispetto a quella delle carni rosse».

La diffusione dell’aviaria rappresenta dunque un grosso problema ma viene da chiedersi quale sia l’origine e perché sia sempre più frequente. «Un tempo era sporadica, oggi invece ce lo aspettiamo quasi ogni anno – spiega il presidente di Confagricoltura Padova – Nel 2000 c’è stata la prima ondata, poi 2014 e 2021 che è stata la madre di tutte le aviarie con milioni di animali abbattuti e danni indiretti per 160 milioni di euro. Il veicolo di trasmissione sono gli uccelli migratori che vengono dal sud est asiatico. Si trovano particolarmente bene nelle aree umide e il Veronese in questo senso presenta molti laghetti, oltre a essere vicino al lago di Garda». Preso atto della ciclicità della pandemia è inevitabile prevedere degli aiuti per le aziende colpite: «I danni diretti (quindi gli abbattimenti) vengono riconosciuti dallo Stato perché riguardano la sanità pubblica. Quelli indiretti, come il fermo allevamento, vengono risarciti in parte dallo Stato e in parte dall’Unione Europea, ma la procedura è macchinosa e attualmente i fondi non sono stati stanziati. Per questo abbiamo sollecitato l’assessore regionale all’agricoltura Federico Caner e il senatore Luca De Carlo, presidente della commissione agricoltura del Senato, per attivarsi nelle sedi opportune e far arrivare quanto prima le risorse». Ma è possibile adottare una soluzione a lungo termine? Anche di questo si è parlato durante l’incontro del 20 gennaio: «Alcuni vaccini sono stati messi a punto e sono utilizzabili, ma la decisione sul loro uso è politica. Ci sono protocolli internazionali da rispettare per cui l’esportazione ne potrebbe risentire, inoltre non tutti gli animali possono essere vaccinati o ha senso farlo, per esempio quelli a vita breve» conclude Barbetta. «Questa è una battaglia che deve essere vinta – ha aggiunto Luca De Carlo a margine dell’incontro – per preservare un settore strategico per l’Italia».

Nella nostra regione oltre 49 milioni di capi

In Veneto – secondo i dati di Coldiretti Padova – alla fine del 2024, si contano 2.800 allevamenti avicoli e 49.811.717 capi, di cui quasi 16 milioni di galline ovaiole, 26 milioni di polli da carne e 5,3 milioni di tacchini da carne. È di 53 il numero complessivo di focolai di aviaria in Italia.

Gabbiani, aironi e altri volatili selvatici colpiti

Da ottobre sono 37 gli uccelli selvatici in cui è stato trovato il virus H5n1, nelle province di Venezia, Verona, Padova, Rovigo: si tratta di gabbiani, oche e anatre selvatiche, germani reali, ma anche barbagianni, aironi, cormorani, falchi.

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