Quaresima, tempo di sobrietà. Il valore della sobrietà nel mangiare e l'attenzione ad evitare lo spreco
Il tempo della Quaresima potrebbe essere propizio anche per una tensione verso una maggiore sobrietà

Molti di noi possono dire di essersi cimentati con una dieta… Personalmente ci ho rinunciato dopo l’ennesimo tentativo, ma questo non mi impedisce di riconoscere che ci sarebbe sempre l’opportunità di contenersi nella voracità con cui mi nutro. Non è, infatti, indispensabile il consulto con qualche dietologo per ammettere che spesso mangiamo troppo e mangiamo male. Il nostro fabbisogno energetico di solito si potrebbe raggiungere senza eccedere in ciò di cui siamo più golosi, ma con un giusto apporto dei diversi elementi che contribuiscono ad una nutrizione equilibrata. Anche nella lotta della vita spirituale, da sempre, il peccato di gola ha avuto un posto di rilievo che oggi noi tendiamo a derubricare come non così grave. Siamo sempre pronti a chiudere un occhio quando ci viene proposta una leccornia, oppure non sappiamo fare a meno di qualche cibo per noi irresistibile; anzi talvolta è proprio con il cibo che si compensano altre mancanze e non di rado si cede alla gola per tenere il punto su altri ambiti che paiono più nobili o gravi alla nostra coscienza. Se tutto ciò è condivisibile, il tempo della Quaresima potrebbe essere propizio anche per una tensione verso una maggiore sobrietà. Non si tratterebbe soltanto di ricorrere a quelli che chiamavamo “fioretti”, quanto piuttosto di essere parchi in tutte le occasioni in cui abbiamo a che fare con il cibo. Un’attenzione non solo mirata a non abusare di ciò che gratifica il palato, ma anche a considerare di ogni alimento la provenienza, la storia, la fatica di chi lo ha realizzato e preparato. Questa predisposizione ci indurrebbe senz’altro ad essere più grati per tutto ciò di cui disponiamo fin dal momento della spesa dai diversi fornitori e poi quando porgiamo o riceviamo le pietanze sulla nostra tavola. Sobrietà maggiore significherebbe concentrarsi sul privilegio che abbiamo a poter mangiare tre volte al giorno e poi ad aver cura di non sprecare il cibo. Sono scandalosi i dati di quanti alimenti vengono scartati nel primo mondo, quando sappiamo che ancora milioni di persone soffrono la fame. Possiamo nel nostro piccolo impegnarci per non buttare cibo ancora buono, per ridurre i nostri sprechi e considerarlo un modo concreto per difendere il creato che ci è stato affidato e compiere pienamente un’opera di giustizia. Tutto quello che possediamo, infatti, a partire dal cibo e dalle condizioni per goderne in pace non ce lo siamo meritati più di altri fratelli e sorelle che vivono nell’indigenza e di questo dovremmo fare memoria più spesso ed educare in tal senso i ragazzi fin da piccoli. Vivere con sobrietà il momento del radunarsi a tavola comporterebbe anche un ritmo più pacato dei nostri pranzi e soprattutto delle nostre cene quando è auspicabile che tutta la famiglia si riunisca. Aspettarsi prima di iniziare, gustare il piacere di essere insieme e guardarsi negli occhi, unirsi in una preghiera di gratitudine, tutto questo rende la tavola un luogo di comunione e non possiamo dimenticare che Gesù ha scelto proprio questo momento della vita per donarci il suo corpo e il suo sangue nel mistero dell’Eucarestia. La nostra testimonianza cristiana è un linguaggio che si esprime anche quando ci accingiamo a mangiare. E cerchiamo, dunque, di farlo il più possibile con la famiglia riunita, educandoci insieme ad una maggiore sobrietà e soprattutto ad evitare lo spreco.