Un’occasione sprecata. Il confronto mancato sul Manifesto di Ventotene

Perché quella che poteva anche essere una legittima critica è stata trasformata in una provocazione fine a sé stessa?

Un’occasione sprecata. Il confronto mancato sul Manifesto di Ventotene

Mentre il dibattito sulla difesa comune europea continua, a volte con toni e dichiarazioni poco esaltanti, lo sguardo va ai discorsi di Alcide De Gasperi sulla Comunità Europea di Difesa (Ced) per cogliervi le fondamenta etiche e culturali di una proposta politica che poneva come imprescindibile fondamento una matura comunità politica europea.

Una lettura illuminante, anche confortante, a fronte di affermazioni, linguaggi e comportamenti che nei giorni scorsi hanno visto un’aula parlamentare trasformarsi in un campo di battaglia attorno al Manifesto di Ventotene. Non è la prima volta che uno spettacolo del genere accade ma questo non significa che come cittadini responsabili ci si debba rassegnare. Quale messaggio educativo arriva, soprattutto ai giovani, da uno scontro provocato dalla lettura di un brano estrapolato dallo storico documento di Altiero Spinelli e scagliato con veemenza verbale contro avversari politici? Perché quella che poteva anche essere una legittima critica è stata trasformata in una provocazione fine a sé stessa?

Quale servizio così facendo viene reso alla verità storica, al Paese, all’unità europea che in forte affanno chiede pensieri e scelte di alto profilo intellettuale e politico per non soccombere a deliri di onnipotenza?

Si è persa un’occasione per un confronto documentato e leale sui valori e sugli ideali europei ed è triste che questo sia avvenuto per opera di chi riveste un alto ruolo istituzionale.

La parola passa, o dovrebbe passare, alla società civile, all’opinione pubblica, a cittadini che vivono preoccupazioni e incertezze a fronte di guerre, divisioni, minacce.

La ricerca della verità storica è un compito a tutela di un bene comune, è una lettura continua e attenta della storia che può portare alla luce anche correzioni di pensieri e di scelte ritenute giuste in un primo tempo e in un particolare momento.

Così accadde anche ad Altiero Spinelli che negli anni successivi alla pubblicazione del Manifesto aveva rivisto alcune sue posizioni maturate nei giorni del confino impostogli dal fascismo. Nel 1944 concludeva una lettera al giornalista, storico e senatore Leo Valiani con queste parole: “Il nostro modello deve diventare ogni giorno di più – mutatis mutandis – Cavour e ogni giorno di meno Lenin che è invece l’incubo di tutti i rivoluzionari di oggi.” (Pietro Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, il Mulino1977)

De Gasperi che aveva tenuto conto della visione europeistica di Altiero Spinelli nel discorso al Congresso del Movimento Europeo tenuto a L’Aja il 10 ottobre 1953 accennava a un successivo “notevole rapporto” dello stesso Spinelli su temi europei ma ne aveva criticato il passaggio in cui l’europeista metteva in dubbio le “ragioni che avrebbero mosso gli Stati Uniti ad appoggiare l’iniziativa delle Federazione Europea”. (Pietro Scoppola, ibidem)

De Gasperi non aveva sciupato l’occasione offerta da un pensiero diverso dal suo, aveva argomentato e aveva chiesto di approfondire un tema importante. Anche nei momenti di tensione aveva ben chiaro quale fosse il compito di uno statista.

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Fonte: Sir