Foreste, patrimonio per l’agricoltura. All’indomani della Giornata Internazionale, il significato dei boschi non deve essere dimenticato
Usare e gestire meglio il grande patrimonio forestale italiano sono quindi le parole d’ordine dei tecnici e dovrebbero esserlo anche di tutto il Paese

Foreste come risorse ambientali ed economiche. Boschi che fanno bene a tutti, alle imprese e alle comunità umane. Alberi che, con la loro stessa presenza, contribuiscono non solo a sostenere la produzione alimentare, ma anche l’equilibrio idrogeologico del territorio. Con tutto quello che ne può conseguire dal punto di vista umano e materiale. Foreste e boschi, tuttavia, che troppo spesso non sono ancor adeguatamente valorizzati. Sono tanti i messaggi della Giornata internazionale delle foreste che si è appena celebrata e che non deve essere dimenticata.
Parlando di foreste, tuttavia, occorre subito far chiarezza su una condizione: oggi in Italia il patrimonio boschivo arriva a quasi 120mila chilometri quadrati, circa il 40% del territorio. Un vero tesoro, dunque, che, seppur esteso, merita di crescere ancora. I coltivatori diretti spiegano: le foreste sostengono l’agricoltura fornendo case agli impollinatori, contribuendo a mantenere il suolo sano, trattenendo l’acqua, offrendo cibo e ombra per il bestiame, regolando le temperature e agendo come barriere naturali contro il vento per le colture, oltre a migliorare le precipitazioni per le esigenze agricole. Da tutto questo, e altro ancora, deriva l’importanza degli alberi che, tuttavia, devono essere curati ancora meglio. Per capire l’importanza dei boschi, basta poi sapere che secondo l’ultimo Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia del Ministero dell’agricoltura, proprio le foreste assorbono e sottraggono all’atmosfera in un anno 46,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente di 3 volte e mezzo le emissioni di CO2 prodotte in un anno nella provincia di Milano. Coldiretti sottolinea quindi come quello forestale sia “un patrimonio naturale fondamentale per la capacità di assorbire anidride carbonica, ma anche una risorsa economica dal grande potenziale ancora sottoutilizzata, sulla quale pesa peraltro il rischio abbandono”.
Già, perché stando alle stime dei tecnici circa un terzo dei boschi italiani non è gestito, aumentando così il rischio di incendi, che ogni anno devastano centinaia di ettari con conseguenze ambientali ed economiche incalcolabili. Ancora i coltivatori poi precisano come a “minacciare” ulteriormente le foreste contribuiscano anche i cambiamenti climatici, caratterizzati da eventi estremi come siccità, alluvioni e uragani, come dimostrato dalla tempesta Vaia, oltre alla diffusione di insetti e parassiti esotici.
Usare e gestire meglio il grande patrimonio forestale italiano sono quindi le parole d’ordine dei tecnici e dovrebbero esserlo anche di tutto il Paese. Strumenti e metodi d’altra parte ci sono. I coltivatori diretti parlano della necessità di “avviare una grande attività di forestazione diffusa sul territorio nazionale, che coinvolga le aziende agricole e rilanci la produzione vivaistica”. I tecnici, in particolare, parlano di progetti di gestione responsabile del territorio montano e delle risorse forestali, della necessità di migliorare i servizi offerti e di promuovere le filiere foresta-legno e foresta-energia. Confcooperative, dal canto suo, punta al sostegno della “cooperazione forestale che riveste un ruolo di primo piano” con centinaia di coop e migliaia di addetti.
Foreste più che importanti, dunque. E per tutti. Per capire meglio ancora, basta andare a quanto dichiarato dalla Federazione Interregionale dei Dottori Agronomi e Forestali del Piemonte e della Valle D’Aosta, due delle regioni in cui boschi e foreste sono ben presenti: “Per rilanciare il ruolo delle foreste servono forti investimenti ma prima ancora la messa a punto di un metodo efficace di intervento. Tutto tenendo conto che pensare alle foreste non significa pensare a qualcosa che si ferma alle montagne ma a risorse che toccano tutto il territorio e quindi anche le pianure”.