Case circondariali di Udine e Tolmezzo: incontri con l’arcivescovo Lamba, messa e adorazione mensile e un foyer per detenuti in permesso premio e familiari

Nell’arcidiocesi di Udine la cappellania penitenziaria è stata affidata dal novembre 2022 ai missionari vincenziani. P. Santangelo e p. Durandetto parlano al Sir del servizio, sia all’interno sia all’esterno degli istituti di pena

Case circondariali di Udine e Tolmezzo: incontri con l’arcivescovo Lamba, messa e adorazione mensile e un foyer per detenuti in permesso premio e...

“Ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,36). Queste parole di Gesù nel giorno del giudizio hanno da sempre ispirato e guidato la Chiesa nel suo apostolato verso la realtà carceraria. Nell’arcidiocesi di Udine, in cui sono presenti due case circondariali, ad Udine e a Tolmezzo, la cappellania penitenziaria è stata affidata dal novembre 2022 ai missionari vincenziani (Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli). Il servizio si esprime in diverse forme, sia all’interno sia all’esterno delle carceri, ma ci sono anche nuove iniziative in occasione del Giubileo 2025, “Pellegrini di speranza”.

“Sono due carceri relativamente piccole. Tolmezzo è un carcere per alta sicurezza e 41 bis e ospita sui 140 detenuti”, spiega al Sir il cappellano di Tolmezzo, padre Claudio Santangelo. “A Udine i detenuti sono in carcere per reati minori, ma non sempre, anche per omicidio – dice il cappellano di Udine, padre Lorenzo Durandetto -. Qui puoi domandare cosa è successo nella loro vita, mentre nell’altro istituto è un po’ più difficile. Questo crea una relazione più immediata. Di contro c’è un certo ricambio perché è una casa circondariale per detenuti in attesa di giudizio o con reati sotto i 5 anni e non si riesce a creare continuità. Molti sono stranieri. Abbiamo problemi di sovraffollamento, siamo al doppio, più o meno: dovrebbero esserci circa 90-95 posti, siamo sui 170-180 detenuti in media, compresa una sezione che avrebbe bisogno di una sistemazione radicale”.

In occasione dell’Anno Santo sono stati previsti tre incontri in ciascuna delle due case circondariali, a mo’ di meditazione e catechesi, ma anche come momenti per conoscere le due realtà carcerarie del territorio diocesano e direttamente i singoli detenuti, che vedono come protagonista l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba.

Il primo incontro a Tolmezzo è stato il 20 febbraio, il primo a Udine il 27 febbraio. Per entrambi gli appuntamenti il tema è stato la conversione. Le prossime tappe di mons. Lamba in ciascuno dei due penitenziari saranno il 15 e il 22 maggio (rispettivamente a Tolmezzo e a Udine) sul tema della speranza e il 9 e il 16 ottobre sulla testimonianza. “Il primo incontro – afferma il cappellano di Tolmezzo – è andato molto bene: l’arcivescovo presenta in un modo che è comprensibile, con esempi semplici della vita quotidiana. L’incontro si è svolto in cappella dove avevamo sistemato le panche a cerchio, in modo che fosse come un piccolo cenacolo.

I detenuti hanno ascoltato e sono rimasti contenti della familiarità, con la quale l’arcivescovo ha interagito e si è rapportato. È stato un bel momento di preghiera e riflessione”.

Anche nel carcere di Udine l’incontro con mons. Lamba è andato molto bene, come ci spiega padre Durandetto: “Una quindicina di detenuti ha partecipato in maniera piuttosto attiva. Dopo aver parlato, l’arcivescovo ha lasciato la possibilità a tutti quanti di intervenire. Io ero un po’ timoroso perché a volte sono un po’ timidi questi ragazzi, invece in quel contesto sono riusciti a parlare, quindi è stato molto bello e anche commovente.

Quando queste iniziative, come nel caso del Giubileo, non sono un momento isolato, si realizza un piccolo itinerario e si crea anche un legame. È importante far capire a chi è dentro che c’è un ricordo, una presenza, nel nostro caso specifico come Chiesa anche una preghiera, dal mondo esterno per loro.

Faccio anche alcune ore di lezione a scuola con i ragazzi per sensibilizzare sul tema del carcere. È importante che i ragazzi in carcere sappiano che li pensiamo da fuori, che non sono dimenticati”.

Sempre per l’Anno Santo, da gennaio 2025 e fino al termine del Giubileo, gli stessi religiosi vincenziani aprono le porte della chiesa di San Vincenzo de’ Paoli, in via Marangoni 105 a Udine, per una messa con un’intenzione specifica per i detenuti e le loro famiglie; alla celebrazione segue la preghiera dell’adorazione eucaristica, anch’essa dedicata in modo particolare alle persone carcerate e ai loro cari.

“All’inizio della messa leggiamo anche i nomi dei detenuti che in quel mese si sono suicidati per pregare per loro – dichiara padre Santangelo -. Siamo già a 15 suicidi nelle carceri in Italia dall’inizio dell’anno. L’anno scorso sono stati 90”. Per far conoscere l’iniziativa della messa con intenzione per i detenuti “abbiamo diffuso volantini e ne abbiamo scritto sulla stampa diocesana locale: Vengono una quarantina di persone, che non è male per la messa feriale il lunedì alle 8,30. Durante l’adorazione che è in silenzio, poi, a un certo punto leggiamo un piccolo passo preso da un sussidio che è stato realizzato dall’Ispettorato generale dei cappellani nelle carceri”. Messa e adorazione eucaristica non sono presiedute dai due cappellani penitenziari: “Chiediamo ogni mese, a turno, a un parroco di farlo per aumentare la sensibilizzazione sul tema della realtà carceraria”. Dal canto suo, padre Durandetto dice: “Ai detenuti racconto quando viene celebrata questa messa mensile per loro”.

C’è un altro segno forte che si realizzerà nell’Anno Santo in Carnia. “Nel Giubileo – chiarisce padre Claudio –

apriremo un foyer di accoglienza temporanea per detenuti in permesso premio e per i familiari dei detenuti,

che qui a Tolmezzo tanto spesso sono del Sud. I familiari, oltre a sostenere costi economici, per venire a trovare i congiunti si sottopongono a dei tour de force e sono costretti a concentrare le ore di colloquio mensile in un’unica soluzione, quattro ore di seguito che non è nemmeno fruttuoso. Allora selezionando e conoscendo le persone, abbiamo pensato di dare la possibilità di un alloggio temporaneo, in modo che possano spalmare i colloqui su due giorni o tre giorni. Il foyer sarà in una ex canonica di un paese qui del tolmezzino. La parrocchia mette a disposizione la canonica in condizioni dignitose, la nostra Provincia vincenziana provvederà con un sostegno all’arredamento e noi cappellani penitenziari saremo incaricati della gestione”. Il foyer sarà polifunzionale: “La struttura sarà aperta a tutti, sia familiari, specie per il carcere di Tolmezzo, sia per detenuti in permesso premio di Udine, anche se non saranno ospitate contemporaneamente queste due categorie. Vogliamo aprire il foyer prima dell’estate.

L’abbiamo chiamato foyer dei santi Martino, patrono qui a Tolmezzo e altro santo della carità, e Vincenzo, dato che noi siamo vincenziani. Un segno giubilare della carità, un segno concreto”, evidenzia padre Santangelo,

ricordando che, tra le altre attività ad extra già precedenti al Giubileo, c’erano testimonianze dei due cappellani fuori dal carcere, ma “ora con il Giubileo in corso le richieste sono aumentate: testimonianze nelle scuole superiori e nel seminario diocesano. E prossimamente ci sarà anche una testimonianza in un monastero di clausura di monache clarisse”. Anche padre Durandetto fa incontri nelle parrocchie e nelle scuole: “È tutto legato a questo aspetto di fare cultura rispetto al tema delle carceri, di sensibilizzare in modo che la società veda questi luoghi non come qualcosa di assolutamente avulso e lontano. Io ad esempio punto tanto sul fatto che nel caso di Udine il carcere è praticamente in città. Invito a non dimenticarci di queste persone e anche, paradossalmente, della facilità di finire nei guai o fare scelte sbagliate”.

Tra le attività all’interno del carcere, “la messa settimanale, il Rosario nelle varie sezioni e gli incontri di catechesi. In Quaresima, il Rosario viene sostituito dalla Via Crucis in cappella con temi del Giubileo. Adesso ci sono anche preghiere particolari per la salute del Papa, soprattutto durante il Rosario – ricorda padre Claudio -.

Quando il Papa ha aperto la porta a Rebibbia, abbiamo fatto qui a Tolmezzo una gigantografia della foto di Francesco che apre la porta e l’abbiamo posta in cappella, per aprire anche le nostre porte”.

Nella quotidianità “nelle omelie – afferma padre Durandetto – parlo del Giubileo. E preghiamo per il Papa, lo abbiamo fatto quando è venuto l’arcivescovo e nelle messe della domenica. Adesso sto cercando di individuare qualche detenuto da accompagnare al Giubileo dei detenuti il 14 dicembre, ma non credo che sarà molto facile per la questione dei permessi”.

I cappellani hanno ottenuto uno spazio nel settimanale diocesano “La vita cattolica” una volta al mese:

“L’abbiamo chiamato ‘Luci tra le sbarre’, dove alternativamente un mese io, un mese padre Lorenzo, riportiamo piccoli episodi positivi, luci che filtrano tra queste sbarre. Si cerca di dare un’immagine non solo stereotipata o totalizzante di tristezza, di disperazione, ma anche dei raggi di luce che ci sono”, evidenzia il cappellano di Tolmezzo.

Sul sito della diocesi verrà istituita anche la pagina ufficiale della cappellania “sulla quale – precisa padre Durandetto – riporteremo tutte le nostre iniziative, così che le persone e la diocesi siano a conoscenza di tutte le iniziative, sia per pubblicizzare quelle che devono avvenire, sia per rendere conto di quelle che ci sono state. Anche con l’aiuto dei social network, tutto questo ci aiuta per sensibilizzare e creare un po’ di cultura riguardo al tema del carcere”.

Molto fruttuosa è anche la collaborazione con l’Ufficio Uepe: “Abbiamo già fatto due corsi con le persone messe alla prova o con l’obbligo di firma – racconta padre Santangelo -. Il primo su perdono e riconciliazione. E il secondo su vita affettiva e relazionale, altri sei incontri con un gruppetto di loro che erano stati segnalati e invitati a partecipare dalle rispettive assistenti sociali e psicologa dell’Uepe. Gli incontri sono stati preparati da noi insieme all’equipe dell’Ufficio Uepe”. “Nelle scuole nelle prossime settimane – rivela padre Durandetto – porterò un paio di detenuti che sono in regime di messa alla prova, grazie alla collaborazione con l’Uepe e anche il comandante della polizia penitenziaria”. Nel carcere di Udine c’è anche la Caritas con uno sportello. “C’è una collaborazione indiretta, nel senso che passo segnalazioni al responsabile che opera in carcere – afferma padre Lorenzo -. Non essendo un carcere grandissimo, ci dividiamo i compiti. Io cerco di seguire in primo luogo l’aspetto spirituale dei detenuti, ma c’è anche la vicinanza con gli agenti. Io ho un ottimo rapporto anche con il corpo di polizia, la direzione, ascolto pure loro. Cerco di far sì che la mia sia una presenza a tutto tondo”.

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Fonte: Sir