Pensarci per tempo. Stante le prospettive poco rosee sulle pensioni, è opportuno pensare alla previdenza complementare

Per chiunque emerge la necessità di valutare quanto la futura pensione sia adeguata al proprio stile di vita e alla propria sopravvivenza

Pensarci per tempo. Stante le prospettive poco rosee sulle pensioni, è opportuno pensare alla previdenza complementare

Circa 20 anni fa, quando i dati iniziavano a dimostrare il progressivo collasso del sistema pensionistico (e, a rivedere quei dati, le previsioni di allora erano ottimistiche), risultò chiaro che le pensioni fino ad allora erogate dall’Inps sarebbero state in futuro un sogno. Se a quel tempo si usciva dal lavoro con un assegno pensionistico che veleggiava tra l’80 e il 100% dell’ultimo stipendio, le proiezioni per il futuro parlavano di un crollo a poco più della metà…

Non si è arrivati già ora a quella previsione per il semplice fatto che la riforma Fornero del 2011 ha allungato notevolmente i tempi di pensionamento degli italiani, che fino al 2000 raramente superavano i 60 anni di età. Oggi siamo attorno ad una media di 64 anni, mentre l’asticella della pensione di vecchiaia è stata alzata a 67 anni abbondanti.

In questo senso, il sistema spingerà l’asticella sempre più in alto, per contrastare due fenomeni “dannosi” per l’Inps: l’aumento della longevità media e la rarefazione dei contribuenti (leggi: lavoratori) attivi. Nel frattempo per chiunque emerge la necessità di valutare quanto la futura pensione sia adeguata al proprio stile di vita e, in definitiva, alla propria sopravvivenza. Perché un assegno pensionistico di mille euro mensili a fronte di costi doppi di vita, fa rapidamente svanire i risparmi accantonati appunto per la vecchiaia.

Pensarci per tempo, dunque. Per questo da anni è stata allestita un’ulteriore “gamba” pensionistica di supporto alla pensione pubblica – o di settore – obbligatoria. La previdenza complementare si appoggia su diverse realtà aziendali che hanno il compito di far fruttare i soldi a loro consegnati, secondo i desiderata degli aderenti: linee azionarie, miste, obbligazionarie, prudenti…

I soldi possono arrivare da contrattazioni aziendali, da versamenti volontari, da situazioni miste; lo Stato agevola l’accantonamento previdenziale con un forte sgravio fiscale (per i versamenti volontari c’è un limite preciso: 5.164,57 euro annui); comunque nella scelta – a volta non c’è scelta, perché si tratta di realtà collegate al proprio tipo di lavoro – è bene valutare sia la serietà della realtà a cui sono affidati i nostri soldi; sia la sua capacità di stare sul mercato finanziario; sia soprattutto i “costi occulti” (commissioni, penalizzazioni, ecc..), in Italia particolarmente alti. Per dire, da tempo prosperano i Pip (Piani individuali pensionistici), ottime soluzioni con un grande problema: sono molto costosi.

I denari investiti per molti anni, verranno restituiti quando sarà tempo di pensione secondo diverse formule e con una fiscalità estremamente agevolata, con un vantaggio che cresce con il numero di anni di versamenti. La previdenza complementare dovrebbe essere “obbligatoria” per i nostri figli che avranno carriere discontinue, buchi previdenziali, prospettive assai lunghe per il pensionamento: una base certa per sostenere l’orizzonte delle future vecchiaie.

Poi, certo, l’aver risparmiato grandi somme nel corso della vita e comunque l’aver ricevuto in eredità un bel palazzo in centro storico agevolano qualsiasi prospettiva di futuro…

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Fonte: Sir