Il Papa ritorna tra la gente. Dopo 38 giorni Francesco si è affacciato da un balconcino per salutare, seduto sulla sedia a rotelle

I tre momenti delle due letture e del Vangelo hanno un unico fil rouge, ovvero l’ascolto della parola di Dio

Il Papa ritorna tra la gente. Dopo 38 giorni Francesco si è affacciato da un balconcino per salutare, seduto sulla sedia a rotelle

Sono passati 38 giorni durante i quali Papa Francesco è rimasto chiuso nella stanza al decimo piano del policlinico Gemelli, solo una foto di lui in preghiera, qualche giorno fa. Domenica, finalmente, si è affacciato da un balconcino per salutare, seduto sulla sedia a rotelle, la folla che si era radunata nel piazzale sottostante per ringraziare tutti e per salutare la signora con i fiori gialli. Quindi la benedizione e il gesto dei pollici alzati, come per dire tutto bene. Infine, in macchina, la sua 500, un salto a Santa Maria Maggiore per portare dei fiori alla Madonna Salus populi romani e finalmente di nuovo a Santa Marta in Vaticano.

38 giorni nei quali le parole del vescovo di Roma sono state diffuse solo nel bollettino della Sala stampa. Così questa domenica nella quale si sofferma sul suo ricovero, un lungo tempo nel quale “ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose”.

Ma non dimentica nemmeno le situazioni di conflitto, la ripresa dei bombardamenti israeliani a Gaza “con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale”. Chiede quindi preghiere perché sia pace in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, e in altre regioni dove guerra e violenze sembrano non arrestarsi. E loda l’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian.

Domenica nella quale le letture e il Vangelo di Luca ci fanno entrare nel tema proprio della Quaresima, ovvero la penitenza e la conversione. Ci sono tre immagini sulle quali riflettere: il roveto ardente, la parabola del fico sterile e l’episodio dei 18 morti per il crollo della torre di Siloe con la repressione voluta da Pilato all’interno del tempio.

La parabola che troviamo nel Vangelo lucano “ci parla della pazienza di Dio, che ci sprona a fare della nostra vita un tempo di conversione. Gesù usa l’immagine di un fico sterile, che non ha portato i frutti sperati e che, tuttavia, il contadino non vuole tagliare: vuole concimarlo ancora per vedere “se porterà frutti per l’avvenire”. Questo contadino paziente è il Signore, che lavora con premura il terreno della nostra vita e attende fiducioso il nostro ritorno a Lui”.

È interessante soffermarci un momento su questa pagina per leggere attentamente il dialogo tra il padrone della vigna e il contadino. Il primo, a ben vedere, ha ragione a tagliare l’albero che non da frutto; paradossale, per alcuni versi, la risposta del contadino che dice al padrone di soprassedere ancora per un anno: “vedremo se porterà frutti per l’avvenire, altrimenti lo taglierai”. Paradossale come risposta perché sono tre anni che non da frutti, ma il contadino pensa a un tempo ulteriore, a un supplemento di cure.

Questi tre momenti delle due letture e del Vangelo hanno un unico fil rouge, ovvero l’ascolto della parola di Dio. Non è il luogo che conta, Saulo diventa Paolo lungo la via che porta a Damasco; Mosè ascolta la voce di Dio davanti a un roveto ardente che non si consuma. Ciò che è davvero importante è sentirsi interpellati, rispondere a quella chiamata, saper ascoltare, e, soprattutto, essere capaci di cambiare, di convertirsi.

Che cosa ci dice l’episodio narrato da Luca? Che è proprio il chiudersi, non ascoltare la voce del Signore, “non percorrere la strada della conversione di sé stessi, che porta alla morte, quella dell’anima”. La Quaresima, affermava Benedetto XVI, è invito “a dare una svolta alla propria esistenza pensando e vivendo secondo il Vangelo, correggendo qualcosa nel proprio modo di pregare, di agire, di lavorare e nelle relazioni con gli altri”.

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Fonte: Sir