Persone, fin dal concepimento. Perché non è accettabile utilizzare un embrione umano come "strumento" per ottenere vantaggi scientifici?

Per quale ragione la Chiesa cattolica rifiuta l'uso delle cellule staminali embrionali per la cura delle malattie gravi pur nell'ipotesi di eventuali benefici che ne potrebbero derivare?

Persone, fin dal concepimento. Perché non è accettabile utilizzare un embrione umano come "strumento" per ottenere vantaggi scientifici?

La Chiesa cattolica rifiuta l’uso delle cellule staminali embrionali per la ricerca e la cura delle malattie principalmente per motivi etici legati alla sacralità della vita umana. Secondo l’insegnamento della Chiesa, la vita umana inizia al momento del concepimento, e ogni embrione possiede una dignità intrinseca che deve essere rispettata. L’uso delle cellule staminali embrionali comporta la distruzione dell’embrione, un atto che la Chiesa considera moralmente inaccettabile, poiché considera ogni embrione come una persona umana con diritti. Secondo la dottrina cattolica, l’embrione è una persona umana a tutti gli effetti, dotata di dignità e diritti fondamentali. Pertanto, ogni atto che comporti la distruzione di un embrione, anche se con scopi terapeutici o scientifici, è considerato un atto illecito. Il concetto di “persona” è quindi centrale per l’insegnamento della Chiesa riguardo alla biomedicina. La posizione ufficiale della Chiesa sull’uso delle cellule staminali è stata chiarita in numerosi documenti del Magistero, tra cui l’Enciclica Evangelium Vitae (1995), scritta da Papa Giovanni Paolo II, e il Congresso Internazionale delle Scienze Biomediche nel 2000, in cui la Chiesa si è espressa contro la creazione e l’uso di embrioni per la ricerca. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 2274), viene ribadito che la distruzione dell’embrione è un atto intrinsecamente immorale, che non può essere giustificato da motivi pratici, scientifici o terapeutici. In generale, la Chiesa afferma che la “fine non giustifica i mezzi”, e pertanto non è accettabile utilizzare un embrione umano come “strumento” per ottenere vantaggi scientifici, anche se l’obiettivo fosse quello di curare malattie. Secondo la dottrina cattolica, la vita umana è inviolabile dal momento del concepimento, il che significa che ogni essere umano, anche in fase embrionale, deve essere rispettato come un soggetto di diritti. La Chiesa sottolinea che la protezione della vita umana non dipende dal grado di sviluppo, dalla funzionalità o dallo stato di coscienza dell’individuo. In questo contesto, la ricerca sulle cellule staminali embrionali è considerata inaccettabile, poiché essa implica la creazione di embrioni per essere poi distrutti al fine di estrarre le cellule staminali. La Chiesa afferma che la vita umana deve essere rispettata in tutte le sue fasi, e che nessun fine, nemmeno quello di curare malattie, può giustificare la distruzione di un essere umano. Un altro aspetto importante riguarda il concetto di “strumentalizzazione” della vita umana. La Chiesa ritiene che utilizzare l’embrione per scopi di ricerca, anche con l’intento di trovare cure per malattie gravi, implichi la riduzione dell’essere umano a mera risorsa o strumento, perdendo di vista la dignità intrinseca di ogni persona. Questo concetto è legato alla visione cristiana della persona, che non è un semplice “oggetto” da utilizzare o manipolare per raggiungere fini esterni. Nel caso delle cellule staminali embrionali, la Chiesa considera che si stia trattando l’embrione come un “oggetto” da distruggere per ottenere un risultato scientifico, e questo entra in conflitto con l’idea che ogni essere umano ha un valore inalienabile che va rispettato, indipendentemente dal suo stadio di sviluppo. Pur opponendosi all’uso delle cellule staminali embrionali, la Chiesa cattolica non è contraria all’uso di cellule staminali adulte o indotte. Queste cellule non comportano la distruzione di embrioni e sono già utilizzate per sviluppare trattamenti terapeutici, per esempio in ambito oncologico o per malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson. Le cellule staminali adulte, provenienti da tessuti come il midollo osseo, il sangue o anche la pelle, possono essere riprogrammate per diventare altre tipologie cellulari e avere applicazioni terapeutiche, senza sollevare i dilemmi etici legati alla creazione e distruzione di embrioni. La Chiesa sostiene la ricerca e l’uso di queste cellule, poiché non vi è danno alla vita umana e, in effetti, il trattamento di malattie tramite cellule staminali adulte è visto come un utilizzo rispettoso e umano delle potenzialità della biomedicina. La Chiesa non è contraria alla ricerca scientifica in sé, ma sottolinea che la scienza deve sempre essere orientata al bene dell’uomo e deve rispettare la dignità della persona in tutte le fasi della vita. La Chiesa è favorevole a tutte quelle pratiche mediche e scientifiche che non comportano la violazione dei principi morali, in particolare per quanto riguarda la protezione della vita umana. Per esempio, è favorevole alla ricerca che porta a scoperte in grado di curare malattie, ma solo quando queste pratiche sono compatibili con i valori etici fondamentali, come il rispetto per la vita e la dignità della persona. La posizione della Chiesa cattolica sull’uso delle cellule staminali si fonda su una visione antropologica della persona, che riconosce la dignità e i diritti di ogni essere umano, fin dal momento del concepimento. La Chiesa non condanna la ricerca scientifica in sé, ma si oppone all’uso delle cellule staminali embrionali poiché, a suo avviso, questa pratica implica la distruzione di una vita umana e la sua strumentalizzazione. Invece, sostiene con favore la ricerca sulle cellule staminali adulte, che non comportano la distruzione di embrioni e sono quindi moralmente accettabili secondo il Magistero della Chiesa.

Paolo Morocutti

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Fonte: Sir