Bielorussia-Polonia: mons. Gadecki (Cep), “migranti hanno bisogno del nostro impegno solidale”. Si muove la società civile
“A nome della Conferenza dei vescovi polacchi condanno fermamente l’utilizzo da parte della Bielorussia delle tragedie umane ai fini delle azioni intraprese contro la sovranità della Polonia”, recita il comunicato del presidente dell’episcopato (Cep), mons. Stanisław Gądecki, reso noto ieri sera, il quale sottolinea che “i migranti sono nella maggior parte vittime delle azioni politiche spietate e dell’avidità delle organizzazioni criminali dedite al traffico degli esseri umani”.
Il presule rileva che “le persone colpite da quel male hanno bisogno del nostro impegno solidale” e ringrazia coloro che personalmente o in rappresentanza delle istituzioni aiutano i migranti “nel rispetto delle leggi vigenti in Polonia”. Oltre un mese fa, lungo la frontiera con la Bielorussia, le autorità polacche hanno introdotto una zona rossa di perimetro di alcuni chilometri, alla quale non hanno accesso né i volontari né le ong né la Croce Rossa né ambulanze né la Caritas. Ad aiutare i migranti ci sono quindi solo gli abitanti dei villaggi frontalieri, che, senza l’autorizzazione dello Stato, sostengono i profughi provenienti dall’Iraq, dall’Afghanistan e dal Medio Oriente, spesso arrestati successivamente dalla polizia polacca per aver superato la frontiera nazionale senza il permesso necessario.
Tuttavia, siccome una parte della società polacca è convinta del dovere umanitario di portare aiuti ai bisognosi intrappolati alla frontiera, alcune personalità del mondo del volontariato ma anche dello spettacolo e della Tv cercano di ovviare i posti di blocco, per portare ai migranti almeno lo stretto necessario. In molti centri su tutto il territorio nazionale si organizzano raccolte di indumenti caldi e viveri che poi vengono portati alla frontiera. Le informazioni riguardanti tali iniziative umanitarie scarseggiano però in quanto l’accesso alla zona rossa è vietato anche ai giornalisti che riportano quindi i fatti “per sentito dire”.
Nel comunicato del presidente dei vescovi polacchi si ringraziano in modo particolare i militari delle Guardie di frontiera, dell’esercito e della polizia che “difendono i confini polacchi”, mentre “tutti gli uomini di buona volontà” sono invitati a “pregare ardentemente per la Polonia, per le vittime della crisi, e per un suo pacifico superamento”. L’appello di mons. Gądecki assume un significato particolare nel giorno della Festa della sovranità riconquistata dalla Polonia proprio l’11 novembre del 1918, dopo 123 anni di predominio da parte delle tre potenze straniere: l’Impero russo, quello Austro-ungarico e della Prussia, durante i quali la Chiesa cattolica, preservando l’identità nazionale, aveva conquistato l’importanza del tutto particolare.
Anna T. Kowalewska