Terremoto in Thailandia. Calvani da Bangkok: “Si vedeva il terrore negli occhi della gente, ma allo stesso tempo la gioia di essere vivi”
Abita nella capitale della Thailandia l’ex funzionario Onu e racconta al Sir gli attimi terribili del sisma che ha colpito il sud est asiatico e la città in cui vive. Il terrore tra la gente, i crolli, il pensiero alla tragedia che ha messo in ginocchio il Myanmar. Dice di un’“esperienza molto profonda e indescrivibile”, mentre “ora stiamo tutti aiutando i più poveri...”

“We are safe after earthquake in Bangkok” (Stiamo bene dopo il terremoto a Bangkok). Così Sandro Calvani ha rassicurato ieri gli amici subito dopo le scosse che hanno sconvolto il sud est asiatico. Da anni abita nella capitale della Thailandia, e a sera lo abbiamo contattato: ha confidato di essere stato fortemente turbato dagli avvenimenti, dalla tragedia in Myanmar ma anche da ciò che stava accadendo dove vive.
Calvani ha una grandissima esperienza su scala internazionale: è consigliere senior per la pianificazione strategica presso la Fondazione Mae Fah Luang, a Bangkok, ha insegnato diritti umani, politica dello sviluppo sostenibile e degli affari umanitari alla Webster University. Ha tenuto corsi in università nel Regno Unito, Usa, Messico, Argentina, Cina e Italia. Ex direttore generale dell’Unicri – Istituto internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (2007-10), Calvani ha lavorato per 35 anni come alto funzionario delle Nazioni Unite e della Caritas e capomissione in 135 Paesi in cinque continenti. È autore di numerosi libri su generatività, sviluppo sostenibile, diritti umani, riduzione dei conflitti.
“A Bangkok è stata un’esperienza molto profonda e indescrivibile”, racconta oggi al Sir. “Dopo la prima scossa fortissima e l’immediato allarme per telefono della protezione civile, in pochi minuti le strade si sono bloccate a causa di milioni di persone per strada. Si vedeva il terrore negli occhi della gente, ma allo stesso tempo la gioia di essere vivi”.
Spiega di aver assistito a “milioni di atti di solidarietà per aiutare a far uscire gli anziani e le persone disabili dai grattacieli e dalle metropolitane sopraelevate e sotterranee rimaste bloccate”.
E poi ciò che abbiamo visto anche noi nei tg della sera: “Molte piscine sui tetti dei grattacieli sono esondate e le cascate d’acqua per strada erano spaventose”.
Internet, precisa, “ha retto bene anche se intermittente a causa del sovraccarico. Ci ho messo ore per tornare a casa a piedi, attraversando i parchi pubblici con milioni di persone accampate che condividevano cibo e acqua”. Poi lo sguardo al Paese più colpito: “Gli amici in Myanmar descrivono una situazione catastrofica”. Tornando a Bangkok, afferma che “ci vorranno giorni per riaprire i grattacieli dopo averli controllati. A casa mia, al 27° piano, come in quasi tutte le case di Bangkok, ci sono danni non gravi”. Il pensiero, infine, “va alle tante vittime in Myanmar e a Bangkok a quelle del grattacielo che è caduto. Stiamo tutti aiutando i più poveri…”. Poi si scusa del “disordine” del racconto, “ma – conclude – il disordine ce l’ho in testa”.