Dalla Sicilia alla Norvegia: i monaci buddisti in cammino per la pace
Partiti dalla Sicilia, i monaci buddisti della World Peace Walk attraversano l’Europa per diffondere pace e armonia. In Italia, incontri commoventi, accoglienza e dialogo interreligioso hanno reso speciale un cammino che unisce popoli, culture e tradizioni spirituali diverse

Stanno attraversando l’Italia con un cammino silenzioso, meditativo che porta con sé un messaggio potente di pace, spiritualità e condivisione. Sono un piccolo gruppo di monaci buddisti in cammino per la “World Peace Walk 2025”, un viaggio che attraverserà sette Paesi europei, percorrendo oltre 3.500 chilometri in 85 giorni. Partiti dalla Sicilia il 1° marzo, i monaci arriveranno ad Amsterdam intorno a fine maggio, per poi dirigersi verso la Norvegia, affrontando ogni giorno una distanza che sfiora i 50 km.
Tappa in Vaticano. In queste ore si sta concludendo la loro traversata dell’Italia, sono diretti in Francia e nelle loro memorie rimarrà indelebile il percorso italiano, costituito da scambi e sorrisi. “Noi meditiamo durante il cammino – ha raccontato il monaco Sutham Nateetong -. Ma qui in Italia è difficile restare in silenzio: la gente ci saluta, ci sorride, ci parla. Così abbiamo iniziato a camminare con il sorriso stampato sul volto”. Il progetto, ideato dai monaci del gruppo internazionale, non è nuovo: si tratta della terza volta che questa marcia viene intrapresa, dopo le edizioni in Asia e negli Stati Uniti, e questa è la seconda volta che attraversano l’Europa in sette anni. Il loro obiettivo è semplice ma potente: diffondere il messaggio di pace e armonia universale, portando un seme di speranza in ogni comunità che incontrano. La traversata dell’Italia è stata segnata da numerosi incontri e scambi, specialmente in occasione del loro arrivo nel Lazio e a Roma, intorno al 23 di marzo, dove i monaci hanno attraversato la Città del Vaticano. Un momento in cui hanno trovato l’accoglienza di tantissimi altri pellegrini, “scrivendo una pagina storica del buddismo, con l’offerta di elemosine davanti alla Basilica di San Pietro in Vaticano e presso il ristorante Pad Thai Kung a Roma”, commenta il monaco Nateetong che aggiunge:
“Come Roma non è stata costruita in un giorno, così anche la pace nel mondo non può essere raggiunta in un solo giorno. Continueremo il nostro pellegrinaggio per la pace nel mondo, diretti verso Milano, Francia, Svizzera, Germania, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi”.
Il viaggio italiano ha visto come ultime tappe quelle piemontesi e il gruppo di monaci buddisti si è ritrovato a celebrare il Songkran, il Capodanno tailandese, che viene festeggiato il 13 di aprile, in Piemonte in una cittadina del Canavese, San Benigno.
Condivisione di spirito. I monaci, infatti, sono stati accolti calorosamente da una famiglia che hanno reso possibile un evento unico nel suo genere. Giulio Bocco, insieme alla moglie Samran Dennapa, di origini tailandesi hanno organizzato una celebrazione speciale proprio in occasione del Songkran. La domenica, che coincideva anche con la Domenica delle Palme, ha visto un gesto significativo da parte del parroco locale, che, per rispetto della cerimonia buddista, ha scelto di modificare la tradizionale processione della domenica. Al termine della messa, il prete si è unito alla celebrazione buddista, dando vita a un autentico scambio spirituale che ha unito le due tradizioni in un momento di dialogo e condivisione. È stato eseguito il rito della benedizione dell’acqua, che assume il significato di una richiesta di perdono verso le persone più anziane versando dell’acqua sulle mani. È un gesto di gratitudine, riconoscenza ed espiazione. Un altro rito è stato quello dell’offerta di cibo da parte della popolazione laica ai monaci ovvero il Tak Bat. In Thailandia, infatti, ogni giorno, i monaci escono per raccogliere il cibo che la popolazione laica offre loro.
“Noi lavoriamo per i soldi, per la materia – spiega Dennapa – I monaci si occupano dello spirito. Ma la vita non funziona con solo spirito o sola materia. Per questo ci aiutiamo: noi li nutriamo fisicamente, loro nutrono il nostro spirito. È scambio, è equilibrio. La spiritualità non vive senza la comunità. E la comunità, a sua volta, si eleva se coltiva anche il proprio spirito”.
Il giorno successivo, il 14 aprile, i monaci hanno continuato il loro cammino, attraversando la Valle di Susa. Lì sono stati accolti da un’altra famiglia tailandese, gli Abbà, residenti a Cels, una piccola frazione del comune di Exilles, nota per il suo imponente forte. Il gruppo ha poi ripreso il viaggio dirigendosi verso la Francia. Il World Peace Walk 2025 proseguirà il suo cammino verso nord. I monaci camminano incessantemente, ma ogni tanto si fermano. In quei momenti, con la loro presenza silenziosa e i loro gesti, costruiscono ponti invisibili che uniscono le anime di chi incrociano lungo la strada.
Eloisa Giannese