Papa Francesco e l’Islam. Imam Pallavicini, “in un tempo di drammatici conflitti, abbiamo visto in lui un autentico apostolo di Gesù”

Il ricordo dell'Imam Yahya Pallavicini (Coreis): "Ha viaggiato il mondo, dall'Africa all'Asia, al Medio Oriente, incontrando i maestri dell'islam sunnita e dell'islam sciita". Il mondo musulmano "ha trovato una grande nuova occasione per riconoscere o riscoprire tramite la figura di Papa Francesco un apostolo di Gesù e un rappresentante autentico della cristianità in tutte le sue declinazioni, le sue articolazioni, i suoi movimenti, i suoi sorrisi, i suoi gesti, i suoi viaggi e incontri, le sue parole. Secondo me questa è stata una grande vittoria spirituale".

Papa Francesco e l’Islam. Imam Pallavicini, “in un tempo di drammatici conflitti, abbiamo visto in lui un autentico apostolo di Gesù”

“Mi piace ricordarlo con la benedizione che ha voluto dare affacciandosi a piazza San Pietro a Pasqua. E’ stato un rappresentante ispirato e illuminato dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Un rappresentante della carità nei confronti del prossimo, a cominciare dalla Chiesa cattolica e dai rappresentanti delle Chiese cristiane, per raggiungere tutti i credenti e l’umanità. Questo è quello che con un po’ di commozione, mi sembra possa essere la risposta che spero onori la sua grande, la sua grande figura, la sua grande opera”. Raggiunto dal Sir, con queste parole l’imam Yahya Pallavicini,  ricorda Papa Francesco. Al rappresentante della Coreis, la Comunità Religiosa Islamica Italiana, abbiamo chiesto di ripercorre il rapporto tra Papa Francesco, l’Islam e i più alti rappresentanti delle comunità musulmana mondiale. 

Qual è stato il passo più importante compiuto da questo Papa nei rapporti con i fratelli musulmani? 

E’ stato un rapporto storico. E storico nel senso pieno della parola, perchè questo Papa ha sancito la storia con la sua presenza, la sua testimonianza ed una fratellanza tra credenti cristiani, tra cattolici e musulmani. Ha inciso quell’apertura che San Giovanni Paolo II aveva avviato con l’altro storico momento di Assisi. Papa Francesco ha riaggiornato questo  rapporto con l’islam e con i musulmani, facendo passi veramente concreti. Dal suo viaggio in Repubblica Centrafrica a situazioni direi ancora più rilevanti da un punto di vista teologico come la firma ad Abu Dhabi, insieme al Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, al documento sulla Fratellanza umana. Non vorrei dimenticare il suo viaggio in Iraq alle radici di Abramo e il suo incontro con il maestro sciita Ali al-Sistani fino all’Indonesia con la visita alla Moschea “Istiqlal” e l’incontro con l’imam che adesso è diventato ministro degli Affari religiosi.

Ha viaggiato il mondo, dall’Africa all’Asia, al Medio Oriente, incontrando i maestri dell’islam sunnita e dell’islam sciita.

Ha incarnato quella fratellanza di cui ha scritto nei documenti e persino nelle encicliche, dando per primo una testimonianza dal valore incommensurabile, per intensità di contenuti e di fatti concreti. 

Cosa ha trovato in Papa Francesco il mondo musulmano? 

Ha trovato una grande e nuova occasione per scoprire un rappresentante del cristianesimo cattolico, in un momento di grande confusione e ignoranza e persino di sciocche competizioni o drammatici conflitti.

Un’occasione per riconoscere o riscoprire tramite la figura di Papa Francesco un apostolo di Gesù. 

E un rappresentante autentico della cristianità con tutte le sue declinazioni, le sue articolazioni, i suoi movimenti, i suoi sorrisi, i suoi gesti, i suoi viaggi e incontri, le sue parole. Secondo me questa è stata una grande vittoria spirituale. 

Quale eredità lascia oggi Papa Francesco?  

Lascia una responsabilità escatologica. A me colpisce molto questa concomitanza della sua partenza con la celebrazione della Pasqua. Volendo essere presente sulla piazza, fino alla fine, ha voluto dare un messaggio ricordandoci che dobbiamo tornare alla casa del Padre. Questo è il richiamo escatologico: vivere in questo mondo in funzione dell’altro. Vivere in maniera onesta, ricordando Dio, il principio e l’origine, l’Eterno. Questo è il ricordo che ho di lui. Avendolo incontrato e conosciuto tante volte, non l’ho mai visto come l’ho in questi ultimi giorni, un particolare a Pasqua. E spirando il giorno dopo, la mattina del lunedì, è come se avesse compiuto, vissuto e realizzato pienamente la sua vita, la sua funzione pontificale. Questi sono i semi  su cui dobbiamo costruire il nuovo ciclo.

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Fonte: Sir