Una domenica senz'auto non basterà certo a salvarci
Il 25 agosto scorso ricordate cosa si è celebrato a Padova? Non sforzatevi troppo, perché nessuno ha fatto festa o vi ha invitato. La scusa potrebbe essere che si rimembrano i giorni felici, mentre quelli infausti si scordano. Tutto vero, com’è vero che quell’ultimo venerdì d’agosto, mentre molti padovani gustavano ancora il sapore di vacanza, l’urbe patavina superava i 50 giorni dall’inizio dell’anno di sforamento del limite giornaliero dell’ozono stabilito dalla legge, che non deve andare oltre i 25 giorni dell’intero anno.
Voi direte: rieccolo con questa manfrina!
È vero, visto che l’anniversario l’avevo ricordato già l’anno scorso, e quello precedente ancora e ancora. E immagino che lo dovrò ricordare anche negli anni a venire, con l’aggravio che all’ozono vanno sommati i restanti inquinanti che inaliamo (Pm10, nano particelle e la miriade di polveri sottili di varia natura).
Senza entrare nelle analisi specifiche, si può facilmente dedurre che chi vive a Padova – come pure nelle restanti città venete – è come se stesse in una camera a gas permanente, chiusa dentro un contenitore chimico ancora più grande che si chiama Pianura padana. La natura in questo non ci aiuta affatto, con il ristagno dell’aria che la rende una delle aree urbane più inquinate del mondo.
Cose che si sanno e si ripetono da anni.
Lo sto facendo ora e nuovamente, ma con grande scoramento perché poco vedo cambiare. Perché noi non vogliamo cambiare (le abitudini), disposti però a morire d’inquinamento. Riecco quindi i dati, le percentuali e le analisi, tornare come ormai da tradizione dal lontano 1999 con le ormai tristemente famose “domeniche ecologiche”: la penultima a Vicenza e l’ultima a Padova di una lunga serie che seguiranno.
Domeniche appunto, quando il grande traffico è già fermo. Quando i mezzi pubblici si dimezzano. Quando le persone scelgono di fare sport piuttosto che mettersi al volante. Quando si preferisce la gita fuori porta. Quando con un minimo d’intelligenza si può dedurre che un giorno di fermo del traffico è come mettere un cerotto a una ferita già infetta.
Tutte cose che sappiamo e sanno.
Eppure, le macchine continuano a crescere (le pubblicità aiutano) con il 59 per cento dei padovani che preferisce la strada come mezzo di spostamento. Legambiente fornisce queste percentuali: il 48 per cento dei padovani usa giornalmente l’auto, l’11 moto e motorini, tram o autobus il 24. Fanalino di coda la bici con il 17 per cento.
«Mentre a Padova – spiegano i responsabili di Legambiente – per una mobilità veramente sostenibile e meno inquinante dovremmo puntare a riequilibrare la situazione portando alla pari auto e moto, servizio pubblico e bici e mezzi in condivisione».
Adesso però arriva il freddo e si accenderanno stufe e caldaie, con ulteriori polveri nell’aria che ci inquineranno ancor di più, al punto da morirne.
E sappiamo che lo “sporco” dice molto su una casa, una persona o in questo caso una società.