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“Quando mi chiedono cosa è la guerra, a me viene in mente il fango. Decine e decine di chilometri di fango”. Raggiunto telefonicamente dal Sir padre Andriy Zelinskyy, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica di Ucraina e da anni impegnato a fianco dei soldati sulle zone di confine, racconta come si vive in trincea. Le diplomazie mondiali manifestano preoccupazione per l’escalation di tensione nell'area. I colloqui tra la Nato e la Russia continuano a fallire e Kiev in queste ore è sotto un attacco informatico su larga scala

Scuole aperte sì, scuole aperte no. Mentre la didattica in presenza è sulla bocca di tutti, gli adolescenti vivono una fase di crescente incertezza che genera in loro ansia e depressione. È un’altra conseguenza della pandemia che ha fatto scoppiare la bomba del problema nella fascia di popolazione più vulnerabile, abbassando pure l’età delle manifestazioni. Al Sir, Maria Pontillo, psicologa e psicoterapeuta dell’unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, spiega che ad essere cresciuto è anche il desiderio dei ragazzi di rimanere a casa: “Il trend che riguardava il ritiro sociale nella fase pre-pandemia era del 18 per cento mentre ad oggi è del 27 per cento”.

L’apertura della camera ardente di David Maria Sassoli, il presidente del Parlamento europeo morto l’11 gennaio scorso, non è stata contraddistinta solamente dalle personalità che hanno portato il loro omaggio al feretro e le condoglianze alla famiglia, in primis proprio Sergio Mattarella e Mario Draghi, ma anche dalle tantissime persone che si definirebbero “comuni”.

Non cessano gli attacchi e i bombardamenti aerei in Myanmar. Ad essere colpita è anche la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Doukhu dove ieri a seguito di un attacco aereo, è stato completamente distrutto uno dei due campanili. “Il rischio è molto grande. Siamo nel bel mezzo di un campo di battaglia”, racconta al Sir padre Francis Soe Naing, cancelliere della diocesi di Loikaw, che questa mattina a corredo delle notizie, ha inviato anche una serie di foto. Circa 200 sfollati hanno trovato rifugio in Cattedrale ma tutte le parrocchie (sei) della città di Loikaw sono già state abbandonate. "Non sappiamo cosa ci succederà. Tuttavia, crediamo che Dio ci proteggerà”

Nessuna retorica. Anche dopo anni sarebbe di cattivo gusto. E nemmeno rancore, perché la giustizia ha fatto il suo corso. Ma riconoscenza. A un decennio di distanza, Luciano Castro, uno dei naufraghi della Costa Concordia, ricorda chi si è adoperato per aiutare e chi ha accolto fin da subito. Il 13 gennaio ricorre l’anniversario di una tragedia inspiegabile, avvenuta di fronte all’isola del Giglio a tarda sera, costata la vita a 32 persone. Da giornalista, mentre era ancora in attesa di essere salvato, Castro diede la notizia alle testate di ciò che era appena avvenuto. Oggi al Sir ricorda i frangenti saldati nella memoria: il rumore, il panico, le bugie dalla plancia, i volti degli inservienti, la nave gigante che il vento sposta e protegge in qualche modo da un esito più nefasto. E ancora: l’arrivo al Giglio, il freddo, le coperte degli albergatori, la chiesa rifugio, le arance di chi è giunto fra i primi ad aiutare.

In occasione del decennale del naufragio della nave Costa Concordia all'isola del Giglio, il settimanale Toscana Oggi pubblica un’edizione speciale con testimonianze e racconti. Il Sir riprende e rilancia l'intervento di Ennio Aquino, coordinatore dei soccorsi dei vigili del fuoco che ricorda i momenti concitati dei soccorsi ai naufraghi bloccati a bordo e il grande lavoro successivo per recuperare le vittime e mettere la nave in sicurezza