Le ore piccole. Quali sono le mete delle peregrinazioni giovanili notturne?
Le statistiche più recenti mostrano che 7 ragazzi su 10 hanno recepito le principali indicazioni sulla sicurezza stradale e sanno comportarsi in maniera adeguata, senza esporre se stessi e i loro amici a pericoli.
Con la bella stagione e la sospensione degli impegni scolastici arriva, puntuale quest’anno più che mai grazie alla fine delle restrizioni sanitarie, anche la “movida” degli adolescenti. Iniziano così le notti in bianco per i genitori, i patemi d’animo, gli interrogatori che precedono le uscite serali, il check sugli outfit e le mille raccomandazioni.
Ma quali sono le mete delle peregrinazioni giovanili notturne?
Gli adolescenti amano prevalentemente le piazze, il centro storico delle città, dove si riuniscono e socializzano. Sono luoghi economicamente alla portata di tutti e offrono diverse opportunità di intrattenimento, soprattutto regalano l’emozione dell’immersione nel flusso vitale e variegato della notte. Lo “struscio 2.0” è un mix di realtà e virtualità: gli incontri si organizzano in rete, i selfie e le stories raccontano i momenti salienti della serata e le amicizie (nuove o consolidate), oppure celebrano i flirt. Dopo l’abbraccio, il bacio e la stretta di mano a suggellare gli incontri è quasi sempre un click.
Poi ci sono le discoteche che, dopo le restrizioni Covid, ritornano a essere fin troppo gremite. Riprende a muoversi pian piano anche la macchina organizzativa dei grandi eventi, come i concerti e altri tipi di manifestazioni tanto graditi ai ragazzi. Sempre più desueti, invece, per i nostri adolescenti cinema e teatro. Le nuove generazioni non ne subiscono il fascino, anche perché sempre a portata di click, ci sono le innumerevoli piattaforme virtuali che offrono serie e film non-stop. Per i teen-ager non vale quindi la pena andarsi a “rinchiudere” quando si può sognare guardando pellicole cinematografiche direttamente dal proprio letto, magari al rientro dal divertimento notturno.
E se la notte “è piccola, troppo piccolina” per i nostri ragazzi, ebbri di voglia di scoprire il mondo, per qualche genitore questo lasso temporale può divenire invece interminabile. Più che dedicarsi alla soporifera “conta delle pecore”, le mamme e i papà sono a combattere con la “conta” dei pericoli delle tenebre (reali e immaginari). L’ansia cresce attraverso l’elencazione di una gimkana di insidie: le piazze, infatti, soprattutto nelle grandi città, sono spesso il centro nevralgico dello spaccio di sostanze stupefacenti e del consumo di alcolici e superalcolici, poi c’è il classico spettro delle “cattive compagnie”, l’angosciante minaccia della violenza e della criminalità urbana, oppure il pericolo che le strade riservano a chi viaggia su due o quattro ruote soprattutto nelle prime ore del mattino.
Da questo punto di vista un grosso lavoro di prevenzione si sta facendo da anni nelle scuole con progetti di educazione stradale sostenuti dalla polizia municipale e da associazioni costituite da genitori di vittime della strade. Si organizzano incontri, si mostrano filmati, si raccontano storie drammatiche e a lieto fine e si cerca di sensibilizzare i ragazzi all’uso della prudenza e alla consapevolezza nei confronti dei rischi che possono correre salendo su un veicolo al termine di una serata troppo “allegra”.
La risposta pare buona. Le statistiche più recenti mostrano che 7 ragazzi su 10 hanno recepito le principali indicazioni sulla sicurezza stradale e sanno comportarsi in maniera adeguata, senza esporre se stessi e i loro amici a pericoli.
Anche sulle altre insidie della notte circolano molte informazioni e si tenta la via della prevenzione. Certo non è semplice essere incisivi su tutto, molte cose sfuggono al controllo degli adulti educatori e altre forse vengono sottovalutate. Anche da questo punto di vista occorre investire sulla sinergia famiglia-scuola-territorio per arrivare a far maturare nei nostri ragazzi un “sistema immunitario esistenziale” che possa guidarli all’interno del difficile percorso dell’adolescenza e della gioventù.
Ci vogliono dialogo, costanza e anche fiducia. La fiducia resta sempre l’ingrediente fondante su cui è possibile costruire tutto il resto. La difficoltà maggiore è quella di lasciare la strada del mero accudimento per dedicarsi anima e corpo a quella più ostica dell’educazione e della formazione.