Attenzione al cibo spazzatura. Gli adolescenti sono dei grandissimi consumatori del cosiddetto “junker food”
A contribuire a questo generale incremento ponderale sono essenzialmente due fattori: cattive abitudini alimentari ed eccessiva sedentarietà
Negli ultimi anni in Italia il numero degli adolescenti in sovrappeso e obesi è aumentato, la percentuale si attesta intorno al 22,6% (dati HBSC ) e interessa ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 17 anni.
A contribuire a questo generale incremento ponderale sono essenzialmente due fattori: cattive abitudini alimentari ed eccessiva sedentarietà. Purtroppo i dati raccolti riferiscono che i consumi di frutta e verdura e di cibi “genuini” fra gli adolescenti non sono adeguati. Inoltre, il tempo libero è sempre più dedicato all’utilizzo degli strumenti digitali, a scapito dell’attività fisica sia moderata che intensa. Meno di un adolescente su dieci svolge almeno 60 minuti al giorno di attività motoria, sono pochissimi ad andare a scuola a piedi o a utilizzare per gli spostamenti la bicicletta.
Gli adolescenti, poi, sono dei grandissimi consumatori del cosiddetto “cibo spazzatura”, detto anche “junker food”. Tra i più gettonati troviamo: snack e merendine, hamburger e patatine da fast food, bibite gassate o zuccherate. Questi alimenti riscuotono un grande successo perché in quella fascia di età si ha un desiderio famelico di cibo-ricompensa (dovuto all’aumento del numero di recettori della dopamina nel cervello), una minore consapevolezza e anche un controllo comportamentale debole.
La tentazione per lo “junker food” passa anche attraverso social network e videogame. I gamer accaniti, a causa della lunga permanenza davanti al monitor e l’uso continuo dei device, sembrano essere i più esposti al fuoco incrociato di spot pubblicitari finalizzati all’acquisto e al consumo di questi prodotti ad alto contenuto di grassi, conservanti, additivi, sale e zucchero. A veicolare e promuovere lo “junker food” sono i classici spot pubblicitari, ma soprattutto gli influencer marketing o gli advergaming, ovvero pubblicità “travestite” da mini-gioco. Il marketing presente nei giochi digitali è naturalmente associato ad atteggiamenti positivi e “vincenti” che spinge i giovani consumatori a preferire determinati marchi di alimenti e bevande. Una strategia che si potrebbe definire come un vero e proprio “attentato quotidiano” al benessere fisico e psichico dei nostri ragazzi.
Purtroppo i danni dello “junker food” non si riscontrano soltanto sul corpo, ma anche sui processi cognitivi. Alcuni ricercatori statunitensi, esaminando i dati raccolti nell’ambito del progetto “Adolescent Brain Cognitive Development” (2023), hanno riscontrato che lo stato di obesità e cattiva alimentazione in cui si trovavano i bambini presi in esame portava come conseguenza una compromissione importante dell’integrità della sostanza bianca del cervello con preoccupanti aree di degrado del corpo calloso e di tratti degli emisferi che collegano i lobi frontale, temporale, parietale e occipitale. L’elevato peso era anche collegato a una diminuzione della connettività nelle reti funzionali che vanno a interessare direttamente la qualità del controllo cognitivo, della motivazione e del processo decisionale.
Il campanello d’allarme rispetto a queste criticità è suonato già da diverso tempo nelle scuole, dove sempre più di frequente si intraprendono programmi e iniziative volte a rendere giovani e giovanissimi maggiormente consapevoli delle regole basilari per una corretta e sana alimentazione. Nei percorsi di sensibilizzazione vengono coinvolti specialisti del servizio sanitario nazionale e del territorio.
C’è però da dire che anche alcuni videogames e la web community hanno dato prova di poter contribuire positivamente nella prevenzione e perfino nella cura di alcuni disturbi alimentari. I serious game, ad esempio, sono videogiochi progettati per scopi terapeutici.
Insomma, anche in questo ambito, il vero problema non è la tecnologia o la scarsa propensione alle regole alimentari dei giovani, quanto il vuoto educativo e la solitudine, in balìa dei quali questi ultimi vengono spesso lasciati in un’età estremamente delicata.