Il luogo dove si imparano i valori comuni. Nel discorso di fine anno il capo dello Stato ha parlato anche dei giovani
Fare educazione, coltivare le aspirazioni dei più giovani, promuovere la loro crescita personale e sociale in un quadro di valori condivisi – quelli della Costituzione – è un modo ineludibile di costruire la società
“I giovani sono la grande risorsa del nostro Paese. Possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso”.
E’ solo un breve passaggio del corposo intervento del presidente Sergio Mattarella il 31 dicembre scorso. Nel discorso di fine anno il capo dello Stato ha toccato molti temi, riassumendo criticità e sfide che riguardano il nostro Paese e la società contemporanea, guardando con attenzione il presente, avendo chiare le radici del passato e disegnando prospettive di futuro.
Proprio il futuro si intreccia nel passaggio sui giovani con cui si apre questa pagina. Il riconoscimento, una volta di più, che proprio su di loro bisogna contare per guardare avanti e proprio loro – i giovani – sono portatori di quelle caratteristiche – entusiasmo, forza creativa, generosità – che permettono a una società di non fermarsi su se stessa, di guardare avanti, di costruire, passo dopo passo, una convivenza migliore.
Mattarella, tra le altre cose, ha parlato dei giovani con preoccupazione, riflettendo in particolare sul fenomeno della violenza così radicato oggi e capace di manifestarsi in molti modi differenti. “Tocca tutto il mondo – ha spiegato – ma diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi. Bullismo, risse, uso di armi. Preoccupante diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi. Comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo”. Dunque, se vogliamo coltivare i giovani, dobbiamo – sottolinea il Presidente – “ascoltare il loro disagio”, prestare attenzione e “dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni. La precarietà e l’incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno anche perché vi risiede una causa rilevante della crisi delle nascite che stiamo vivendo. Si intrecciano, quindi – chiosa ancora Mattarella – straordinarie potenzialità e punti di debolezza da risolvere. Impegniamoci per una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro”.
Se questo è lo scenario che ha ben presente il capo dello Stato, acquista ancora più forte l’affermazione, contenuta sempre nel discorso di fine anno, relativamente al “Patriottismo”, applicato, tra l’altro al mondo della scuola e specificamente agli insegnanti, “che si dedicano con passione alla formazione dei giovani”.
Fare educazione, coltivare le aspirazioni dei più giovani, promuovere la loro crescita personale e sociale in un quadro di valori condivisi – quelli della Costituzione – è un modo ineludibile di costruire la società, di dare sostanza al concetto di Patria, intesa non come una entità astratta o come un patrimonio esclusivo, una “proprietà”, una bandiera identitaria. Piuttosto Patria come comunità, insieme di tradizioni e di sogni, sguardo alle radici del passato, alla realtà del presente, alle possibilità di futuro. Una Patria la cui costruzione è sempre un cantiere aperto e nel quale occorre lavorare tutti, in modo inclusivo. “È patriottismo – ha aggiunto Mattarella – quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità”.
E dove si impara tutto questo? In buona parte a scuola.