Un anno impegnativo
Dall'ammissibilità del Referendum costituzionale sull'autonomia differenziata alle sei elezioni regionali
Il 13 gennaio la Corte costituzionale si riunisce per valutare l’ammissibilità dei referendum sull’autonomia differenziata. Una decisione di grande importanza nel merito, ma anche per le conseguenze sull’agenda politica dell’anno appena iniziato. Se infatti dovesse arrivare il via libera (il punto è se dopo la sentenza della stessa Consulta che ha smontato la legge Calderoli i quesiti reggano ancora), si andrà a votare tra il 15 aprile e il 15 giugno. I quesiti, in tutto sei, non riguardano soltanto l’autonomia differenziata, ma anche le norme sul lavoro (Jobs Act), le regole sugli appalti e i requisiti per la cittadinanza. L’attenzione si concentra – a torto o a ragione – su quelli relativi all’autonomia perché considerati potenzialmente in grado di raggiungere il quorum richiesto per la validità della consultazione, uno scoglio sempre più difficile da superare per le iniziative referendarie.
Nel corso del 2025 si svolgeranno anche sei elezioni regionali (Veneto, Campania, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta), secondo le scadenze dei rispettivi consigli. Sulla data di queste votazioni aleggia però la possibilità di un decreto per rinviarle di un anno e accorparle a un’importante tornata di elezioni comunali, risparmiando sulle spese e sui giorni di sosta lavorativa e scolastica. In realtà la motivazione di questo eventuale rinvio si intreccia soprattutto con la querelle intorno all’ulteriore mandato che alcuni “governatori” di grande popolarità (a cominciare da Zaia e De Luca) vorrebbero ottenere contestando gli attuali limiti di legge. E’ facile immaginare, comunque, che a tutti i consigli regionali in carica non dispiacerebbe prolungare il mandato di un altro anno.
Il 2025 doveva essere anche l’anno delle riforme istituzionali. Dell’autonomia si è detto, il premierato invece è fermo a Montecitorio dopo la prima approvazione in Senato nello scorso giugno. Procede la legge sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, il cui iter si sta sviluppando alla Camera, con il proposito della maggioranza di effettuare entro il mese la prima delle quattro votazioni necessarie per una modifica della Costituzione. Di grande urgenza è l’elezione di quattro giudici costituzionali da parte del Parlamento riunito in seduta comune: ormai la Corte è ridotta a undici membri, il minimo per poter deliberare, ed è quindi esposta al rischio di rimanere paralizzata. Sarebbe gravissimo per l’equilibrio del nostro sistema istituzionale. E’ dal novembre 2023 che la Consulta opera a ranghi ridotti per l’incapacità di trovare un accordo trasversale su candidati capaci di ottenere i tre quinti dei membri delle Camere. Il presidente della Repubblica ha parlato di un vulnus inferto dal Parlamento alla Costituzione.
Su un altro terreno si collocano le scadenze che investono il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il 30 dicembre è stata trasmessa alla Commissione Ue la richiesta per la settima rata, pari a 18,3 miliardi, con annessi progetti e obiettivi conseguiti. Siamo i primi in Europa a formulare tale richiesta ma il bello viene adesso. La stessa premier ha dichiarato che “il 2025 sarà un anno fondamentale per la fase 2 del Pnrr, cioè la messa a terra degli investimenti”. Si tratta di “una fase cruciale, che non ammette ritardi”, ha sottolineato. Anche perché l’anno prossimo sarà quello conclusivo per tutta l’operazione Pnrr, un passaggio epocale