L’anno che verrà. Un invito alle famiglie ad un bilancio e a buoni propositi per il nuovo anno, con particolare attenzione alla pace

Siamo chiamati ad essere vigili perché le varie occasioni di crescita che il nostro tempo ci offre vengano assunte con responsabilità e fervore

L’anno che verrà. Un invito alle famiglie ad un bilancio e a buoni propositi per il nuovo anno, con particolare attenzione alla pace

Eccoci giunti all’inizio di un nuovo anno e idealmente ci immaginiamo che in ogni famiglia si custodiscano desideri e aspirazioni per il tempo che verrà che sono frutto inevitabilmente di quanto vissuto nell’anno appena trascorso. I propositi scaturiscono dai bilanci e forse è bene non sottrarci a questi quando sono finalizzati a crescere nell’unità e nella capacità di camminare insieme. Che cosa arde nei cuori dei genitori di oggi? Cosa in quelli dei figli? Dei giovani e degli anziani? Spontanea scaturisce una domanda di pace: una domanda esigente, che non riguarda solo le sanguinose guerre di cui siamo spettatori purtroppo inerti, se non nella dimensione costante della preghiera. Se siamo onesti dobbiamo domandare pace per le nostre case, pace come traguardo da raggiungere attraverso la nostra capacità di consentire all’altro di mancare il bersaglio, di ferirci, ma poi di chiedere perdono ed essere perdonato. Pace, dunque, per chi muore violentemente a causa di scellerate scelte politiche, ma anche pace per ciascuno di noi. Pace per chi soffre nel corpo e nello spirito, per chi non sa accogliere i propri limiti, per chi non accetta la diversità dell’altro, pace per ogni nostro focolare domestico dove vi sia una ferita che sanguina e che chiede di essere accolta. Questo tempo potrebbe essere anche occasione per leggere o almeno scorrere in famiglia il messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale della pace significativamente intitolato “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. Un documento in cui il pontefice suggerisce concrete azioni per edificare migliori condizioni di pace sia ai governanti degli Stati, sia ai singoli fedeli. Oltre a pace e perdono, altre parole possono vagliare il nostro passato ed essere oggetto di ricerca e di anelito per il futuro: più volte abbiamo affrontato il tema della nostra capacità di accoglienza ed essa rimane una voce sempre da incrementare come famiglie, come società, come Chiesa. Vi è poi la parola “speranza” che sarà come il faro dell’anno giubilare. Siamo stati testimoni di speranza nel cammino dei nostri giorni? Chi ci incontra vede uomini e donne che sanno donare desiderio di futuro e di vita? Come possiamo ancora industriarci per essere luminosi agli occhi del mondo? Il Vangelo di Gesù ci chiede di essere sale. Quale creatività è necessario mettere in campo per essere strumenti al servizio della promozione umana, della dignità della persona, della salvaguardia del creato? Sappiamo essere protagonisti in questi campi? Abbiamo il coraggio di trasmettere principi e valori che non rimangano proclami sulla carta, ma si incarnino in scelte concrete, anche se talvolta scomode o controcorrente? I genitori non possono venir meno al loro difficile compito educativo, ma sanno anche dedicare tempo di qualità ai loro figli? Cercano di essere autorevoli invece che autoritari? E i ragazzi fanno lo sforzo di rispettare gli adulti, non solo in famiglia, ma anche a scuola e nelle realtà che frequentano? Gli anziani e i nonni hanno diritto di cittadinanza e vengono ascoltati sia nelle loro esigenze, sia quando sono dispensatori di saggezza? Tutto può concorrere al bene, ma siamo chiamati ad essere vigili perché le varie occasioni di crescita che il nostro tempo ci offre vengano assunte con responsabilità e fervore. Non possiamo permetterci di essere spettatori passivi e distratti di un’epoca, la nostra che, così colma di veloci cambiamenti, deve essere navigata con consapevolezza e coraggio.

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Fonte: Sir