A porte aperte! Un invito alle famiglie ad aprire le porte così come il Papa aprirà la Porta Santa

Un Natale all'insegna dell'accoglienza con l'inizio dell'anno giubilare

A porte aperte! Un invito alle famiglie ad aprire le porte così come il Papa aprirà la Porta Santa

La notte del 24 dicembre Papa Francesco aprirà la Porta Santa e darà solennemente inizio all’anno giubilare. Sarà, dunque, un Natale speciale quello che come Chiesa ci accingiamo a celebrare, un Natale ancor più di ogni anno nel segno dell’apertura del cuore e dell’accoglienza. A chi vive a Roma, che sarà la meta di migliaia e migliaia di pellegrini, il pontefice ha chiesto un surplus di generosità, la disponibilità ad aprire le porte delle case per ospitare persone che da tutte le parti del mondo verranno nella città eterna per partecipare ai numerosi incontri che sono previsti; per esempio il giubileo degli adolescenti, quello dei giovani o delle famiglie e dei bambini. Nessuno sarà escluso da questo camminare e convergere perché ogni itinerario ecclesiale non è mai un percorso individuale, ma è sempre un pellegrinaggio collettivo, sinodale, come dice la parola stessa. Ma se i fedeli romani saranno chiamati ad un compito del tutto peculiare, la dimensione dell’accoglienza giubilare potrà essere vissuta da tutti anche nelle molte altre città che saranno meta di tanti fratelli e sorelle desiderosi di vivere il tempo di grazia dell’anno santo. Per questo motivo già il tempo del Natale sarebbe bello che le famiglie condividessero in modo speciale la gioia dello stare insieme. Tradizionalmente durante le feste natalizie i parenti trovano il modo di riunirsi, anche colmando le distanze che li separano per tutto o buona parte dell’anno. Ne sono riprova le autostrade che si riempiono di veicoli che da Nord a Sud e viceversa vedono milioni di italiani spostarsi per trascorrere anche pochi ma significativi giorni sotto lo stesso tetto, o almeno qualche ora attorno alla stessa tavola. Perché la magia del Natale che il mondo dei consumi ci trasmette in tutto il suo luccichio patinato, assuma un significato più profondo sappiamo che è necessario tornare con il cuore e con gli occhi alla mangiatoia di Betlemme, anche aiutandosi con lo strumento sempre evocativo del presepe. Ricorderemo allora che per Giuseppe e Maria che a breve avrebbe dato alla luce Gesù, non c’era posto… si trovarono a dover cercare un riparo precario e non certo confortevole. Quante famiglie ancora oggi non sanno come celebrare il loro Natale e a quante di queste potremmo offrire la luce insperata di un invito? Talvolta può essere facile allungare una moneta in elemosina ad un povero che tende la mano al freddo di una strada, ma forse possiamo fare di più. Perché non pensare di aggiungere un posto a tavola ad una persona che non saprebbe con chi trascorrere il Natale? Può essere un vicino che vive da solo, un senza fissa dimora che ormai ci è divenuto amico per la consuetudine di tanti incontri sempre meno fugaci, un’altra famiglia di cui con pudore sappiamo l’indigenza. Sarebbero tanti i modi per vivere un Natale secondo lo spirito del Giubileo: stringersi un poco per allargare le maglie della nostra rete di solidarietà. Una famiglia capace di andare incontro a chi chiede e anche a chi non ha il coraggio di chiedere, può sperimentare che davvero c’è più gioia nel dare che nel ricevere. In fondo tutti noi sappiamo fino a dove possiamo spingerci per offrire la nostra intimità e il nostro calore a qualcuno che magari non osa neanche immaginarlo e se così avremo il coraggio di fare, sarà di nuovo Natale, ma un Natale del tutto nuovo.

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Fonte: Sir